Tasse, taglio Irpef e Irap: cosa succede e chi ci guadagna di più

Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha illustrato ai partiti di maggioranza lo schema inserito nel testo della Manovra 2022: due i tagli previsti

Un taglio dell’Irpef per un solo scaglione e una revisione generale delle detrazioni, oltre all’introduzione di una soglia fissata per l’Irap che esoneri dal pagamento della tassa le piccole e medie imprese. Questa è la proposta a cui sta lavorando Daniele Franco, già direttore generale della Banca d’Italia (dal 1 gennaio 2020 al 13 febbraio 2021) e oggi ministro dell’Economia del governo presieduto da Mario Draghi.

Durante l’ultima riunione con i vertici della maggioranza che sostiene l’Esecutivo, il titolare di via XX Settembre ha illustrato ai partiti come strutturare le riduzioni previste nella prossima legge di Bilancio 2022, approvata (non senza tensioni) dopo diversi Consigli dei Ministri e ora all’esame del Parlamento.

Visto che sono ben otto i miliardi totali destinati al taglio delle tasse previsto nella Manovra 2022, con lo schema pensato da Franco se ne spenderebbero circa sei per alleggerire il carico per i lavoratori, mentre i due rimanenti andrebbero ad aiutare la situazione delle imprese, nel tentativo di tornare stabilmente ai livelli pre-pandemia nel più breve tempo possibile.

Sono due i tagli previsti nella legge di Bilancio

I due interventi sono contenuti all’articolo 2, comma 1, del testo della legge di Bilancio. La finanziaria 2022 prevede proprio di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive. Un intervento da realizzarsi sia attraverso la riduzione di una o più porzioni, sia con una revisione organica del sistema delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente e del trattamento integrativo. E prevede poi la riduzione dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap).

Sarebbero quindi due i tagli previsti all’interno della finanziaria. Il primo andrebbe ad intervenire direttamente sulle aliquote Irpef, in particolare quella che ad oggi si assesta al 38% e che comprende i redditi che vanno da 28mila a 55mila euro. Una scelta quindi che aiuterebbe anche e soprattutto coloro che percepiscono stipendi medio-alti, che sono poi gli stessi che in media pagano di più per l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (qui tutti i numeri del Bonus Irpef 2022).

Un’agevolazione che porterebbe, secondo le simulazioni, una cifra attorno a 540 euro in busta paga in più l’anno ai redditi più elevati. Più precisamente, i dati dei Consulenti del Lavoro dicono che tagliando dal 38% al 36% l’aliquota entrerebbero in tasca 340 euro a chi guadagna 45mila euro lordi l’anno, single o con figli a carico. Il beneficio salirebbe a 540 euro per chi ne guadagna 75mila. I redditi più alti godrebbero della riduzione per quella parte che rientra nello scaglione tra 28 e 55mila euro. Nulla invece per chi percepisce 25mila euro o meno.

Lega e Pd continuano a far sentire la loro voce

Il secondo intervento invece si concentrerebbe sulle detrazioni del lavoro dipendente: verrebbero infatti aumentate le riduzioni spettanti a coloro che dichiarano un reddito fino a 55mila euro. Questo intervento sulle aliquote avvantaggerebbe anche le pensioni, mentre quello sulle detrazioni complicherebbe invece ulteriormente un sistema che il governo aveva annunciato di voler semplificare.

Intanto non si placano le tensioni all’interno della maggioranza. La Lega è tornata a chiedere non solo l’azzeramento dell’Irap per partite Iva, persone fisiche e società di persone, ma anche la cancellazione dell’Iva sui beni di prima necessità come pane, latte, verdure, perché sarebbe un aiuto da circa 3 miliardi di euro per le famiglie. Il Partito Democratico non vuole invece rinunciare al taglio del contributo “cassa unica assegni familiari” (Cuaf) che vale circa due miliardi e che grava sui datori di lavoro, appesantendo il cuneo.