Stop all’allevamento da pelliccia in Italia. Il governo Draghi intraprende una direzione animalista e mette al bando la produzione di pellicce animali nel nostro Paese. Non si tratta semplicemente di un indirizzo politico, ma la decisione verrà supportata da finanziamenti economici tanto da inserire la stretta nella Legge di Bilancio in esame al Senato.
Vietato l’allevamento e l’uccisione di animali da pelliccia, la svolta storica nella Manovra
La svolta storica è stata proposta con un emendamento alla Manovra, a prima firma della capogruppo di Leu, Loredana De Petris, e sarà votata in Aula mercoledì.
La norma, presentata e approvata in commissione Bilancio di Palazzo Madama, prevede il divieto di allevamento, riproduzione in cattività e uccisione di visoni, volpi, procioni, cincillà e animali di qualsiasi specie utilizzati per ricavarne pelliccia.
La misura consente, in deroga, di mantenere le strutture aperte con gli animali già presenti al loro interno non oltre il 30 giugno dell’anno prossimo e per indennizzare gli allevatori sono stanziati 3 milioni di euro per il 2022.
Con questa norma l’Italia si aggiunge ai tanti Paesi in Europa dove questo tipo di attività è già vietato: Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia.
Vietato l’allevamento e l’uccisione di animali da pelliccia: esulta il mondo animalista
Esulta il mondo animalista che, con Simona Pavesi, responsabile Area Moda animal free della Lega anti vivisezione, ha contribuito a questo risultato che mette “la parola fine ad una industria crudele, anacronistica, ingiustificabile”.
“I tempi sono più che giusti per mettere fine a questa catena. Mi auguro che utilizzino questi bonus e non chiedano ulteriori proroghe”, ha commentato la presidente dell’Ente nazionale protezione animali, Carla Rocchi, che però avverte: “Purtroppo c’è ancora mercato per le pellicce: nessun allevatore arriverà al termine imposto dal governo senza aver ucciso l’ultimo visone” (qui l’approfondimento su quanto vale il business dell’allevamento dei visoni).
“Oltre a essere un provvedimento etico è, infatti, una misura di natura sanitaria“, ha sottolineato la senatrice De Petris, ricordando come per alcuni mesi gli allevamenti di visoni siano stati al centro del pericolo di trasmissione del coronavirus (qui avevamo parlato dei timori sul contagio del coronavirus tramite i visoni).
Per questo sono stati interdetti dallo scorso febbraio dal ministro della Salute Roberto Speranza per scongiurare il rischio di diffusioni dagli animali all’uomo, scattato in tutta Europa a cominciare dalla Danimarca, Paese dove sono stati soppressi circa 17 milioni di esemplari (qui avevamo parlato dei visoni abbattuti in Danimarca).
In Italia sono cinque gli allevamenti rimasti e, soltanto sette giorni fa, il 14 dicembre, 3mila animali sono stati abbattuti nella struttura nel Padovano, per un focolaio scoppiato nel 2020, dopo un altro registrato a Capralba, in provincia di Cremona.