Fashion Pact, un patto per salvare il pianeta: cos’è e quali aziende lo hanno firmato

Tra i settori più inquinanti oggi c'è quello della moda, con il Fashion Pact le cose potrebbero cambiare

L’industria del fashion è tra le realtà economico-produttive che oggi più gravano sull’ambiente.

La lotta contro il cambiamento climatico non può non tenere conto di questo settore, poiché è solo a partire da un approccio più responsabile da parte di consumatori e produttori che le cose possono e devono cambiare.

La corsa all’ultimo trend e l’eccessivo consumismo spingono ad acquistare sempre più accessori e indumenti (più di quanti ne abbiamo bisogno). Questo tipo di atteggiamento ha due principali conseguenze: da un lato spinge le industrie operanti nel settore, specie quelle del fast fashion, ad aumentare i ritmi di produzione a discapito di lavoratori e ambiente; dall’altro produce una quantità spropositata di rifiuti, ovvero vestiti e capi di abbigliamento che siamo disposti a gettare pur di far spazio e nuova merce.

Gli indumenti sono tra i rifiuti più difficili da riciclare e spesso, proprio perché lo scopo principale è quello di produrre (sacrificando la qualità per la quantità), sono realizzati con materiali e tessuti sintetici che sono altamente dannosi per l’ecosistema.

Con lo scopo di attutire i danni e trovare una soluzione comune a questo problema, dunque, è nato il Fashion Pact. Si tratta di un patto fortemente voluto dal presidente francese Macron che, alla vigilia del G7, ha affidato a François-Henri Pinault, presidente e ceo del gruppo Kering, da sempre in prima linea sul fronte sostenibilità, il compito di riunire le più grandi aziende di moda e coinvolgerle in un progetto per la salvaguardia del pianeta.

L’obiettivo del Fashion Pact è quello di promuovere, migliorare e rafforzare la cooperazione tra società private e stati nazionali, sulla base di quelli che sono i principi promossi dall’iniziativa iniziativa Science-Based Target, per una Corporate Climate Action efficace. Il Fashion Pact nello specifico punta a:

  • arrestare il riscaldamento globale;
  • ripristinare la biodiversità;
  • proteggere gli oceani.

Fino ad ora le aziende che lo hanno firmato il patto sono: Chanel, H&M Group, Hermes, Inditex, Karl Lagerfeld, Ruyi, Salvatore Ferragamo, Selfridges Group, Stella McCartney, Tapestry, Ermenegildo Zegna, Carrefour, Everybody&Everyone, Fashion3, Fung Group, Galeries Lafayette, Gap, Giorgio Armani, Kering, La Redoute, Adidas, Burberry, Bestseller, Capri Holdings Limited (Versace, Michael Kors, Jimmy Choo), Matchesfashion.com, Moncler, Nike, Nordstrom, Prada Group, Ralph Lauren, Puma, Pvh (Calvin Klein, Tommy Hilfiger),

I brand coinvolti ad oggi sono 32, da quelli di lusso a quelli operanti soprattutto nel fast fashion, ma la firma dell’accordo è aperta a tutti.