Irpef, ecco quando viene effettuato il rimborso in busta paga

Quando viene effettuato il conguaglio Irpef direttamente sulla busta paga dei lavoratori? Come funziona il calendario dei pagamenti delle tasse

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Quando deve essere versato il conguaglio Irpef direttamente in busta paga? Come funziona questo strumento? Ma soprattutto quali sono gli aspetti che i lavoratori devono conoscere, per non trovarsi delle spiacevoli sorprese nel momento in cui ricevono lo stipendio.

Per la presentazione della propria dichiarazione dei redditi i lavoratori ed i pensionati possono usufruire dei vantaggi del Modello 730. Questo è, in estrema sintesi, uno modello dichiarativo semplificato, che permette:

  • di ottenere i rimborsi dei crediti fiscali direttamente nella busta paga;
  • di effettuare il pagamento delle trattenute fiscali e degli eventuali conguagli direttamente dallo stipendio.

Uno dei dubbi che si pongono molti contribuenti, a questo punto, è quale sia il calendario del conguaglio Irpef: quando il sostituto d’imposta trattiene le tasse che i lavoratori devono versare, per girarle direttamente all’Agenzia delle Entrate?

Ricordiamo che i contribuenti hanno la possibilità di presentare il Modello 730 nel periodo compreso tra l’11 maggio ed il 30 settembre 2023. Ovviamente, in base alla data in cui il singolo lavoratore decide di adempiere ai propri obblighi fiscali, cambia anche la data entro la quale viene effettuato il conguaglio Irpef. Ma vediamo nel dettaglio cosa succede.

La trattenuta Irpef in busta paga

Ricordiamo che l’Irpef è, in estrema sintesi, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Questa imposta deve essere pagata da tutti i lavoratori dipendenti e dai pensionati, che siano dotati di un sostituto di imposta. In questi casi è direttamente il datore di lavoro o l’ente che eroga la pensione ad effettuare le ritenute Irpef, trattenendole direttamente dalla busta paga o dal cedolino della pensione.

Alcuni contribuenti, però, risultano essere completamente esonerati dal pagamento dell’Irpef. All’interno di questa particolare categoria di lavoratori rientrano quanti hanno un reddito minimo ed alcune categorie di pensionati. I redditi che sono esenti dal pagamento dell’Irpef sono:

  • quelli provenienti dalle pensioni, nel caso in cui il contribuente abbia un reddito annuo inferiore a 7.500 euro. Nel caso in cui il contribuente abbia un’età superiore a 75 anni, il limite per l’esenzione viene alzato ad 8.000 euro. Per godere di questa esenzione è necessario non avere altri redditi oltre a quelli derivanti dalla pensione;
  • quelli provenienti dai fabbricati, che fruttano fino a 500 euro ogni anno. O eventuali redditi da terreni che fruttano fino a 185,92 euro;
  • quelli da lavoro dipendente, che siano inferiori a 8.000 euro l’anno;
  • quelli da lavoro autonomo, purché siano inferiori a 4.800 euro l’anno.

Nel caso in cui un lavoratore dipendente dovesse conseguire nel corso dell’anno un reddito inferiore a 8.000 euro, deve informare il datore di lavoro dell’assenza di altri redditi. Quest’ultimo non dovrà applicare l’Irpef in busta paga. Lo stesso discorso vale anche per il pensionato, che dovrà avvisare l’Inps o l’ente previdenziale di appartenenza.

Le trattenute che derivano dal Modello 730

Ogni anno il contribuente è tenuto a verificare se deve presentare la dichiarazione dei redditi. Nel caso in cui il lavoratore dovesse essere in possesso di più certificazioni uniche è, senza dubbio, tenuto a presentare il Modello 730 alle scadenze annuali previste.

Il lavoratore dovrà, con ogni probabilità, provvedere a versare anche le maggiori imposte rispetto a quelle che sono state trattenute dai vari datori di lavoro. Questo si viene a verificare perché il contribuente – attraverso la busta paga – ha versato meno imposte rispetto a quelle realmente dovute. Le imposte che devono essere versate, ovviamente, derivano dalla dichiarazione dei redditi.

Il conguaglio del sostituto d’imposta

In base ai risultati che derivano direttamente dal Modello 730, i sostituti d’imposta sono tenuti a procedere con il conguaglio direttamente in busta paga. Questa operazione deve avvenire in base al momento in cui ricevono i prospetti di liquidazione direttamente dall’Agenzia delle Entrate. Le eventuali somme a debito o a credito, che possono risultare dal Modello 730, devono essere conguagliate direttamente dal sostituto d’imposta. Questa operazione deve avvenire nella prima retribuzione di competenza successiva a quella in cui il datore di lavoro ha ricevuto il 730/4.

Il sostituto d’imposta, per poter ricevere questo modello è tenuto ad indicare la sede telematica nella quale ricevere questa comunicazione. Questo particolare adempimento può essere svolto attraverso la compilazione del quadro CT all’interno della certificazione unica o attraverso la comunicazione CSO nel caso in cui questa comunicazione dovesse avvenire oltre la scadenza di presentazione della certificazione unica.

A seguito della presentazione del Modello 730, il contribuente può trovarsi in due differenti posizioni:

  • avere un credito Irpef, che gli deve essere restituito dall’Agenzia delle Entrate;
  • avere un debito d’imposta, in quale fa trattenere direttamente in busta paga.

Nel caso in cui il lavoratore si dovesse trovare in questa seconda situazione, quando si devono pagare le maggiori imposte nella dichiarazione dei redditi? Ricordiamo che le maggiori imposte, che devono versare i contribuenti, vengono trattenute direttamente dalla busta paga. Ad effettuare l’addebito per conto dell’Agenzia delle Entrate è direttamente il datore di lavoro, che lo farà sulla prima retribuzione utile successiva al ricevimento della documentazione da parte dell’Agenzia delle entrate.

Il pagamento del debito fiscale

I lavoratori dipendenti, che dovessero avere un debito fiscale, hanno la possibilità di rateizzare il proprio debito in sei rate, che vengono trattenute direttamente dalla busta paga. In una situazione simile si trovano anche quanti percepiscono una pensione, che possono rateizzare il conguaglio Irpef in 5 rate.

Nel momento in cui il contribuente trova il conguaglio delle imposte derivanti dal Modello 730, nella busta paga vengono applicate le trattenute che sono state effettuate. La data nella quale avviene questo versamento, come abbiamo visto, varia a seconda di quando è stata presentata la dichiarazione dei redditi.

Può capitare, però, che a dicembre lo stipendio di dicembre possa risultare essere inferiore a quello previsto, anche se il conguaglio è già stato fatto in precedenza. Questo avviene perché, attraverso una semplice operazione matematica, vengono confrontate le imposte pagate in anticipo nel corso dell’anno con quanto in realtà si dovrebbe allo Stato. Questo calcolo può essere effettuato unicamente con la busta paga di dicembre perché in quel momento è noto l’ammontare definitivo di tutte le retribuzioni ricevute nel corso dell’anno.

Le trattenute effettuate sulla busta paga nel periodo compreso tra gennaio e novembre, invece, sono parziali. Con la busta paga di febbraio, il datore di lavoro simula quanto dovrebbe essere il reddito del lavoratore e su questa simulazione calcola le tasse. Il risultato finale di dicembre, invece, permette di fare una trattenuta o un rimborso fiscale in base al reale reddito annuale.