Il Parlamento Europeo ha approvato con 348 voti a favore, 274 contrari e 36 astenuti la riforma del copyright, con le nuove regole sul diritto d’autore. Le nuove norme Ue sul copyright, che includono salvaguardie alla libertà di espressione, consentiranno a creatori ed editori di notizie di negoziare con i giganti del web.
IL COMMENTO – In questo modo il Parlamento Ue “ha scelto di mettere fine all’attuale Far West digitale, stabilendo regole moderne e al passo con lo sviluppo delle tecnologie” ha commentato il presidente dell’Aula Antonio Tajani. “Le industrie culturali e creative – continua il presidente del Parlamento europeo – sono uno dei settori più dinamici dell’economia europea, da cui dipende il 9% del Pil e 12 milioni di posti di lavoro. Senza norme adeguate per proteggere i contenuti europei e garantire un’adeguata remunerazione per il loro utilizzo online, molti di questi posti sarebbero stati a rischio, così come l’indotto”.
“Queste regole – prosegue Tajani – permetteranno di proteggere efficacemente i nostri autori, giornalisti, designer, e tutti gli artisti europei, dai musicisti ai commediografi, dagli scrittori agli stilisti. Fino ad oggi i giganti del web hanno potuto beneficiare dei contenuti creati in Europa pagando tasse irrisorie, trasferendo ingenti guadagni negli Usa o in Cina”.
COSA CAMBIA – Il testo del provvedimento si propone di adattare la legge europea risalente al 2001 alle nuove realtà dell’era digitale introducendo l’obbligo per le grandi piattaforme come Google e Facebook di mettersi d’accordo (anche economicamente) con editori, giornalisti, fotografi e videomaker per la distribuzione di contenuti. Questo implica che un produttore di contenuto possa decidere di non consentire la sua pubblicazione sulle piattaforme digitali nemmeno a fronte di un compenso.
Oltre all’accordo su un equo compenso (la cosiddetta link tax dell’articolo 11), quindi, i “player” del web dovranno anche vigilare che i contenuti coperti da copyright non vengano diffusi senza consenso attraverso sistemi di controllo a monte (come previsto dall’articolo 13).
Dagli obblighi di legge vengono comunque esclusi gli organismi senza scopi di lucro (come Wikipedia), le start up e le piccole imprese. Anche i meme come le parodie, le citazioni e i pastiche sono fuori.