Superbonus, taglio in arrivo: come potrebbe cambiare con il governo Meloni

L'esecutivo ha intenzione di mettere mano ai bonus edilizi e in particolare diminuire la percentuale di detrazione del Superbonus

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Le priorità della Legge di Bilancio sul tavolo del governo Meloni, che può contare su una dote tra i 10 e i 21 miliardi di euro, saranno inevitabilmente gli interventi sulle bollette, per calmierare gli effetti del caro-energia, la proroga di alcuni aiuti alle famiglie e le correzioni sulle pensioni. Ma nella Manovra dovrebbe trovare posto anche il Superbonus che da 110% potrebbe essere abbassato all’80%, così come è attesa una rimodulazione di diversi bonus edilizi.

Superbonus, taglio in arrivo: come potrebbero cambiare i bonus edilizi

Il bonus facciate e il bonus barriere architettoniche, secondo quanto previsto attualmente, avranno termine il primo gennaio 2023, mentre sempre dal prossimo anno il Superbonus sarà valido per i condomini e per le case popolari o altre forme di residenza sociale (Ecobonus e sismabonus ordinari e bonus ristrutturazione, arredi e “verde” scadranno invece alla fine del 2024).

Il nuovo governo vorrebbe approfittare della scadenza di queste misure in campo edilizio per apportare diverse modifiche. L’intenzione sarebbe di modificare le regole diminuendo innanzitutto il Superbonus e cambiando i requisiti per l’accesso all’agevolazione in funzione delle caratteristiche dell’abitazione e del reddito del contribuente.

Sta di fatto che comunque la riduzione della percentuale di detrazione del Superbonus è prevista già dalle norme in vigore che stabiliscono un abbassamento dell’aliquota fino al 70% dal primo gennaio 2024, per arrivare al 65% l’anno dopo e terminare definitivamente a fine 2025.

Il taglio della detrazione non dovrebbe però interessare chi ha già cominciato i lavori: il bonus potrebbe essere garantito per intero a coloro che hanno già presentato la comunicazione di inizio dei lavori, o chi ha già affrontato delle spese per gli interventi oppure ancora o ancora a chi dimostri uno stato di avanzamento dei lavori di almeno il 30%.

Sempre stando alle ipotesi emerse sulla revisione dei bonus edilizi, potrebbe essere riformulato ancora una volta l’ambito della cessioni dei crediti con l’obiettivo di renderle più semplici, al netto delle garanzie del cessionario sul diritto all’agevolazione da parte del contribuente e del possesso dei documenti sempre tracciabili sulle operazioni di cessione.

Intanto le banche e gli istituti di credito hanno aumentato il costo della cessione del credito fiscale, a causa del coste del denaro: un anno fa a fronte di 110 euro si ricevevano fino a 105 di credito, mentre oggi il massimo si aggira attorno ai 95.

La proroga è fortemente caldeggiata dall’associazione nazionale dei costruttori edili, che vorrebbe però mantenere l’agevolazione al 110% per rimediare ai lavori bloccati per diverso tempo a causa della difficoltà nell’effettuare operazioni di cessione del credito, concesso nuovamente dalle banche solo nelle ultime settimane come avevamo scritto qui.

Superbonus, taglio in arrivo: quanto costa

Dalla sua introduzione il Superbonus edilizio ha fatto registrate richieste per 56,3 miliardi di euro, con un incremento di 10 miliardi rispetto ad agosto, come rilevato dall’Agenzia per l’Energia, Enea.

La misura però dovrebbe essere rifinanziate con altri 23 miliardi di euro, risultato della differenza tra le risorse stanziate inizialmente pari a 33,3 miliardi e quelle effettivamente impegnate dallo Stato.

Secondo i dati dell’Ance, tutti i bonus edilizi hanno spinto il mercato italiano delle costruzioni con la previsione di investimenti complessivi nel 2022, nel settore della riqualificazione del patrimonio abitativo, pari a 70,3 miliardi di euro, in crescita del 22% rispetto al 2021.