E-waste, cosa sono i rifiuti elettronici e come riciclarli

Cellulari, tablet, computer: la proliferazione dei dispositivi digitali sta diventando un problema per la salute del pianeta. Una volta giunti al termine del loro ciclo vitale, i device vengono raramente riciclati. Aumentare il loro tasso di riciclo è quindi fondamentale

Quanti cellulari abbiamo utilizzato nella nostra vita? Rispondere a questa domanda ci darà l’idea dell’impatto che gli e-waste – i rifiuti elettronici – hanno sul nostro pianeta. La durata media di uno smartphone in Italia è molto bassa, si cambia infatti un telefono ogni 17,7 mesi, globalmente si arriva a 22 mesi. Ma cosa sono precisamente gli e-waste? L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) definisce i rifiuti elettronici qualsiasi dispositivo alimentato da energia elettrica, che ha raggiunto la fine del suo ciclo vitale. 

Il problema degli e-waste nel mondo

Secondo l’ultimo rapporto disponibile del Global E-waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite, nel 2019 il mondo ha generato 56,3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Questa cifra evidenzia la necessità crescente della riconversione, soprattutto se si considera il fatto che attualmente solo il 20% di questi rifiuti viene riciclato. Se si continua con questo andamento, l’ONU stima che potremmo raggiungere i 120 milioni di tonnellate di e-waste entro il 2050.

Il volume dei rifiuti elettronici prodotti in tutto il mondo e la cattiva gestione del recupero rappresentano quindi un vero pericolo per l’ambiente. Tra le sostanze più comuni che si trovano in questi oggetti ci sono cadmio, piombo, ossido di piombo, nichel e mercurio. Questi elementi sono altamente tossici e possono inquinare fiumi, laghi, mari e rilasciano nell’atmosfera gas che vanno a intaccare gli ecosistemi naturali. 

Come diminuire l’aumento degli e-waste: ridurre, riusare, riciclare

La prima mossa da intraprendere per limitare gli e-waste è la riduzione dei dispositivi in circolazione. Utilizziamo sempre più dispositivi e li sostituiamo sempre più spesso. Il cambiamento di questa abitudine dipende tanto dal consumatore, che dovrebbe essere meno suscettibile alle strategie di marketing che incoraggiano il consumo, quanto dai produttori, che dovrebbero adottare politiche sempre più sostenibili.

In secondo luogo, andrebbe aumentato il riutilizzo dei device elettronici. Gli esperti di riciclo elettronico raccomandano di cedere i dispositivi che non usiamo più, ma che sono ancora funzionanti, ad amici o familiari, o di destinarli al mercato dell’usato. In alternativa, c’è anche la possibilità di donarli a enti di beneficenza.

Infine, quando l’oggetto non funziona più e non c’è alcuna possibilità che venga utilizzato da qualcun altro, il riciclo è l’alternativa migliore. Il consumatore può consegnare il vecchio dispositivo al negozio in cui acquista quello nuovo, oppure può rivolgersi alle aziende specializzate nella rigenerazione dei dispositivi elettronici.

I vantaggi del riciclo dei rifiuti tecnologici

Estrarre minerali dai depositi naturali è 13 volte più costoso che recuperarli dagli e-waste. Per ottenere elementi come platino, rame e palladio non è necessario solo scavare e poi lavorare i materiali, ma bisogna anche impiegare enormi quantità di acqua ed energia. È qui che entra in gioco il concetto di economia circolare, basata sull’utilizzo di materiali provenienti da elementi di riciclo e su una minore dipendenza dall’estrazione di nuove risorse. Il riciclaggio degli e-waste non solo migliora la qualità dell’ambiente, ma porta anche vantaggi economici.

I benefici economici del recupero degli e-waste

Questi oggetti, infatti, correttamente riciclati potrebbero generare un valore di oltre 62,5 miliardi di dollari all’anno e creare milioni di nuovi posti di lavoro in tutto il mondo. Partendo da questo dato le Nazioni Unite si sono prefissate l’obiettivo di aumentare il riciclo globale al 30% e di raggiungere il 50% nei Paesi che hanno già una legislazione sui rifiuti elettronici.

Le cattive pratiche nel trattamento dei rifiuti elettronici sono più diffuse nei Paesi che, paradossalmente, ne posseggono la maggior parte. Si tratta di Paesi in via di sviluppo — Sud-est asiatico e Africa subsahariana — che stanno generando un impatto ambientale negativo a causa della mancanza delle giuste infrastrutture per il riciclo. 

Come si possono riciclare gli e-waste

Facciamo un esempio concreto, prendiamo un oggetto che usiamo tutti i giorni, lo smartphone. I componenti di un cellulare (batteria, plastica, microchip etc) sono talmente utili che possono essere recuperati per dar vita a prodotti totalmente differenti e nuovi. Ad esempio, la plastica, divisa in gruppi differenti, può essere adoperata per produrre oggetti: imballaggi, attrezzature e contenitori. Il metallo potrebbe essere impiegato nell’industria elettronica, automobilistica o orafa. Le batterie, se conferite nei luoghi adatti, possono essere completamente riciclate.

Il riciclaggio e il trattamento degli e-waste è l’unico modo che permette di diminuire l’impatto ambientale composto dagli apparecchi elettronici non più utilizzati. È necessario quindi che la pubblica amministrazione e gli enti locali mettano in atto dei programmi di riciclo anche per gli e-waste, che sono, a tutti gli effetti, rifiuti di nuova generazione e la sfida ecologica del prossimo secolo.