Caro carburante, nuovo rialzo sulle accise: cosa cambia e da quando

Il decreto legge sulle accise è ormai entrato in vigore: il governo Meloni ha ridotto lo sconto rimodulando le aliquote, vediamo cosa comporta

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Prezzo del carburante di nuovo in aumento. Lo scorso marzo il governo Draghi aveva varato la misura del taglio delle accise, che aveva permesso di calmierare i costi nei distributori di benzina, diesel e Gpl (a maggio si è poi aggiunto il metano). Adesso con il nuovo esecutivo presieduto da Giorgia Meloni il provvedimento subirà un ridimensionamento: le aliquote agevolate sono infatti state rimodulate e lo sconto è stato tagliato.

La decisione è contenuta nel decreto legge con misure urgenti in materia di accise sui carburanti e di sostegno agli enti territoriali e ai territori delle Marche colpiti da eccezionali eventi metereologici, che è già stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Le norme sono di conseguenza in vigore.

Carburante, tagliato lo sconto sulle accise: cosa cambia

Il provvedimento stabilito dal governo guidato da Mario Draghi secondo le stime del servizio studi del Senato e del servizio bilancio della Camera è costato 4,5 miliardi di euro tra il mese di marzo e il 20 ottobre. La successiva proroga al 18 novembre ha poi aggiunto ulteriori 465 milioni, portando il conto finale a circa 5 miliardi. La misura ha avuto dunque un impatto importante sulle casse dello Stato.

Adesso l’aumento del prezzo del carburante scatterà dal 1° dicembre, quando il taglio dello sconto sulle accise passerà da 30,5 a 18,3 centesimi al litro. Si tratta di un dimezzamento, che porterà conseguentemente a maggiore spese per gli automobilisti. Le nuove aliquote, salvo eventuali proroghe, resteranno valide per tutto il mese, fino alla fine del 2022.

Secondo quanto stabilito dal decreto la riduzione degli sconti non ha effetto sugli autotrasportatori, che possono usufruire di altri “regimi agevolati”. Questo per scongiurare ripercussioni sul prezzo dei beni trasportati, il cui incremento peserebbe ulteriormente sulle tasche dei consumatori accentuando l’inflazione (qui i suoi effetti).

I rincari per benzina, gasolio e Gpl

Le nuove aliquote di accisa sono state rideterminate dal governo Meloni comportando le seguenti variazioni:

Benzina

  • 478,40 euro per mille litri, a decorrere dal 19 novembre 2022 e fino al 30 novembre 2022.
  • 578,40 euro per mille litri, a decorrere dal 1° dicembre 2022 e fino al 31 dicembre 2022.

Gasolio

  • 367,40 euro per mille litri, a decorrere dal 19 novembre 2022 e fino al 30 novembre 2022.
  • 467,40 euro per mille litri, a decorrere dal 1° dicembre 2022 e fino al 31 dicembre 2022.

Gpl

  • 182,61 euro per mille chilogrammi, a decorrere dal 19 novembre 2022 e fino al 30 novembre 2022,
  • 216,67 euro per mille chilogrammi, a decorrere dal 1° dicembre 2022 e fino al 31 dicembre 2022.

Il rincaro causato dal taglio dello sconto è pari a 10 centesimi per litro (al netto di eventuali variazioni stabilite dalle compagnie che operano sulla rete) sia per la benzina che per il gasolio. Per il Gpl invece l’aumento è di 3,4 centesimi al litro.

Le critiche al provvedimento

Le critiche alla misura non sono mancate. L’Unione Nazionale Consumatori l’ha definita una “scelta kamikaze”. Prendendo in esame i dati del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), l’associazione ha reso noto che il prezzo della benzina in modalità self service a dicembre si avvicinerebbe a 1,9 euro al litro, mentre il gasolio sfonderebbe la soglia dei 2 euro. Secondo il Codacons si tratta di una “decisione assurda”, che comporterebbe un rincaro da 146 euro annui a famiglia per i costi diretti dei rifornimenti.