Sarà un vero e proprio ritorno dalle vacanze amaro per milioni di italiani, con un settembre che si prospetta complicato per le tasche di diversi contribuenti. Con l’arrivo del nuovo mese, che si mette alle spalle l’estate e il relax delle ferie, il fisco è pronto a bussare alla porta di numerosi italiani che dovranno mettere mano al portafoglio per regolarizzare le proprie posizioni con l’Agenzia delle Entrate.
Dal 4 settembre, infatti, verrà meno la tregua fiscale concessa “causa pandemia” e i tempi per pagare le cartelle esattoriali si dimezzeranno. Questo significa che a partire dal lunedì 5 settembre, primo giorno utile dalla scadenza, cambia tutto e gli italiani dovranno far fronte a una nuova stangata.
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Fisco, cosa cambia dal 4 settembre
Saranno ben 16 milioni gli italiani che, dalla prossima settimana, dovranno correre ai ripari per regolarizzare le pendenze con l’erario. Si tratta di oltre un quarto di tutta la popolazione nazionale, neonati e minorenni compresi, che nel corso degli ultimi anni hanno rinviato pagamenti che da settembre, purtroppo per loro, non potranno essere più rimandati. Da lunedì 5 settembre, primo giorno utile dopo la scadenza, infatti la regolarizzazione delle comunicazioni relative ai controlli automatici sull’Irpef e sull’Iva cambierà in maniera drastica rispetto ai mesi passati.
Se a causa della pandemia il Governo aveva deciso di concedere 60 giorni di tempo per permettere ai contribuenti di pagare gli avvisi arrivati da parte dell’Agenzia delle Entrate, da settembre i tempi si dimezzeranno. Saranno infatti 30 i giorni concessi per regolarizzare le posizioni dal ricevimento della prima comunicazione o di quella definitiva emessa a seguito della eventuale rideterminazione delle somme a debito.
Il dimezzamento dei tempi rischia quindi di mettere in affanno gli italiani già alle prese con le stangate subite negli ultimi mesi fatti di rincari e inflazione (qui vi abbiamo spiegato come su benzina e diesel cambia di nuovo tutto).
Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia dell’Entrate, ha stimato che le cartelle di avviso di pagamento saranno circa 130-140 milioni, con 240 milioni di crediti da riscuote. Si tratta comunque di una minima parte rispetto agli oltre 1.100 miliardi di euro di crediti accumulati negli ultimi 22 anni che dovrebbero essere riscossi, ma che difficilmente risultano essere rintracciabili a stretto giro (qui vi abbiamo parlato delle scadenze di agosto con 179 tasse da pagare).
Quali sono le sanzioni per i ritardatari
Gli italiani che hanno pendenze, dunque, sono avvisati. I 30 giorni per regolarizzare le posizioni sono il tempo massimo per non incappare in sanzioni che aumentano all’aumentare del ritardo del pagamento ricevuto dall’Agenzia delle Entrate. Infatti, come comunicato, la sanzione applicabile in caso di omesso o tardivo pagamento di imposte è pari al 30% ma viene dimezzata “se il versamento è effettuato con un ritardo non superiore a 90 giorni”.
Ma cosa succede in base al tipo di ritardo? Se il pagamento viene effettuato con ritardo inferiore ai 15 giorni la sanzione è ridotta all’1% per ciascun giorno di ritardo, ma trascorsi 90 giorni dall’invio dell’ avviso Bonario, la macchina fiscale si attiverà per attivare il meccanismo di riscossione aggiungendo a contorno interessi e sanzione in misura piena.