Il conto alla rovescia per il versamento del saldo Imu (pagabile anche con bollettino postale) è cominciato, e con l’avvicinarsi della scadenza la preoccupazine degli italiani sale, anche perché gli allarmi che giungono sugli importi da versare si fondano ormai su dati reali e non su proiezioni.
L’ultimo campanello è quello suonato dall’Osservatorio periodico sulla fiscalità locale della UIL Servizio Politiche Territoriali, che si basa sulle delibere del totale degli oltre 8mila comuni presenti in Italia che sono state pubblicate sul sito del Ministero dell’Economia dal 10 al 28 Novembre 2012.
Il verdetto dello studio è lapidario: Tredicesime a rischio con il saldo del 17 dicembre.
Complessivamente, l’IMU sulla prima casa costerà, in media, 278 euro a famiglia con punte di 639 euro a Roma; di 427 euro a Milano; 414 euro a Rimini; 409 euro a Bologna; 323 euro a Torino.
Ma è sulle seconde case che l’imposta si farà maggiormente sentire il proprio peso: qui l’IMU graverà mediamente 745 euro, con punte di 1.885 euro a Roma; di 1.793 euro a Milano; di 1.747 euro a Bologna; di 1.526 euro a Firenze.
Con il saldo di dicembre, le famiglie italiane dovranno pagare mediamente 136 euro per la prima casa, con punte di 470 euro a Roma; mentre per una seconda casa il saldo peserà mediamente 372 euro con punte di 1.200 euro nelle grandi città.
Anche secondo i calcoli de Il Sole 24 Ore, il conto finale della nuova imposta sale a 23 miliardi rispetto ai 18 previsti se si fossero applicate le aliquote nazionali utilizzate per l’acconto. Cinque miliardi in più rispetto all’acconto versato a giugno.
Ecco, in sintesi i dati emersi dallo studio dell’Osservatorio Uil:
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Non solo abitazioni. L’Imu sui capannoni costerà agli imprenditori fino al 154,4% in più rispetto a quanto pagavano con l’Ici. Una vera e propria stangata che emerge da un’analisi condotta dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre.
I più tartassati saranno gli imprenditori che esercitano l’attività nel Comune di Milano: il maggior prelievo imposto nel capoluogo lombardo è del 154,4% (pari ad un aumento medio di 2.331 euro). Male anche per quelli che fanno impresa nel Comune di Lucca e di Lecce: in entrambi i casi l’incremento è del 131,3%. Rispetto al 2011, gli imprenditori lucchesi pagheranno 1.158 euro in più, quelli salentini subiranno un aggravio di ben 2.501 euro.
Il rincaro è presto spiegato: oltre all’aumento dell’aliquota sui capannoni che sale mediamente dal 6,71‰ (Ici 2011) al 9,33‰ (Imu 2012), imprenditori, piccoli artigiani e comemrcianti devono fare i conti con il decreto “Salva Italia” che ha rivalutato i coefficienti moltiplicatori applicati alle rendite catastali. Per i negozi e le botteghe sono passati da 34 a 55, per gli uffici e gli studi privati da 50 a 80, per i laboratori artigianali da 100 a 140 e per i capannoni industriali e gli alberghi da 50 a 60.