UE, cosa prevede il pacchetto “Economia circolare” per la gestione dei rifiuti

A breve sarà approvato il nuovo pacchetto che chiederà maggiore attenzione agli enti locali sulla raccolta differenziata

Sono giorni importanti in Commissione Europea per l’approvazione del pacchetto “Economia circolare” per la gestione dei rifiuti. A breve, infatti, il Consiglio dovrebbe esprimersi su questa riforma già approvata dal Parlamento lo scorso 18 aprile.

L’Italia è rappresentata all’interno dell’ECESP, Gruppo di coordinamento della Piattaforma Europea per l’economia circolare, da Enea, che ha presentato lo scorso primo giugno il network made in Italy per la gestione dei rifiuti. In attesa del voto formale del Consiglio, il Vicepresidente della Commissione Europea Timmermans ha partecipato ad un dibattito organizzato da Eni sulla plastica e sull’economia circolare.

Il testo, che rivoluzionerà l’approccio dell’Unione Europea alla gestione dei rifiuti, è già stato accettato da tutte le componenti del parlamento dopo un accordo a fine 2017 e va a modificare la direttiva “madre” numero 98 del 2008 e tutte le direttive correlate in materia di imballaggi, discariche, apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti Raee, e i veicoli fuori uso, nonché pile e accumulatori.

La nuova normativa è focalizzata un sistema virtuoso in grado di premiare la prevenzione nella produzione dei rifiuti, prepara i cittadini e le aziende locali al riutilizzo dei materiali, cercando al contempo sia di frenare lo sversamento di rifiuti in discarica che di puntare ad un riciclaggio più attento. Entro il 2035, le nazioni aderenti potranno smaltire in discarica solo il 10% dei rifiuti, mentre per quel che riguarda i rifiuti urbani, le città hanno tempo fino al 2025 per riciclare il 55% i materiali di scarto, ma la percentuale sale al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035. Ancor più stringenti le politiche riguardanti i materiali di imballaggio, che dovranno essere riciclati fino al 65% nei prossimi 7 anni e fino al 70% entro il 2030. Questa nuova stretta arriva a pochi giorni di distanza dallo stop imposto al consumo di piatti e bicchieri di plastica, nonché ad altri prodotti a forte impatto ambientale.

La Commissione Europea ha anche fissato alcuni paletti temporali riguardanti rifiuti tessili o pericolosi, che dovranno essere differenziati entro il 2025, mentre entro il 2024 le famiglie saranno obbligate a raccogliere separatamente il biodegradabile o a dotarsi di strumenti per il compostaggio. Il nuovo sistema prevede inoltre l’introduzione di incentivi economici da parte delle regioni, che potranno premiare i cittadini più attenti e ridurre così la quantità di rifiuti da riciclare fuori dal territorio comunale. Così come già visto in parte in Italia, sarà possibile adottare programmi regionali e promuovere il riciclo attraverso campagne di sensibilizzazione.

I comuni o gli ambiti territoriali ottimali (ATO) che non saranno in grado di rispettare le percentuali stabilite dal pacchetto “Economia circolare” dovranno corrispondere un’addizionale del 20%, la cosiddetta ecotassa, i cui costi aumentano o diminuiscono a seconda del raggiungimento di determinate percentuali. Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare avrà anche il compito di disciplinare l’efficienza della raccolta differenziata attraverso un monitoraggio periodico, facendo contestualmente rispettare il divieto di smaltimento in discarica di rifiuti che abbiamo potere calorifico inferiore (PCI) superiore a 13.000 kJ al chilogrammo. Sarà invece compito dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, l’individuazione dei criteri tecnici da mettere in pratica quando non si rende necessario il trattamento dei rifiuti da collocare in discarica.