Fisco, cosa succede se l’errore è del commercialista (recidivo): la sentenza della Cassazione

Gli Ermellini confermano che le sanzioni sono da cancellare se la colpa è del commercialista. Ma ci sono molte eccezioni

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Stop alle sanzioni per i contribuenti, anche nel caso in cui abbiano commesso errori in fase di dichiarazione dei redditi (o IVA, se dovesse trattarsi di un professionista o di un’attività produttiva). No, non si tratta di un provvedimento che, di fatto, sdogana l’evasione fiscale, ma di una sentenza della Corte di Cassazione riferita a una casistica molto particolare.

Come si legge nelle righe dell’ordinanza degli Ermellini (datata 2 marzo 2020), un contribuente può vedersi cancellare le sanzioni comminate dall’Agenzia delle Entrate. A patto però che riesca a dimostrare che abbia operato in buona fede, facendo tutto quanto nelle sue possibilità per vigilare sulle azioni del professionista cui si è rivolto. Insomma, la colpa deve ricadere interamente sul commercialista, che avrebbe agito in maniera autonoma e slegata dalla volontà del professionista. Ma procediamo con ordine e analizziamo il caso nella sua interezza.

Commercialista “infedele”, quando vengono cancellate le sanzioni per l’azienda

La parte in causa, una società a responsabilità limitata, si era vista recapitare dagli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate una cartella esattiva, con tanto di sanzioni, perché il commercialista cui si era rivolta non aveva adempiuto a tutti gli obblighi di legge. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto in pieno le tesi dell’Agenzia delle Entrate, la Commissione Regionale aveva dato ragione all’azienda, cancellando le sanzioni della cartella esattoriale. A questo punto era arrivato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, con il procedimento passato alla Corte di Cassazione.

Gli Ermellini, verificati gli atti procedurali e i documenti presentati dalle due parti in causa, hanno invece ribaltato nuovamente la decisione della CTR della Lombardia, che sarà ora chiamata a esprimersi nuovamente sul caso (in altra composizione rispetto all’occasione precedente). Secondo i giudici della Cassazione, infatti, la legislazione tributaria del nostro Paese prevede sì che le sanzioni possano essere cancellate, a patto però che il contribuente dimostri di aver operato nel rispetto della legge e il dolo sia completamente additabile al professionista. Cosa non ravvisabile nel caso in oggetto.

Sanzioni cancellate, la sentenza della Cassazione

Nonostante l’azienda avesse denunciato il professionista per la sua condotta illecita, secondo gli Ermellini non è un elemento sufficiente a dimostrare la completa estraneità dai fatti. Nella sentenza si legge che “la società contribuente non ha dimostrato il comportamento fraudolento del commercialista, né di aver assolto al proprio dovere di vigilanza, ma solo di aver presentato denuncia, per altro alcuni anni dopo”. Per questi motivi i giudici del Palazzaccio hanno sposato la tesi dell’Ufficio territoriale dell’AdE, rinviando il procedimento alla Commissione tributaria provinciale.