Da Irpef a tre aliquote a flat tax: cosa prevede la riforma fiscale

Un progetto di ampio respiro, in più di 20 articoli  da attuarsi in due anni che - come ha sottolineato il viceministro Leo - si pone l'obiettivo di tracciare "il fisco del futuro"

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Redazione

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Rimettere mano all’intero sistema fiscale italiano: dalle tasse sulle persone a quelle sulle imprese, passando dalla riscossione alle sanzioni fino alle accise.  “Riteniamo di poter portare la riforma fiscale sulla quale stiamo lavorando in Consiglio dei ministri la prossima settimana”, ha confermato ieri il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, intervenendo alla presentazione dei risultati 2022 dell’Agenzia delle Entrate.

Riforma fiscale al via

Leo ha anche sottolineato “l’importantissima collaborazione con Ruffini e i suoi collaboratori” sulla riforma. “Il risultato – ha aggiunto – è ambizioso e si ispira a quella che fu la riforma degli anni Settanta”, in cui si tracciò “il fisco del futuro”.

Un progetto di ampio respiro, in più di 20 articoli  da attuarsi in due anni che – come ormai noto – partirà anzitutto dalla riduzione delle aliquote Irpef, da 4 a 3. Parte del pacchetto anche una prima “flat tax” per i dipendenti che si applicherà sui redditi aggiuntivi rispetto a quelli dell’anno precedente,  “ricalcando”, di fatto,  lo schema già sperimentato  per gli autonomi.

Da Irpef a flat tax, cosa prevede

All’appello – al momento – mancano alcuni capitoli, come ad esempio,  la riduzione del cuneo contributivo, tema  particolarmente caro a Confindustria. Anche per questo, nella giornata di ieri, il Presidente Carlo Bonomi si è mostrato piuttosto scettico sulla strategia del Governo:  “Se si parla solo di rimodulazione di alcune aliquote”, ha detto il Presidente degli Industriali “non è questa la strada”.

Ires si “sdoppia”

Perplessità  anche sulla tassazione delle imprese. La riforma, infatti,  apre ad una sorta di “doppia aliquota” per l’Ires: una base del 24% e una ridotta che con grande probabilità dovrebbe aggirarsi attorno al 15% “riservata” alle imprese che faranno  investimenti e assumeranno personale (in particolare, over 50 e percettori del Reddito di cittadinanza). La criticità però sta nel fatto che lo “sconto” passa  dalla cancellazione di una serie di incentivi, sempre sugli investimenti,  che sono invece graditi alle imprese.