Ucraina contro Russia, sta per scatenarsi la guerra aerea?

Mentre l'Occidente discute sull'invio di jet F-16 a Kiev, l'Ucraina si prepara a fronteggiare la Russia anche nei cieli. Come sono messe le due flotte aeree?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Se ne parla da tempo, e ora con la primavera il momento clou sembra arrivato: Ucraina e Russia stanno per scatenare una battaglia nei cieli, impiegando le forze aeree che finora sono state utilizzate col contagocce. Con, a proposito di gocce, una che sembra destinata a far traboccare il vaso: la conquista di Bakhmut sbandierata dalla Russia (del suo valore simbolico avevamo parlato anche qui).

Dopo un momento in cui la situazione sembrava sbloccata, gli Stati Uniti hanno continuato invece a bloccare la consegna di caccia F-16 a Kiev. Un copione già letto e riletto, visto che la prima richiesta ufficiale ucraina in tal senso risale a oltre un anno fa. La necessità di difendere adeguatamente lo spazio aereo del Paese invaso si fa però sempre più impellente. Considerando anche che la Russia comincia a minacciare anche i cieli con la sua flotta aerea, finora sostanzialmente tenuta a riposo.

Intanto l’esercito è in crisi nera: ecco la minaccia che fa tremare Putin.

Verso una guerra nei cieli?

L’Ucraina vuole gli F-16 per vincere la guerra. E gli esperti della Difesa concordano: i sistemi Patriot, forniti dagli Usa dopo un altro tira e molla durato mesi, non bastano più. Mosca continua a bombardare le città ucraina, inclusa la capitale, arrecando altri danni gravissimi alle infrastrutture. Per non parlare della tragedia umana. L’arrivo degli aerei da combattimento multiuso di fabbricazione americana risulterebbe un “investimento bellico” per Kiev, che in questo modo potrà difendersi dai raid russi anche in futuro.

Questo fatto presuppone uno scenario che la Nato non vuole sia descritto a voce troppo alta: la guerra potrebbe durare ancora anni e, nel caso di un armistizio, potrebbe scoppiare di nuovo. In soldoni: a livello bellico Kiev pensa a lungo termine, Washington no (per scelta). I sistemi di contraerea, i droni, i missili e i cacciabombardieri sono impiegati sempre più: un segnale, secondo gli analisti, di imminenti e massicce offensive di terra. E con le offensive di terra arriva la copertura da parte delle forze aeree.

“Quando i nostri piloti conosceranno gli F-16 e quando questi velivoli appariranno nei nostri cieli, avrà importanza non solo per l’Ucraina. Sarà un momento storico per l’intera architettura della sicurezza in Europa e nel mondo”, aveva detto Zelensky durante il vertice del G7 in Giappone. Poi di nuovo lo stallo da parte occidentale, con però delle spinte, tra cui anche quella del Governo Meloni, per inaugurare almeno l’addestramento dei piloti ucraini sui nuovi jet di quarta generazione. “L’Italia può fare la sua parte più e meglio di altri, nella coalizione nata per aiutare gli ucraini ad acquisire gli F-16. In particolare Meloni, dando la disponibilità italiana alla formazione dei piloti, interpreta correttamente una delle qualità in cui eccelle il nostro Paese: l’addestramento”, ha affermato l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa.

Un’intenzione di fatto confermata anche da Joe Biden. Come per i Patriot, gli Himars e per i carri armati Leopard, però, tra il dire e il fare c’è di mezzo il legiferare. E la volontà statunitense di non entrare in un conflitto diretto con la Russia, visto come l’inizio della Terza Guerra Mondiale e della temutissima escalation nucleare.

Perché l’Occidente non ha ancora fornito gli F-16 all’Ucraina

Lo abbiamo visto: Biden non vuole “scarponi” americani sul terreno ucraino, tantomeno scarponi di piloti americani. Secondo fonti di intelligence, l’addestramento di piloti ucraini all’uso di F-16 sarebbe già cominciato nelle basi alleate in Polonia. Ma è una pratica che richiede molti mesi di preparazione, e la guerra non aspetta che i difensori siano pronti. Dall’altra parte c’è una Russia che sta approntando una flotta aerea che potrebbe definire in maniera decisiva il corso del conflitto.

L’evoluzione dello scontro bellico sul terreno è il parametro primario con cui la Nato giustifica il cambiamento delle proprie posizioni nei confronti di Kiev. Possibile dunque che lo stallo sugli F-16 si risolva nelle prossima settimane, quando i combattimenti tra i due schieramenti si faranno più violenti. Attualmente l’esercito ucraino ha a disposizioni modelli Mig-29 e Su-27 di epoca sovietica, meno avanzati ma che svolgono missioni analoghe. Il radar dell’F-16 è in grado di vedere di più e più lontano, consentendo di “ingaggiare” gli aerei avversari a distanze maggiori. I nuovi caccia sono inoltre dotati di missili che non richiedono che l’aereo mantenga l’aggancio radar per colpire il bersaglio (una capacità che la Russia attualmente invece possiede). Gli F-16 possono anche lanciare bombe di precisione guidate da laser, GPS e sistemi di puntamento avanzati, e sono in grado di puntare e distruggere i radar nemici a terra meglio degli attuali caccia ucraini. Una potenza di fuoco notevole, che l’Occidente non sembra convinta di mettere a disposizione perpetua del Paese invaso.

Intanto il Regno Unito e i Paesi Bassi si muovono per formare una “coalizione internazionale” per procurare i jet all’Ucraina e gli Stati Uniti autorizzeranno i loro alleati a inviare gli F-16 e a contribuire all’addestramento dei piloti, segna un netto cambiamento rispetto alla situazione di stallo della primavera e dell’inverno.

L’importanza degli aerei militari in guerra

Che la componente aerea dell’esercito sia essenziale per determinare l’esito del conflitto lo dice, ancora una volta, la storia. La guerra nel Donbass si è aperta con uno “squillo” nei cieli, nell’ormai lontano 2014. Anche all’epoca il tentativo russo, e delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, di imporre il proprio controllo su parte dello spazio aereo ucraino si è conclusa (temporaneamente) con l’abbattimento accidentale del volo di linea MH-17.

Subito dopo l’invasione del 22 febbraio 2022, con la guerra lampo è fallito anche un altro piano dei russi: distruggere a terra i caccia ucraini e sopprimere radar, basi e difese aeree, a causa degli avvertimenti difensivi di marca occidentale e un efficace piano di evacuazione delle forze aeree di Kiev. Mosca ha però a disposizione aerei tecnologicamente più avanzati di quelli di era sovietica impiegati dall’aeronautica ucraina. Il loro scarso impiego da ambo le parti è dovuto principalmente al massiccio uso di sistemi antiaerei a corto e medio raggio.

L’estrema pericolosità dei jet militari la si evince anche dalla proliferazione di sistemi antiaerei: gli S-400 e i BUK M-2 da lato russo e i (pochi) Aspide e NASAMS da lato ucraino. Essendo costretti a volare molto bassi per non farsi individuare dai radar avversari, le missioni che possono danneggiare pesantemente il nemico sono di fatto non attuabili. Il supporto alle truppe di terra può avvenire solo tramite stand-off, vale a dire il lancio di missili a distanza invece di un attacco frontale.

Una situazione che avvantaggia la Russia, che di fatto in questa guerra “novecentesca” (di logoramento e anacronistica per molti aspetti, come abbiamo spiegato qui) gode di tutti i vantaggi di quelli che tecnicamente sono definiti “difensori”. Un paradosso, per chi invece è invasore, ma tant’è: i russi hanno stabilito roccaforti e protezioni di trincea nel Donbass e nel sud dell’Ucraina, rafforzando la propria posizione. In questo tipo di guerra, come nel primo conflitto mondiale, chi attacca è svantaggiato, perché si vede arrivare addosso tutta la potenza di fuoco ben posizionata dell’avversario. E gli ucraini devono attaccare, se vogliono riprendersi i territori occupati dai russi. L’impiego massiccio delle forze aeree potrebbe spezzare questo stallo e dare uno slancio deicisivo alla controffensiva ucraina o alla “difesa” russa.