La TARI è l’imposta comunale che si paga sui rifiuti. Introdotta con la legge di stabilità del 2014, questa ha sostituito la Tares e la Tarsu e deve essere pagata da tutti i soggetti che vantano un diritto reale a qualsiasi titolo su un immobile o un’area che può produrre rifiuti. Anche per gli immobili che non sono stati affittati e che non producono rifiuti, i proprietari sono tenuti a pagare questa imposta, in quanto la tassa considera solo l’eventualità di produrre i rifiuti non la produzione effettiva.
Sono le singole amministrazioni a fissare quando pagare la TARI 2021 ed in quante rate si effettua il versamento. La nuova TARI 2021 proposta dall’Arera ha lo scopo di rendere più chiaro il calcolo della tassa rifiuti.
La normativa sulla Tari la esclude per i locali e le aree inutilizzabili, poiché, dato che non possono essere sfruttati in alcun modo, non possono nemmeno produrre rifiuti. L’inutilizzabilità dell’immobile deve ovviamente essere verificata in modo oggettivo, ad esempio dimostrando che nel locale mancano collegamenti alla rete elettrica, idrica e fognaria, oppure se è inagibile o inabitabile. Un locale in cui ci sono gli allacciamenti, invece, è tassabile, anche se di fatto è inutilizzato, totalmente o per la maggior parte dell’anno.
Chi possiede una seconda casa che, nonostante sia disabitata, non è né inagibile, né inabitabile ed è collegata alle reti idriche, elettriche e fognarie, deve pagare la TARI. Se, invece, la casa è inagibile o inabitabile, ha anche diritto alla riduzione del 50% dell’Imu.
Indice
Cos’è la nuova TARI 2021
La TARI 2021 è la tassa sui rifiuti, cioè relativa alla loro raccolta e smaltimento in Italia. Introdotta dalla Legge di Stabilità 2014, la TARI ha unito le precedenti tasse del settore rifiuti-ambiente ovvero:
- Tariffa di igiene ambientale (TIA);
- Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU);
- Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES).
Ad esclusine del 2020, che con l’emergenza da Covid-19 ha visto stravolgere il calendario delle scadenze TARI, dando la possibilità di versare la TARI fino alla fine dell’anno, nella maggior parte dei casi la scadenza della TARI rimane ripartita in tre tranche:
- 1° acconto entro la fine di aprile;
- 2° acconto entro la fine di luglio;
- saldo entro la fine dell’anno.
In ogni casi, la TARI nel 2021 è dovuta dai contribuenti titolari a qualsiasi titolo di locali o aree scoperte, suscettibili di produrre rifiuti urbani.
Quando non si paga la TARI
Sono esclusi dal pagamento della TARI coloro che dimostrano l’impossibilità del locale in questione di produrre rifiuti, perché quindi non idoneo in quanto oggettivamente inutilizzabile.
Cosa succede se una casa di proprietà è disabitata? La tassa sui rifiuti non si paga, ma per poter richiedere l’esenzione è necessario che all’interno dell’immobile non ci siano utenze di gas, luce e acqua attive e non ci siano arredi. Con questi presupposti la TARI non si paga, perché di fatto la casa non è adatta ad ospitare nessuno.
Ci sono inoltre casi specifici in cui la tassa sui rifiuti si paga soltanto in parte, ovvero quando il servizio di raccolta è effettuato in violazione della legge o quando i cassonetti della spazzatura sono troppo lontani dalla propria abitazione. La TARI infatti può inoltre essere ridotta nelle zone in cui non è effettuata la raccolta e l’imposta dovuta, sulla base della tariffa deliberata dal comune, dovrà essere non superiore al 40%, da calcolare in base alla distanza dal più vicino punto di raccolta.
La TARI è dovuta nella misura massima del 20% della tariffa quando il servizio di raccolta dei rifiuti è insufficiente e quando le strade sono piene di spazzatura. Lo stesso sconto dell’80% spetta in caso di interruzione del servizio per motivi sindacali o per impedimenti organizzativi imprevedibili che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente.
TARI sulla seconda casa: si paga?
Nel caso della TARI sulla seconda casa utilizzata soltanto per pochi mesi all’anno, questa si paga, ma in misura ridotta. Per i non residenti, che vivono quindi altrove per la maggior parte dell’anno, il Comune deve applicare una riduzione dell’imposta. Solitamente sono le delibere comunali a stabilirne la percentuale nello specifico.
Anche la Legge di Stabilità 2014 sancisce, al comma 659, che il Comune può stabilire esenzioni o riduzioni nei casi di:
- abitazioni a disposizione per uso stagionale o altro uso comunque limitato e discontinuo
- locali differenti dalle abitazioni ed aree scoperte per uso stagionale o uso non continuativo, ma comunque ricorrente
- abitazioni occupate da persone che risiedono o abbiano il domicilio, per più di sei mesi all’anno, all’estero
- fabbricati rurali ad uso abitativo.
Come si calcola la TARI
La tassa sui rifiuti è composta da due voci, una che riguarda la quota fissa ed una inerente la quota variabile. I Comuni ogni anno definiscono le tariffe da applicare a seconda della destinazione d’uso, che vanno moltiplicate per i metri quadrati e, nel caso di immobili ad uso residenziale per il numero di componenti del nucleo familiare.
A contribuire all’importo della TARI sono:
- superficie in metri quadri e dati catastali, se disponibili;
- periodo di riferimento;
- nucleo familiare;
- quota fissa;
- quota variabile;
- quota provinciale 5%.
La quota fissa si calcola moltiplicando i metri quadrati dell’unità immobiliare per il numero di persone che la occupano. Per i contribuenti non residenti il numero di occupanti è così calcolato:
- 1 occupante: locali fino a 45 mq;
- 2 occupanti: locali fino a 60 mq;
- 3 occupanti: locali fino a 75 mq;
- 4 occupanti: locali oltre i 76 mq.
Alla quota fissa si somma la quota variabile che copre i costi di servizio per raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti. Il calcolo in questo caso è svolto in base alla quantità di rifiuti prodotti stabilita dalle delibere comunali in via presuntiva.
TARI, quando si paga
La scadenza per il pagamento della TARI varia a seconda del Comune, in quanto ogni amministrazione è libera di stabilire la scadenza dell’imposta e della sua dilazione in diverse rate, almeno due, di cui una successiva al 30 novembre. Per avere la certezza della scadenza, basta informarsi consultando i regolamenti del luogo di residenza/domicilio.
I Comuni comunque hanno tempo fino al 31 luglio (e non più il 30 giugno) per approvare regolamenti e tariffe della tassa sui rifiuti dovuta da chi detiene un immobile o è in affitto.
In genere il pagamento viene dilazionato in tre o addirittura quattro date, con uno, due o tre acconti e il saldo della quota dovuta al Comune a partire dall’ultimo mese dell’anno. La scadenza per il pagamento della tassa in un’unica soluzione è fissata alla fine dell’anno.
La tassa sulla spazzatura può essere pagata con modello F24 oppure tramite i bollettini postali precompilati che arrivano con la cartella di pagamento, riportanti anche le singole scadenze di ogni rata. I bollettini vengono inviati vie e-mail.
Tari non pagata, cosa succede
Chi paga la tassa sui rifiuti in ritardo rispetto alla scadenza stabilita dal proprio Comune va incontro a una sanzione che però può essere mitigata grazie all’applicazione del ravvedimento operoso, uno strumento con cui i contribuenti possono regolarizzare omissioni, errori o illeciti fiscali spontaneamente versando:
- il tributo non pagato;
- una sanzione in misura ridotta;
- gli interessi, calcolati sull’importo non pagato al tasso legale vigente.
L’importo della sanzione dipende quindi dalla data dei pagamenti della TARI. Di solito la sanzione corrisponde al 30% dell’imposta o della tassa dovuta. Se il pagamento avviene dopo soli 10 giorni di ritardo, la sanzione verrà ridotta alla metà, se il pagamento è avvenuto entro 90 giorni, quindi da 30 euro si passa a 15 e di 1/15 se il pagamento è avvenuto entro 15 giorni, quindi da 15 euro si passa a 1 euro.
Se l’importo complessivo di TARI non pagata supera i 30.000 euro si configura un reato di evasione fiscale. Sotto tale cifra invece rimane illecito tributario, punito con sanzioni molto severe.