Imu e Tari, stop al pagamento sugli immobili rigenerati

Lo prevede il testo del ddl per la Rigenerazione urbana, all'esame della commissione Ambiente del Senato

Stop al pagamento dell’Imu, della Tasi e della Tari sugli immobili oggetto di interventi di rigenerazione urbana, mentre i Comuni potranno deliberare la riduzione di alcuni tributi e canoni.

È quanto prevede il testo unificato di ddl sulla Rigenerazione urbana depositato in Commissione Ambiente del Senato, che definisce “i princìpi fondamentali in materia di rigenerazione urbana e i correlati incentivi per gli interventi da realizzarsi prioritariamente nelle aree già urbanizzate degradate da riqualificare, nei limiti della competenza legislativa concorrente Stato-regioni in materia di governo del territorio”.

L’obiettivo del ddl

L’obiettivo del ddl è quello di eliminare o, quanto meno, ridurre il numero degli edifici in degrado e inutilizzati attraverso una doppia strategia: quella dell’incoraggiamento a risanare gli immobili grazie ad uno sconto sulle tasse e quella di scoraggiare a lasciarli marcire aumentando l’Imu.

Da una parte, dunque, si darà la possibilità di rimettere in sesto gli edifici rimasti vuoti e trascurati fino al degrado, contribuendo così a risanare anche l’immagine delle città. A tal fine, i Comuni decideranno quali saranno gli immobili da agevolare. Verrà fatto un monitoraggio del territorio per identificare le situazioni di degrado urbanistico, ambientale e sociale. Dopodiché, il Consiglio comunale dovrà deliberare gli interventi da realizzare ed i relativi benefici, tra cui ci sono le esenzioni dal pagamento di Imu, Tasi e Tari.

Immobili rigenerati, cosa prevedere il testo di ddl

L’articolo 17 prevede alcune riduzioni di oneri e alcuni incentivi fiscali. In particolare stabilisce che non vengano applicati l’Imu, la Tasi e la Tari. Inoltre, si legge nel ddl, “i comuni, per gli interventi di rigenerazione urbana, possono deliberare la riduzione, in misura superiore al 50 per cento, dei tributi o canoni di qualsiasi tipo, dovuti per l’occupazione del suolo pubblico e di ridurre del 10 per cento il contributo per il rilascio del permesso di costruire”.

Il provvedimento prevede che “ai trasferimenti di immobili, nei confronti dei soggetti che attuano interventi di rigenerazione urbana di iniziativa pubblica o di iniziativa privata, si applichino le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura fissa di 200 euro ciascuna”.

Sul fronte degli incentivi si prevede inoltre “l’applicazione della detrazione nella misura del 65 per cento per interventi di ristrutturazione edilizia e per interventi di riqualificazione energetica, per le spese sostenute, documentate e rimaste a carico del contribuente, anche agli interventi realizzati sugli edifici ricompresi nel Piano comunale di rigenerazione urbana e agli interventi di demolizione di edifici e successiva ricostruzione”.

Infine, si prevede “una detrazione dall’imposta lorda pari al 50 per cento dell’importo corrisposto per l’acquisto di unità immobiliari a destinazione residenziale, aventi classe energetica di tipo A o B, cedute da imprese a seguito di interventi previsti” nel Piano nonché incentivi volti a favorire gli interventi di retrofit energetico e di consolidamento antisismico degli edifici.

Imu, rialzo delle aliquote

Allo stesso tempo il testo prevede una serie di incentivi durante il periodo dei lavori di riqualificazione e, “al fine di promuovere il riutilizzo del patrimonio immobiliare esistente” e la sua “maggiore efficienza, sicurezza e sostenibilità”, stabilisce anche che i Comuni possano alzare le aliquote Imu su “unità immobiliari” o “edifici inutilizzati o incompiuti da oltre cinque anni”. L’aumento potrebbe avvenire in maniera progressivo.
Allo stesso tempo, per rendere ancora meno conveniente il fatto di lasciare degli edifici alla loro sorte, anche le Regioni avranno la possibilità di aumentare la relativa aliquota dell’addizionale Irpef di uno 0,2%.