Nella conferenza stampa del 28 marzo, il premier Conte e il ministro delle Finanze Gualtieri hanno annunciato uno stanziamento di 400 milioni di euro (gestiti dalla Protezione Civile) da trasformare in buoni acquisto che le persone più in difficoltà potranno utilizzare per comprare alimenti e beni di prima necessità.
I buoni pasto del Governo per l’emergenza Coronavirus dovranno essere gestiti direttamente dalle amministrazioni comunali che, avvalendosi della collaborazione degli enti del terzo settore, raggiungeranno con maggior facilità chi ne ha davvero bisogno. Gli amministratori locali, avendo il polso della situazione del territorio che gestiscono, saranno facilitati nell’individuare le famiglie che stanno patendo la crisi scatenata dal Coronavirus. Accedendo agli elenchi dei Servizi Sociali, ad esempio, si sarà in grado di fornire una risposta più immediata e incisiva rispetto a situazioni controllate “dall’alto”.
Indicazioni chiare su come funzionano i Coronavirus arriveranno nei prossimi giorni, probabilmente con la pubblicazione del tanto atteso Decreto di aprile da 25 (o 50?) miliardi di euro, ma qualche dettaglio inizia già a trapelare.
Come funzionano i buoni pasto per il Coronavirus?
Secondo le prime indiscrezioni, saranno direttamente i comuni a stabilire le modalità di funzionamento dei buoni pasto. Toccherà alle amministrazioni comunali, dunque, a scegliere criteri di accesso e il modo in cui i buoni potranno essere spesi da chi è maggiormente in difficoltà. Toccherà invece al Governo centrale stabilire come saranno suddivisi i 400 milioni stanziati inizialmente.
L’80% di questa cifra dovrebbe essere ripartita in base alla popolazione residente nel territorio comunale ; il restante 20% verrà suddiviso in base alla maggiore differenza del PIL pro capite del comune rispetto alla media nazionale (i comuni con cittadini “più poveri” avranno dunque accesso a una fetta maggiore del finanziamento)
Chi ha diritto ai buoni pasti per il Coronavirus?
Come accennato, saranno le stesse amministrazioni comunali a decidere chi e come potrà richiedere i buoni pasto finanziati dal Governo. Probabile che verranno scelti criteri d’accesso basati sull’ISEE familiare o personale, ma tutto dipenderà dalle deliberazioni di Giunta o del Consiglio Comunale.
Quanto valgono i buoni pasto per il Coronavirus?
Al di là dei calcoli piuttosto semplicistici diffusi nelle prime ore da alcuni politici (400 milioni di euro diviso 60 milioni di abitanti, come se tutti ne avessero diritto), è logico pensare che la platea di chi potrà richiedere i buoni pasto contro il Coronavirus sarà molto più ristretta.
Secondo una stima Coldiretti, le persone indigenti a rischio fame nel nostro Paese sono circa 2,7 milioni: se il supporto fosse rivolto solo a loro, si tratterebbe di un buono di circa 150 euro a testa.