Rivoluzione tasse, minimum tax dal 2023: cosa cambia

Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna decidono di stringere un patto di coordinamento a cinque per la tassa minima alle multinazionali

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

L’unanimità non c’è ma, a differenza di molti altri temi divisivi in seno all’Ue, cinque Paesi tra i quali il nostro decidono di tirare dritto sulla minimum tax alle multinazionali. “Siamo pronti ad attuare la tassazione minima effettiva globale nel 2023 e con ogni mezzo legale possibile” hanno dichiarato i ministri dell’Economia di Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna, aggirando il veto dell’Ungheria che continua a fare ostruzionismo.

La decisione

A un anno di distanza dallo storico accordo stretto tra 130 Paesi in tutto il mondo, per tassare al 15% le multinazionali con almeno 750 milioni euro di entrate finanziarie combinate, l’intesa può diventare realtà in Europa.

“Se nelle prossime settimane non dovesse essere raggiunta l’unanimità, i nostri governi sono pienamente determinati a portare a termine il nostro impegno. La minimum tax è una leva fondamentale per una maggiore giustizia fiscale attraverso una lotta più efficiente all’ottimizzazione e all’evasione fiscale“, si legge nella dichiarazione firmata dal ministro dell’Economia italiano Daniele Franco con l’omologo francese Bruno Le Maire, il tedesco Christian Lindner, l’olandese Sigrid Kaag e la spagnola Nadia Calviño.

Per dare finalmente forma alla minimum tax i responsabili del Tesoro dei cinque paesi mettono sul tavolo la possibilità del ricorso alla cooperazione rafforzata, procedura che permette ad un minimo di nove Stati membri di instaurare un’integrazione in qualunque materia, inclusa quella fiscale, in caso di veto da parte di uno dei Ventisette.

“Mentre l’inflazione colpisce pesantemente il potere di spesa dei nostri concittadini – spiegano i sei ministri – le aziende devono pagare la loro quota dell’onere per alleviare l’impatto della crisi energetica globale. Questo è il motivo per cui riaffermiamo oggi il nostro rafforzato impegno ad attuare rapidamente tassazione minima effettiva globale. È una leva fondamentale per un’ulteriore giustizia fiscale attraverso una lotta più efficace contro l’ottimizzazione e l’evasione fiscale”.

“All’Ecofin di giugno 2022, 26 dei 27 Stati membri dell’Ue hanno espresso la volontà di attuare questo importante passo verso la giustizia fiscale – ricordano i ministri – e il nostro primo obiettivo rimane quello di raccogliere un consenso” .

“Siamo inoltre pienamente impegnati a completare il lavoro per una migliore riallocazione dei diritti di tassazione dagli enormi profitti delle multinazionali globali con l’obiettivo di firmare una convenzione multilaterale entro la metà del 2023” si legge ancora nella dichiarazione congiunta.

Su Twitter il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, stima che grazie all’applicazione della minimum tax si potrebbe arrivare a guadagnare “2,7 miliardi l’anno, sottratti ai paradisi fiscali”.

Rivoluzione tasse, minimum tax dal 2023: in cosa consiste

Le tempistiche dichiarate dai cinque Paesi rientrano nei termini stabiliti secondo l’intesa raggiunta in sede Ocse a ottobre, quando si era fissata la scadenza del 2023.

L’accordo si basa su due principi fondamentali:

  • una tassazione per le aziende con entrate per oltre 20 miliardi di euro anche nei Paesi dove avvengono i consumi.
  • la possibilità da parte dei Paesi che ospitano il quartier generale delle multinazionali di imporre una tassa minima di almeno il 15% in ciascuna delle nazioni in cui operano

Il patto inoltre consentirà di riattribuire ai Paesi del mondo intero i benefici per oltre 125 miliardi di dollari realizzati da 100 aziende multinazionali tra le più grandi e più redditizie al mondo, sottolinea l’Ocse.