Ucraina, allarme per l’offensiva russa: ecco dove attaccherà

Nei giorni in cui la battaglia per Mariupol vive il suo momento decisivo, Mosca prepara una nuova operazione in diversi punti strategici. A partire da Est

La guerra in Ucraina sembra davvero non conoscere tregua. Mentre la battaglia per il controllo della devastata città di Mariupol continua, dimostrandosi sempre più decisiva per le parti in conflitto, la Russia si prepara a una nuova offensiva su vasta scala.

Secondo fonti del Pentagono, Mosca potrebbe attaccare l’Ucraina con rinnovata forza già questa settimana. L’operazione si scatenerebbe non solo nell’Est del Paese, ma anche in altre zone molto importanti dal punto di vista strategico.

Non solo Donbass, l’ipotesi di Usa e Regno Unito

In un clima diplomatico sempre più teso, col presidente ucraino Zelensky a ribadire che “l’eliminazione” delle ultime truppe che difendono Mariupol porrebbe fine ai colloqui di pace, il Cremlino sembra per nulla orientato alla distensione (qui spieghiamo il piano di Putin per aggirare le sanzioni e avere così i soldi per la guerra). Al contrario, secondo gli Stati Uniti si preparerebbe a una nuova offensiva su molteplici direzioni. A cominciare dal fronte “principe”, cioè quello del Donbass.

Quello orientale non è però l’unico fronte rovente delle ultime ore. A confermarlo è l’intelligence militare britannica, secondo cui le forze russe continuano a dispiegare e spostare truppe, mezzi e equipaggiamento dalla Bielorussia verso l’Ucraina orientale, tra cui le zone di Kharkiv e Severdonetsk.

Nonostante le operazioni russe si stiano concentrando a Est, per Londra però “l’obiettivo finale di Mosca rimane lo stesso: costringere l’Ucraina ad abbandonare il suo orientamento euro-atlantico e a riaffermare il suo predominio in tutta la regione”. Un obiettivo che richiederebbe attacchi simultanei in più punti del Paese. A tal proposito, lo Stato Maggiore ucraino sta analizzando le informazioni in suo possesso in merito ai preparativi di un’operazione di sbarco dei russi.

Il piano di Putin: la seconda fase della guerra

L’affondamento dell’incrociatore Moskva nel Mar Nero (perché la vicenda della nave Moskva cambia la guerra: la minaccia nucleare “possibile”) avrebbe provocato la violenta reazione dei russi e un conseguente inasprimento delle azioni di guerra contro le principali città ucraine. Ne sono un tragico esempio i continui bombardamenti e le esplosioni nelle regioni di Kiev, Kharkiv e, per l’appunto, a Mariupol.

Il ritiro delle truppe di Mosca dalla regione di Kiev ha invece posto fine alla prima fase della guerra, secondo la strategia di Vladimir Putin. La seconda fase riguarda per l’appunto il Donbass, definito “l’obiettivo principale” dal ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu.

L’intento russo in questa nuova fase sarebbe quello di cercare di accerchiare le truppe ucraine del Joint Forces Operations con una manovra a tenaglia ad Ovest delle posizioni dei difensori, tra il Donbass e il fiume Dnepr. Come riporta Fanpage, l’avanzata russa lungo questa direttrice trova un grande ostacolo naturale nel fiume Seversky Donets. Lo Stato maggiore occupante ha dunque deciso di impiegare ingenti squadre ingegneristiche incaricate di progettare ponti per il passaggio delle truppe e dei mezzi pesanti.

Dove attaccherà la Russia?

Gli esperti sembrano aver individuato il luogo più papabile per un nuovo imponente attacco russo: la testa di ponte creata a fine marzo sulla sponda meridionale del fiume Seversky Donets, nella regione di Izyum. Un avamposto che è stato poi fortificato in vista dell’offensiva.

La tattica russa coinvolge però anche altri punti. Uno di questi è quello sud-orientale, dove le truppe occupano le regioni di Donetsk e di Zaporozhya. Da queste zone i contingenti russi dovrebbero risalire verso Nord, andando incontro al gruppo proveniente da Izyum e completare, secondo i piani del Cremlino, l’accerchiamento delle forze ucraine. A quel punto la guerra sarebbe a una svolta potenzialmente definitiva (ci sarebbe una data precisa per la fine della guerra, ne abbiamo parlato qui).

Al momento il grosso delle forze russe si sta rapidamente concentrando ancora una volta sul fronte orientale, a partire da una serie di elicotteri d’attacco schierati al confine. L’esercito di Mosca sta formando le linee d’assalto, per quello che viene considerato da molti lo scontro cruciale della guerra. Secondo gli analisti militari del New York Times, potrebbero passare settimane prima che la Russia completi il consolidamento delle sue forze. Quando tutto sarà pronto, però, l’offensiva sarà “lunga e molto, molto sanguinosa”.

L’Est ucraino è in subbuglio: cosa succede

Nelle aree orientali dell’Ucraina occupate dai russi si sono tuttavia verificati episodi “inusuali” e certamente destabilizzanti. È cresciuta infatti la tensione fra i contingenti inviati da Mosca e le milizie separatiste locali, arrivando addirittura a provocare scontri a fuoco fra le due forze militari teoricamente alleate.

Pur provenendo da fonti istituzionali, va ricordato che questa guerra si combatte ferocemente anche sul campo della propaganda. La notizia, pertanto, va ancora verificata con cautela. Una cosa però sembra certa ormai da giorni: “l’operazione militare speciale” lanciata dalla Russia nelle regioni orientali dell’Ucraina è sempre meno popolare anche all’interno della stessa comunità russofona.

A rafforzare questa convinzione sono anche alcuni tweet del capo negoziatore ucraino, Mikhailo Podolyak. Il consigliere del presidente riporta infatti la notizia di un arruolamento forzato nel Donbass per tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni d’età. Alla base della decisione ci sarebbe, tra le altre cose, una certa “insoddisfazione” dei russi per il contributo fornito dalle milizie locali.

Il morale nell’esercito russo

Le reclute vengono poi catapultate in prima linea senza addestramento e senza un adeguato equipaggiamento, aumentando la sensazione di servire alla causa come “carne da macello” da sacrificare per identificare le postazioni ucraine. “Le illusioni sui russi sono svanite fra i residenti, quando l’Ucraina li libererà tornerà la pace”, ha affermato Podolyak. Se da un lato Kiev continua a sottolineare il “basso morale” delle truppe russe, dall’altro però non nasconde che esse “sono state comunque in grado di accumulare scorte significative di munizioni”.

Anche nell’ultimo bollettino dello Stato maggiore ucraino si legge che tra le fila russe “la condizione morale e psicologica resta bassa. L’esercito di Mosca si lamenta costantemente della mancanza di rotazione, dell’equipaggiamento costantemente guasto, della qualità del carburante e del cibo“.

La situazione attuale e gli scenari

La strategia russa sembra dunque proseguire sullo “scontro a tutto campo”, come ben dimostrano gli ultimi avvenimenti bellici che neanche la Pasqua è riuscita a contenere. Oltre all’assedio finale a Mariupol, Mosca ha annunciato di aver distrutto gli edifici di produzione di uno stabilimento di veicoli blindati a Kiev e di un impianto di riparazione militare a Mykolaiv, non lontano da Odessa.

Se si osserva la cartina degli scontri, si può notare una striscia di fuoco che va da Sumy e Kharkiv, nel Nord-Est, prosegue per Donetsk e Lugansk e arriva fino a Kherson e Mykolaiv. Questo dimostrerebbe una volta in più la volontà russa di circondare le difese ucraine, costringendole in una morsa che li taglia fuori dai rifornimenti provenienti dai grandi centri industriali e militari dell’Est e dal Mar Nero. Al contempo non vengono risparmiati attacchi su centri centro-occidentali come Oleksandria, dove le bombe lanciate sull’aeroporto hanno provocato diverse vittime.

Intanto la distruzione non accenna a fermarsi (qui abbiamo parlato del piano della Nato per scongiurare una Terza guerra mondiale). Sul campo si sono registrati attacchi missilistici anche su Brovary, cittadina a circa 40 chilometri a Est di Kiev, che “ha danneggiato infrastrutture”. Secondo il sindaco di Irpin, una delle città martiri dell’Ucraina, dall’inizio del conflitto oltre il 70% dei centri urbani del Paese ha subìto danni a causa dei bombardamenti russi.