Tracce di gas Sarin in Ucraina, cos’è e perché è pericoloso

La sostanza sarebbe stata rinvenuta nella regione di Sumy. Il suo utilizzo è stato proibito da Convenzioni internazionali alle quali ha aderito anche la Russia

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La guerra in Ucraina assume contorni sempre più tragici. Mentre si susseguono senza sosta i bombardamenti russi sulle città, spunta anche un altro allarme per i civili ucraini: l’utilizzo di armi chimiche.

Nel villaggio di Bilka, completamente distrutto dopo essere stato occupato e poi abbandonato dalle truppe di Mosca, sarebbero state ritrovate tracce di diverse sostanze velenose. È quanto afferma il sindaco di Trostianets, Yuriy Bova, parlando alla radio ucraina e scagliandosi contro il presidente russo Vladimir Putin, che tra le altre cose ha anche una taglia sulla testa. Quello che preoccupa di più gli ucraini è in particolare un gas rinvenuto tra le macerie nella regione di Sumy: il temuto Sarin.

Cos’è il gas Sarin e quanto è pericoloso

Il Sarin è un gas nervino con effetti paralizzanti, classificato come arma di distruzione di massa. Si tratta di un veleno 26 volte più letale del cianuro. Anche a concentrazioni molto basse, la morte può sopraggiungere entro dieci minuti dall’inalazione diretta. La sostanza provoca il soffocamento per paralisi respiratoria, a meno che gli antidoti non vengano somministrati rapidamente.

Chi invece immette nell’organismo una dose non letale del gas, ma non si sottopone a cure mediche immediate, può riportare danni neurologici permanenti. Secondo InformNapalm, è per questo motivo che ai soldati russi sarebbero state consegnate fiale di atropina, l’antidoto principale al Sarin assieme alla pralidossima. Una precauzione che potrebbe comunque non bastare, visto che un’adeguata concentrazione di vapori è in grado di attraversare la pelle rendendo non sufficiente perfino l’uso di una maschera antigas.

Come gli altri agenti nervini, il Sarin colpisce il sistema nervoso in particolare di mammiferi e uccelli. La sua azione è spietata in quanto neutralizza l’acetilcolinesterasi, un enzima molto importante per i neuroni. Esso è adibito infatti a degradare l’acetilcolina, un neutrotrasmettitore che dovrebbe essere eliminato dopo l’uso. In assenza di acetilcolinesterasi, l’acetilcolina non viene eliminata e si accumula nello spazio intersinaptico. In poche parole: quest’azione antagonista impedisce la trasmissione dell’impulso lungo le fibre nervose, danneggiando il loro funzionamento e dando luogo a una serie di effetti a cascata.

L’utilizzo del Sarin in guerra, quando è stato proibito

L’11 aprile, i combattenti del Reggimento Azov avevano affermato che gli invasori russi hanno lanciato su Mariupol una sostanza velenosa di origine sconosciuta da un drone. In quell’occasione tre persone sono rimaste ferite e accusavano insufficienza respiratoria.

Non si conosce il quantitativo effettivo di Sarin presente negli arsenali russi, dato che ufficialmente il gas è stato bandito da Mosca con l’adesione alla Convenzione sul bando delle armi biologiche del 1972 e a quella sulle armi chimiche del 1993.

Tuttavia, secondo gli Stati Uniti e la Nato, la Russia avrebbe continuato a portare avanti programmi di armamenti, ad esempio testate missilistiche, che includono anche l’impiego del Sarin. In passato la Federazione Russa è già stata accusata di aver usato armi chimiche in Siria, dove avrebbe colpito i civili contrari al regime di Bashar al-Assad in almeno 300 attacchi.

La differenza tra armi biologiche e armi chimiche

Occorre precisare che il gas Sarin è inserito nella categoria delle armi chimiche. Queste si differenziano profondamente dalle armi biologiche, le quali si basano su agenti patogeni già esistenti in natura come batteri, funghi, virus e altre tossine.

Entrambe le armi sono bandite ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche (Cwc), entrata in vigore il 29 aprile del 1997 e attuata dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw). Ne fanno parte 193 Stati, i quali devono comunicare quali e quante armi chimiche possiedono e le devono distruggere sotto la supervisione dell’Opcw.

La Russia ha completato la distruzione del 100% delle sue 40mila tonnellate di armi chimiche nel 2017, come ha certificato la stessa organizzazione. L’Occidente tuttavia avverte che il Cremlino potrebbe utilizzarle durante la guerra in Ucraina. Un’accusa che ha provocato la pronta replica di Mosca, secondo cui gli Stati Uniti avrebbero sviluppato armi di questo tipo in laboratori ucraini.