Shanghai apocalittica: perché questo è un “lockdown senza precedenti”

26 milioni di cittadini a Shanghai sono in lockdown. Condizioni estreme, ecco cosa sta succedendo, e perché l'economia mondiale rischia di rallentare bruscamente

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Miriam Carraretto

Giornalista di attualità politico-economica

Da vent'anni giornalista e caporedattrice per varie testate nazionali, è autrice di libri e contributi su progetti di sviluppo in Africa e fenomeni sociali.

26 milioni di cittadini a Shanghai sono in lockdown. Tre settimane di blocchi totali, di tagli radicali al lavoro, ai settori economici di base e alla distribuzione, hanno messo a dura prova le forniture di cibo e di beni di prima necessità. La situazione nella città più grande della Cina, terza al mondo, dove i residenti sono stati letteralmente rinchiusi nelle loro case, è talmente radicale da essere stata persino etichettata come un “disastro umanitario” dal direttore dell’Australian Strategic Policy Institute, Michael Shoebridge.

Cosa sta succedendo a Shanghai

Un evidente “fallimento del governo cinese“, che con la sua politica zero Covid, non rimodellata, a differenza di quanto le autorità dicevano settimane fa, ha portato la megalopoli cinese, cuore pulsante dell’economia mondiale, a tremare. Anche se i numeri dei nuovi contagi sono davvero risibili, la tolleranza zero non fa sconti a nessuno.

I nuovi casi accertati lunedì erano 994, mentre i positivi asintomatici sono 22.348, secondo i dati diffusi dalle autorità locali. A livello nazionale, invece, la Cina ha registrato 1.251 contagi complessivi, di cui 171 nel Jilin, 21 nell’Hainan, 16 nel Guangdong, 14 nel Jiangsu e 11 nello Zhejiang. Per darvi un confronto, in Lombardia ci sono stati nello stesso giorno 2.560 nuovi contagi.

La maggior parte dei negozi locali è stata chiusa, ma le operazioni online sono continuate per garantire la logistica, anche se la situazione è complicatissima. I residenti sono rimasti senza acqua e cibo in molte parti della città, i medicinali scarseggiano, sono scoppiate piccole rivolte e i negozi alimentari e le farmacie sono state letteralmente prese d’assalto e depredate.

Il fallimento della politica zero Covid

Mentre 52 milioni di cinesi di età superiore ai 60 anni non sono vaccinate, i positivi continuano ad essere portati via a forza dalle loro famiglie.

Ha fatto il giro del mondo il video del piccolo separato dai genitori perché positivo, avvolto in un tutone bianco anti-Covid extra large, mentre cammina perso verso il furgone che lo porterà nel Covid hospital a cui è stato indirizzato. Anche i neonati vengono strappati via ai genitori, politica che in molti stanno definendo “brutale”, da parte della polizia e delle agenzie di sicurezza cinesi.

I residenti di Shanghai hanno pubblicato video di droni e “cani robot” che raccontano alle persone come comportarsi per rispettare il lockdown e non sgarrare. Tantissime case sono state sigillate. In alcuni casi, soprattutto in presenza di persone positive, le autorità hanno usato i lucchetti delle biciclette per bloccare le porte delle case da fuori.

L’inviato della Cnn David Culver ha riferito che la Shanghai di oggi è peggio di Wuhan nel 2020. “Se avete pensato che Wuhan nel 2020 fosse una brutta situazione, benvenuti a Shanghai nel 2022” ha detto, descrivendo un “lockdown senza precedenti“, e raccontando che le autorità sanitarie sono arrivate a casa sua e hanno sigillato la porta con del nastro adesivo. “Non posso uscire, a meno che non voglia rischiare delle sanzioni”, ha denunciato il giornalista.

Quali lavoratori sono più colpiti dal lockdown

Mentre Pechino potrebbe stringere un asse pro nucleare con la Russia di Putin, con risvolti pericolosissimi (ne abbiamo parlato qui), le dure restrizioni imposte nell’ambito della politica zero Covid del governo non colpiscono però tutti i lavoratori allo stesso modo.

Mentre i colletti bianchi delle grandi aziende tecnologiche hanno potuto in gran parte lavorare da casa in smart working durante il lockdown, i colletti blu, il cui reddito è legato al loro lavoro nelle strade e sulle linee di produzione, hanno dovuto affrontare decisioni difficili.

Dipendenti di fabbrica, magazzinieri e turnisti temporanei, come guardie di sicurezza o smistatori di merci, sono stati tutti colpiti dalle ondate di restrizioni dal 2020 ad oggi. “L’intera catena di produzione sta affrontando la dura pressione delle politiche di blocco”, ha spiegato Aidan Chau, ricercatore al China Labour Bulletin a Hong Kong.

A pagare un prezzo carissimo sono proprio i gig worker, gli appaltatori indipendenti, i lavoratori delle grandi piattaforme online che tengono in piedi il mondo, delle ditte a contratto, quelli a chiamata o temporanei. Alcuni dormono per strada, mentre gli operai delle fabbriche faticano a sopravvivere. Dopo più di due anni di politiche cinesi super restrittive, le “colonne” umane della gig economy hanno finalmente denunciato la situazione, che va ad aggiungersi all’imprevedibilità di un lavoro già estremamente precario.

Il lockdown generalizzato in tutta la città ha rapidamente appiattito la catena di approvvigionamento alimentare di Shanghai, ha affermato il vicepresidente della divisione commerciale e logistica della Camera di commercio generale cinese Tao Jun. Si è passati a un sistema di distribuzione diretto regionale, dal consueto sistema di prodotti agricoli all’ingrosso e marginale che va dagli agricoltori ai supermercati e dagli e-commerce alle famiglie.

Arriva anche la nuova variante Xf

Il Dipartimento di Stato americano intanto ha ordinato a tutto il suo personale non essenziale di lasciare Shanghai, mossa che Pechino ha subito condannato, definendola “una politicizzazione e una strumentalizzazione della questione”, ha chiosato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian.

Tutto questo mentre, in Italia, per la prima volta è stata sequenziata un’altra nuova variante: non Xe, che era appena arrivata nel nostro Paese, ma Xf, isolata in Emilia-Romagna.

Si tratta di una sorta di mix fra la variante Delta e la Omicron (qui come sono cambiati i sintomi con Omicron 2), ha spiegato a LaPresse il direttore del laboratorio di Pievesestina, a Cesena, Vittorio Sandri, che l’ha individuata. “La variante è stata isolata in un campione raccolto il 4 aprile durante una Interflash Survey, come definisce l’Istituto Superiore di Sanità la sorveglianza su campioni particolari. In questo caso il paziente su cui è stato prelevato il campione era gravato da una comorbilità importante”.