Flat Tax: come cambia con le elezioni e per chi conviene

Varie ipotesi di Fat Tax avrebbero costi notevolmente doversi e favorirebbero categorie diverse fra loro. Uno studio della Uil fa i conti in tasca ai contribuenti italiani

La Flat Tax è uno dei cavalli di battaglia della Lega di Matteo Salvini e resta uno dei temi caldi di questa campagna elettorale, che entra nel vivo dopo la scadenza del termine per la presentazione delle liste e dei candidati. In vista delle elezioni del 25 settembre il dibattito si scalda e, come noto, vede contrapposte centrodestra e centrosinistra sul tema del fisco e dei redditi, ma anche nell’ambito del centrodestra i concetto di Flat Tax non è identico.

Tassa piatta per alcuni o per tutti?

La tassa “piatta” o uguale per tutti entro una data soglia di reddito si contrappone all’attuale sistema fiscale progressivo “a scaglioni”.

La Flat tax non è una novità assoluta in Italia, in quanto è stata già introdotta per i cosiddetti “forfettari” con le Leggi di bilancio 2019 e 2020, ma è limitata alle partite IVA entro i 65mila euro, assoggettate ad un’aliquota del 15%. La proposta sarebbe ora di estendere questo sistema a tutti entro una data soglia di reddito.

Ecco come cambia la Flat tax nei programmi del centrodestra

La proposta radicale della Lega di Matteo Salvini è quella di estendere la flat tax del 15% a tutti i redditi, ma questa misura avrebbe un costo di ben 50 miliardi di euro l’anno, difficile da coprire.

Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi propone una via di mezzo, elevando la flat tax al 23% per qualsiasi fascia di reddito, con un costo che scenderebbe sui 30 miliardi di euro l’anno.

Più austera la proposta di Fratelli d’Italia guidato da Giorgia Meloni, che propone di applicare la flat tax solo alla frazione di reddito eccedente rispetto alla dichiarazione dell’anno prima.

Quale impatto?

Ma quale impatto avrebbe la Fat Tax sui contribuenti e chi avvantaggerebbe di più? Secondo uno studio della UIL, una Flat Tax generalizzata del 15% sui redditi fino a 55mila euro, senza alcuna detrazione e deduzione, cui si aggiunge anche la cifra derivante dalla perdita del bonus di 80 euro, andrebbe a penalizzare i redditi più bassi fino alla soglia di 26.600 euro (soglia entro la quale attualmente viene corrisposto il Bonus).

Per fare qualche esempio, un reddito di 10.990 euro lordi annui pagherebbe 1.819 euro di tasse in più, in quanto attualmente, per effetto delle detrazioni e delle deduzioni, paga un’imposta del 7,19%. Per un reddito di 17.640 euro lordi annui, questo incremento diventerebbe pari a 1.506 euro, perché paga una imposta dell’11,60%.

Sarebbero sempre penalizzati i redditi fino a 26.600 euro ed avvantaggiati i redditi superiori ai 27mila euro. La flat tax converrebbe anche ai contribuenti che non possono godere di deduzioni e detrazioni perché sono single o senza figli a a carico, senza spese mediche o interessi passivi sui mutui. La Flat Tax poi favorirebbe i dipendenti, che sono oggi più tassati dei forfettari a parità di reddito.