In Sardegna, la Regione del governatore leghista Christian Solinas ha approvato in Consiglio una legge, detta “legge del cemento“, che potrebbe mettere in pericolo la salvaguardia ambientale delle coste dell’isola. E sulla quale il ministero dell’Ambiente potrebbe intervenire facendo ricorso alla Corte costituzionale.
Sardegna, approvata la “legge del cemento”: cos’è
Il testo è stato approvato dalla maggioranza di centrodestra guidata da Solinas al Consiglio regionale con con 31 voti favorevoli, 20 contrari e un astenuto, e sarebbe stato motivato con l’intenzione di superare il parere negativo della Sovrintendenza riguardo alla costruzione della strada a quattro corsie Sassari-Alghero.
La legge avrebbe lo scopo di reinterpretare il Piano Paesaggistico Regionale del 2006, così da liberare la Regione dall’obbligo di concordare con il ministero per i Beni e le attività culturali i progetti di costruzione sulla fascia costiera.
Ribattezzata da alcuni detrattori “legge scempia-coste”, il provvedimento ha attirato le proteste, oltre che dei gruppi di opposizione di Pd, Leu, M5S e Progressisti che hanno dato battaglia in Consiglio, anche di tanti movimenti ambientalisti e di salvaguardia dei beni culturali come Italia Nostra e Wwf, con in prima linea l’associazione ecologista Grig (Gruppo d’Intervento giuridico onlus).
Senza i vincoli della Sovrintendenza ai beni culturali, è il timore dei contestatori, potrebbe aprirsi una campagna di cementificazione anche oltre la fascia protetta dei 300 metri dalla costa. E a ricorrere contro questa decisione potrebbe muoversi anche il ministero dell’Ambiente il quale ravvisa profili di incostituzionalità.
Sardegna, approvata la “legge del cemento”: le proteste degli ambientalisti
“La proposta di legge è palesemente esorbitante rispetto alle competenze della Regione. Propone un’interpretazione al di fuori dei canoni previsti dalla Corte Costituzionale che permette una revisione solo nel caso di dubbi interpretativi”, ha spiegato Stefano Deliperi del Grig, il quale contro il provvedimento ha promosso una petizione arrivata ad oltre 30mila firme.
“Nel caso del Piano paesaggistico regionale, ormai in vigore da 14 anni, non c’è alcun dubbio – ha detto ancora Deliperi . Le disposizioni sono piuttosto chiare e coinvolgono il Mibact. La regione autonoma non può eliminare lo Stato da questa competenza”.