Stop al coprifuoco, o perlomeno un rinvio a mezzanotte. Ristoranti, bar e imprese del turismo chiedono al Governo a gran voce di far slittare il rientro a casa fissato per le 22 o eliminarlo del tutto. I pubblici esercizi, in questo modo, dicono le previsioni, potrebbero incassare fino a 2-3 miliardi in più al mese.
Nodo coprifuoco: quanto guadagnerebbero in più bar e ristoranti
Due ore in più la sera equivalgono a 2,5 miliardi di consumi recuperati secondo Confesercenti. 3,5 miliardi di euro al mese il superamento del coprifuoco e la possibilità di apertura all’interno dei locali per il servizio al tavolo e al bancone di bar )ora fissata al 1° giugno), ristoranti, pizzerie ed agriturismi in tutta Italia, secondo Coldiretti. 10 milioni in più al giorno secondo la Fipe.
Stime enormi in questo settore, piegato dalla pandemia, con migliaia di locali costretti a chiudere le serrande in tutta Italia e a lasciare a casa centinaia di lavoratori. E poi c’è la questione della concorrenza con gli altri Paesi per il turismo.
Con il coprifuoco alle 22 come potranno venire in Italia gli stranieri? I dubbi sono moltissimi. In primis il fatto che, da decreto, al momento il coprifuoco sia in vigore fino al 31 luglio, notizia che ha già fatto il giro del mondo e scoraggiato moltissimi turisti a prenotare le vacanze nel Belpaese.
Il coprifuoco in Europa
La massiccia campagna vaccinale e la riduzione dei contagi hanno portato alcuni Paesi ad allentare le misure e abolire il tanto criticato coprifuoco. La Spagna, ad esempio, ne ha deciso lo stop in quasi tutte le sue Regioni. Discorso diverso, almeno per ora, solo per Navarra, Paesi Baschi, Comunità Valenciana, Canarie e Baleari. Anche il Belgio ha scelto di eliminare del tutto le restrizioni serali e notturne.
La Germania di Angela Merkel ha scelto invece una soluzione intermedia: via il coprifuoco e la quarantena di rientro dall’estero per chi abbia già concluso il vaccino. Sull’eliminazione dell’obbligo di quarantena sta lavorando anche il governo italiano: i ministri della Salute Speranza e degli Esteri Di Maio stanno definendo regole simili a partire dal 15 maggio (tutti i dettagli qui).
Resta il coprifuoco in Francia, dove, a differenza del Belpaese, è alle 19, e si sta sperimentando una prima fase di riapertura al turismo, consentendo l’ingresso ai viaggiatori provenienti dai Paesi Ue e da altri 7 Paesi extra-Ue.
Coprifuoco e riaperture, quando si decide e cosa cambia
Per quanto riguarda l’Italia, ciò che si sa al momento è che si svolgerà lunedì 17 maggio la cabina di regia tra le forze di maggioranza, secondo quanto riferito da Palazzo Chigi, in cui si discuterà l’eventualità di nuove riaperture e, forse, di coprifuoco.
Ma per ora la linea del Governo è chiara: riaperture nel segno della “ragionevolezza e della prudenza”, come ha sottolineato il premier Draghi a Porto, che ha letteralmente gelato i partiti, e priorità al decreto Sostegni bis con 40 miliardi per sostenere i settori più danneggiati dalla crisi Covid, in Cdm il 13 maggio.
Incidenza Covid in Italia
Guardando alla situazione delle Regioni, l’Italia quasi tutta in giallo per la prossima settimana potrebbe riservare qualche sorpresa. Secondo l’ultimo monitoraggio Iss, l’incidenza Covid è ovunque in lenta diminuzione (127 per 100mila abitanti contro 146 della settimana scorsa), ma ancora elevata per consentire sull’intero territorio nazionale una gestione basata sul contenimento, cioè sull’identificazione dei casi e sul tracciamento dei loro contatti.
Anche la pressione sui servizi ospedalieri cala, ma rimane ancora oltre la soglia critica in alcune Regioni. Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è sotto la critica (27%), quello in aree mediche anche scende ulteriormente al 29%.
L’Rt e tutti i dubbi
Ma soprattutto, per la seconda settimana consecutiva si registra un lieve aumento della stima dell’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici, che tuttavia rimane al di sotto della soglia epidemica: l’Rt si fissa a 0,89 (range 0,85-0,91) Una Regione, il Molise, e una Provincia autonoma, Bolzano, hanno un Rt puntuale maggiore di 1, ma con il limite inferiore sotto l’1. Tutte le Regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 1 (qui trovate tutti gli indici per Regione).
Di fatto, come su QuiFinanza ribadiamo da un po’ sulla base della sollecitazione di numerosi medici ed esperti, l’Rt è un dato estremamente impreciso perché perennemente in ritardo: gli stessi governatori delle Regioni chiedono a Draghi di rivedere il parametro o perlomeno di adottare soluzioni alternative per fissare i colori delle Regioni, come per esempio l’indice di ospedalizzazione.
“La prima cosa che deve essere superata oggi, vista anche la situazione contingente del Paese, è quella dell’indice Rt che oggi andiamo a valutare” ha ribadito il presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. “Quando l’incidenza è bassa, il rischio è che pochi contagi lo facciano schizzare. Se in mezzo alla stagione turistica una Regione passa da 4 a 8 contagi rischia di andare a Rt 2. Se passa a 8 contagi quella Regione, con i turisti in casa, diventa rossa. Sarebbe un disastro”, lamenta.
Lo stesso presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ha ammesso che “siamo in fase di transizione e ci stiamo avvicinando verso un nuovo scenario dove il numero persone vaccinate e protette sta crescendo rapidamente” e dunque “è chiaro” che anche il modello di valutazione del rischio e dell’allerta debba essere modificato.
Fedriga lancia anche l’ipotesi di usare come parametro l’Rt ospedaliero piuttosto, un indicatore “che può dare un segnale reale e non una visione distorta”. Posizione condivisa da Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico scientifico varato dal governo Draghi in rappresentanza del Dipartimento della Protezione civile, che in una intervista all’Adnkronos ha ricordato che “come Comitato tecnico scientifico noi ci siamo comunque già espressi il mese scorso: abbiamo suggerito di calcolare l’Rt sui ricoveri nei reparti di degenza Covid e nelle terapie intensive“.
Il livello di rischio delle Regioni
Guardando al livello di rischio, si osserva un miglioramento generale con nessuna Regione a rischio alto, 6 Regioni con una classificazione di rischio moderato, di cui solo una ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane, e 15 Regioni che hanno una classificazione di rischio basso.
Regioni con rischio basso
- Abruzzo
- Basilicata
- Campania
- Emilia-Romagna
- Friuli Venezia Giulia
- Lazio
- Liguria
- Piemonte
Provincia autonoma di Bolzano - Provincia autonoma di Trento
- Sardegna
- Sicilia
- Umbria
- Valle d’Aosta
- Veneto.
Regioni con rischio moderato
- Lombardia
- Marche
- Molise
- Puglia
- Toscana
- Calabria (al alta probabilità di progressione).
Regioni con rischio alto
- nessuna.