Ue boccia il piano Piantedosi sulle Ong: la richiesta è chiara

L'Ue, tramite il Consiglio d'Europa, ha deciso di bocciare il piano del ministro Piantedosi sulle Ong: direttiva da rivedere o abolire

La direttiva di Matteo Piantedosi contro le Ong era stata una delle prime mosse del neo ministro degli Interni appena preso l’incarico al Viminale, un piano che però non è mai piaciuto a chi, dall’Europa, ha gli occhi puntati a quanto succede al largo delle coste italiane. La proposta del blocco delle Ong e degli sbarchi in porti considerati sicuri e il più delle volte parecchio distanti dal luogo di salvataggio, infatti, hanno creato non poche tensioni nell’Ue, col Consiglio Europeo che ha deciso di bocciare il piano Piantedosi avanzando chiare richieste all’Italia.

Ue bocca il piano Piantedosi sulle Ong

Il tema dell’immigrazione nel continente è da sempre stato uno degli argomenti più spinosi e complicati da gestire negli ultimi anni, con diversi esecutivi che hanno provato a opporsi e a mettere un freno agli sbarchi in Italia. Un tentativo messo subito in atto anche dal governo Meloni, che giorni prima dell’insediamento ufficiale col giuramento davanti al presidente Mattarella, aveva prodotto la direttiva sulle Ong per mano del ministro Matteo Piantedosi.

Più volte rivista e rivalutata dopo le tensioni conseguenti, il titolare del Viminale ha però subito nelle scorse ore il no più pesante, quello dell’Unione Europea che sembra avere bocciato in via definitiva un piano che metterebbe a serio rischio la vita dei migranti. Alla vigilia dell’atteso Consiglio europeo sull’immigrazione, in cui la premier Meloni riproporrà sul tavolo dei 27 Stati membri dell’Ue le richieste italiane per la gestione dei flussi, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic ha infatti alzato il polverone sulla direttiva italiana, accusando Piantedosi di prolungare le sofferenze dei migranti (qui vi avevamo parlato dell’approvazione del codice Ong).

Mijatovic ha quindi chiesto all’Italia di ritirare o almeno di rivedere il decreto le cui disposizioni, secondo la commissaria, “potrebbero ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle Ong e quindi essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale”. Per Mijatovic, poi l’associazione di porti di sbarco lontani “prolunga le sofferenze delle persone salvate in mare e ritarda indebitamente la fornitura di un’assistenza adeguata a soddisfare i loro bisogni primari”.

Piantedosi difende la sua direttiva

In Consiglio non è mancato il botta e risposta, con il ministro Piantedosi che ha replicato a tono alle richieste dell’Ue. Secondo il titolare del Viminale, infatti, l’operato delle Ong “si pone al di fuori delle fattispecie previste dalle Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare o generando nei trafficanti di esseri umani l’aspettativa di un sicuro e immediato intervento appena al largo delle aree di partenza” .

Piantedosi ha quindi aggiunto che i timori del Consiglio d’Europa sugli effetti del decreto sono infondati perché “le nuove disposizioni non impediscono alle Ong di effettuare più interventi di salvataggio né le obbligano a ignorare eventuali richieste d’aiuto se hanno già preso a bordo altre persone” (qui vi avevamo parlato della stretta del Governo su migranti e ong). Il ministro, infatti, ha sottolineato che la norma intende evitare “la sistematica attività di recupero dei migranti nelle acque antistanti le coste libiche e tunisine al fine di condurli esclusivamente in Italia senza alcuna forma di coordinamento”.

Sulle accuse riguardanti la lontananza- forse voluta- dei porti sicuri, il ministro ha spiegato che la decisione è ricaduta in questa organizzazione “per l’imprescindibile necessità di operare una più equa redistribuzione tra le Regioni non tanto dei migranti quanto degli oneri organizzativi e logistici correlati alla gestione degli sbarchi”.