Imu per chiesa e non-profit: esenzione illegittima solo per il passato (senza sanzioni)

L'esenzione Ici era generalizzata, quella Imu riguarda invece solo le attività non commerciali. La Commissione Europea assolve l'Italia e condona gli arretrati

Sugli edifici di proprietà della Chiesa cattolica e degli enti non profit l’Imu riesce dove l’Ici ha fallito. L’esenzione dalla vecchia imposta comunale sugli immobili era illegittima, la discipllina della nuova Imu no. Ma gli enti in questione possono stare tranquilli: non dovranno pagare i 6 anni di arretrati.

E’ la posizione della Commissione europea – proposta dal commissario alla Concorrenza Joaquín Almunia – che chiude così la procedura d’infrazione a carico del nostro paese per aiuti di Stato illegittimi in merito, appunto, all’esenzione dall’Ici di cui hanno beneficiato dal 2006 gli immobili degli enti non-profit, tra cui quelli religiosi. Secondo la Commissione l’aiuto era illegittimo perché generalizzato ma le somme non versate non dovranno essere recuperate ora dallo Stato.

L’esenzione, introdotta nel 2005 dal governo Berlusconi, riguardava tutti gli immobili ecclesiastici, a prescindere dal loro utilizzo. Non si faceva differenza fra una chiesa e un albergo, non si prendeva in considerazione il fatto che nell’immobile si esercitasse un’attività di culto, sociale o commerciale. Ed è proprio questa agevolazione indiscriminata ad essere sanzionata ora dalla Ue.

Questa chiesa non è un albergo

Sempre secondo la Commissione, invece, la disciplina introdotta lo scorso gennaio col decreto liberalizzazioni di Monti è compatibile con la disciplina europea sulla concorrenza perche esenta dal pagamento delI’Imu solo gli immobili destinati ad attività non commerciali e, in caso di uso “misto”, solo per la porzione dedicata a tali attività (principio del “pro-rata”).

Sul concetto di “uso misto“, tuttavia non sono mancate le polemiche legate al regolamento che ne definisce i criteri. Tra questi: niente redistribuzione degli utili, attività assistenziali “complementari o integrative” a quelle pubbliche e prezzi “simbolici”. Criteri che qualcuno ritiene troppo elastici e che allargano l’esenzione anche a soggetti che non-profit non sono.

Niente arretrati per non mettere in ginocchio il non-profit

Quanto agli arretrati da recuperare, come vorrebbero le regole europee sugli aiuti di Stato illegittimi, la decisione di Bruxelles è stata “magnanima” per due ordini di ragioni, una tecnica e una politica, come spiegano fonti comunitarie riportate dal Sole 24 Ore: “Innanzitutto hanno verificato – come segnalavano le autorità italiane – che sarebbe stato impossibile sulla base delle informazioni catastali disponibili, nonostante l’incrocio con le dichiarazioni dei redditi, risalire all’uso degli immobili negli anni in questione e soprattutto verificarne la destinazione reale. Ma ancora più rilevante è stata la valutazione “politica” (…) che hanno ritenuto inopportuno, in un momento di crisi economica così forte come quello attuale, colpire il terzo settore con una decisione che probabilmente avrebbe messo in ginocchio molti enti e associazioni“. (A.D.M.)