C’è attesa per il confronto sul taglio delle imposte previsto dalla Manovra, che ha messo sul piatto 8 miliardi per la mini-riforma del fisco e dovrebbe concretizzarsi in un taglio dell’Irpef e dell’Irap o di altre partite. La riunione al MEF con i tecnici della maggioranza si è aggiornata a stamattina, martedì 23 novembre, di buonora. L’obiettivo è definire le priorità e mettere a punto nel più breve tempo possibile il testo dell’emendamento sulla riforma fiscale, che sarà presentato dal Governo in Senato. Una prima proposta, presentata la scorsa settimana dal Ministro Daniele Franco ai partiti della maggioranza, considera sei ipotesi di intervento.
Le Ipotesi di intervento
Il taglio dell'Irpef potrebbe concretizzarsi in due diverse ipotesi, che toccano platee differenti e con effetti e costi diversi. La prima ipotesi concerne un taglio dell'aliquota Irpef del 38% che si applica alla classe di reddito 28-55mila euro, che costerebbe circa 1 miliardo per punto di riduzione, mentre un taglio dell'aliquota del 27% che si applica alla classe 15-28mila euro costerebbe almeno 2 miliardi.
L'altra ipotesi riguarda l'eliminazione dell'Irap sulle società di persone e ditte individuali, che ha un costo di circa 2 miliardi, ma in alternativa si potrebbe ragionare sull'abolizione dell’imposta regionale per le imprese al di sotto di un certo valore della produzione. In questo caso il costo dipenderebbe dalla soglia di produzione considerata.
Ci sono anche un paio di ipotesi di una rimodulazione delle detrazioni. In pratica si andrebbe ad agire sui redditi medi o medio-bassi, che soggiacciono ad un'aliquota effettiva molto lontana dall'aliquota nominale e che si aggira sul 45% nella classe 28-35mila euro ed arriva al 61% nella classe 35-40mila euro.
C'è poi l'ipotesi di riduzione del cuneo fiscale, che potrebbe concretizzarsi anche con l'abolizione del contributo Cuaf a carico del datore di lavoro, per un costo che si aggira sugli 1,7 miliardi.
Istat quantifica effetto "cuneo"
Un intervento di 8 miliardi per abbassare il cuneo fiscale sul lavoro avrebbe un effetto espansivo sui redditi pari a +0,.7% rispetto al 2020. E' quanto affermato dal Presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla riforma del fisco. Se invece le risorse fossero impiegate ad abbassare il prelievo fiscale sulle retribuzioni, si avrebbe una riduzione del carico medio dell’1,6% rispetto al livello del 2020.
Confindustria nicchia: servirebbero 13 miliardi
Il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, commentando le ipotesi al vaglio del Governo, ha affermato che 8 miliardi per il taglio del cuneo fiscale sono pochi e che, per un "taglio forte" del cuneo, servirebbero almeno 13 miliardi.
Il numero uno degli industriali propone di "mettere più soldi in tasca agli italiani" e "stimolare la domanda interna, che è ferma da decenni". Parlando dell'aumento delle materie prime e del costo dell'energia, Bonomi afferma che "l’unico fattore di competitività su cui possiamo lavorare sia abbassare il costo del lavoro".
Cgil: mettere più soldi per abbassare tasse sul lavoro
I sindacati, dal canto loto, chiedono più soldi per abbassare le tasse sul lavoro e sostengono che la riforma del fisco, così come disegnata, favorisca soprattutto le imprese, che beneficerebbero di interventi per circa 10 miliardi di euro.
"Se dobbiamo fare una scelta in questa fase, dobbiamo indirizzare queste risorse sui lavoratori e pensionati", ha proposto la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, in audizione alle commissio Bilancioki di camera e Senato.