Quanto costa la burocrazia all’Italia: danni economici per miliardi di euro

La macchina burocratica e i ritardi della Pubblica Amministrazione sarebbero responsabili di costi altissimi per le imprese italiane, che si ripercuotono sui dipendenti

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

La Cgia Mestre denuncia gravi perdite per le aziende a causa della burocazia e della Pubblica Amministrazione che spesso si rivela “inefficiente”. L’Ufficio Studi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese sottolinea come, a causa di adempimenti impossibili, in particolare le realtà più piccole subiscano spesso “danni economici ingiustificabili”. Non solo. Nonostante la sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea del gennaio 2020, lo Stato continuerebbe spesso a non saldare i debiti con le imprese con cui collabora.

Sommando i costi che pesano sulle imprese a causa della complessità burocratica italiana, cioè 57,2 miliardi di euro, e l’ammontare dei mancati pagamenti di parte corrente della Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori, 51,9 miliardi di euro, emerge che sulle spalle degli imprenditori italiani gravano perdite per oltre 109 miliardi di euro. Una cifra enorme che si ripercuote inevitabilmente sui dipendenti e anche sui clienti finali.

In Italia la Pubblica Amministrazione rappresenta per la Cgia di Mestre un vero e proprio ostacolo e non un attore economico di sostegno e crescita. Questo nonostante delle punte di eccellenza della macchina statale apprezzate in tutta Europa.

Da diverse indagini europee emerge la poca competitività del nostro Paese. Ben 9 imprenditori italiani su 10 ritengono che le procedure amministrative a carico delle aziende siano un grosso problema. Da nessun’altra parte nell’Ue si registrano numeri simili.

Quanto costa la macchina burocratica all’Italia

Norme, regolamenti e disposizioni ingessano ogni settore produttivo, e per questo la Cgia Mestre chiede una riforma non solo della Pubblica Amministrazione, ma anche del quadro normativo, con l’abrogazione di leggi datate e l’introduzione di testi unici al fine di evitare la sovrapposizione legislativa che causerebbe “incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi e adempimenti sempre più onerosi”.

Tra gli effetti positivi di avere leggi più chiare ci sarebbe un incentivo alla voglia di fare anche per i dipendenti pubblici, che per l’Associazione si troverebbe troppo spesso a sottostare a procedure “rigide e insensate”.

Ancora ci sarebbe da rivedere il processo di digitalizzazione dei soggetti pubblici, che spesso non dialogano tra loro e hanno banche dati chiuse, con la conseguente necessità di dover presentare documenti a più enti per una stessa domanda.

Quanto costano i ritardi della Pubblica Amministrazione all’Italia

Riguardo i mancati pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, la soluzione potrebbe essere quella di recuperare il denaro atraverso compensazioni dei debiti fiscali e contributivi verso l’Agenzia delle Entrate, l’Inps e l’Inail. Si tratterebbe di un automatismo che inoltre metterebbe in conflitto gli enti statali, facendo emergere quelle realtà che non saldano i debiti con i fornitori per motivi diversi dalla mancanza di liquidità.

Per la Cgia di Mestre, insomma, la poca efficienza della macchina burocratica potrebbe essere facilmente risolta dai decisori, a beneficio non solo delle aziende, ma anche dei dipendenti, che magari si trovano in difficoltà con i ritardi negli stipendi, e in generale del nostro Paese, che diventerebbe più competitivo e appetibile. In un certo senso, si potrebbe affermare che il futuro dell’Italia passa prima di tutti dagli uffici pubblici: minore è l’inefficienza, maggiore è lo sviluppo. Almeno sulla carta.