La Russia sequestra una nave italiana: ecco cosa è successo

Il mercantile Tsarevna è bloccato nel porto di Mariupol col suo prezioso carico di acciaio. Sarebbe dovuto partire alla volta del nostro Paese, ma la situazione è precipitata

Il conflitto russo-ucraino coinvolge il mondo intero, fin dal primo giorno dell’invasione il 24 febbraio. Lo sanno bene gli ucraini, che l’orrore della guerra continuano a subirlo tragicamente. Lo sanno bene i russi, e lo sa bene anche l’Italia, che si è schierata convintamente contro l’aggressione di Mosca. Le relazioni con la Russia ne sono uscite inevitabilmente compromesse, come dimostra il caso della nave cargo Tsaverna, o Tzaverna.

Il caso della Tsarevna: cosa è successo tappa per tappa

Il mercantile è fermo nel porto ucraino di Mariupol dal primissimo giorno di guerra. Solo due giorni sembrava che riuscisse a partire alla volta del porto di Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, con il suo prezioso carico di 15mila tonnellate d’acciaio prodotte dall’acciaieria Azovstal prima dell’attacco russo (a proposito di Mar Nero, qui parliamo dell’Isola dei Serpenti: cos’è e perché è così importante).

Il 20 maggio la città portuale cade però definitivamente in mano russa. Dopo appena dieci giorni la repubblica popolare autoproclamata di Donetsk annuncia che una nave carica di acciaio parte alla volta della città russa di Rostov, sul fiume Don. Il leader dell’entità filorussa Denis Pusilin pubblica addirittura un video di 3 minuti che mostra la partenza del natante.

Il 31 maggio lo stesso Pusilin riferisce che la nave con a bordo 2.500 tonnellate è stata “nazionalizzata” dal governo separatista di Donetsk. “Nell’Impero russo la costruzione del porto di Mariupol ha contribuito allo sviluppo industriale della nostra regione. Sono certo che anche ora la sua riapertura contribuirà ad accelerare la ripresa e la crescita economica” (qui parliamo dell’embargo al petrolio russo e del sesto pacchetto di sanzioni Ue contro Mosca).

Di chi è la Tsarevna e quanto vale il suo carico

La conferma del blocco e della nazionalizzazione è stato arrivato anche da Augusto Cosulich, proprietario della nave e amministratore delegato del gruppo genovese Fratelli Cosulich. La denuncia dell’armatore è chiara: “La Russia vuole nazionalizzare la nostra nave general cargo Tzarevna. La Repubblica di Donetsk si vuole impossessare della nave e del carico come ci è stato notificato per ora solo verbalmente”. La Tsarevna vale 9 milioni di dollari, e trasporta merce (acciaio semilavorato) per 12 milioni.

“Hanno già portato via due navi, e il nuovo governo della Repubblica del Donetsk potrebbe portare via anche la nostra. È un furto legalizzato“, ha dichiarato ancora Cosulich. L’armatore ha precisato che la nave batte bandiera maltese: “Io sono Console di Malta in Italia, per cui ci siamo già mossi per avviare una formale protesta diplomatica”.

Una soluzione diplomatica è possibile?

Va innanzitutto sottolineato che la nave cargo non gode di una copertura assicurativa che preveda i rischi connessi a una guerra. “Il nostro agente locale ci ha detto che qualcuno si è presentato a nome della Repubblica del Donetsk e avrebbe fatto un’offerta per acquistare la nostra nave, ma a un valore ridicolo”, ha raccontato Cosulich.

Nonostante la denuncia dell’armatore, una risoluzione per via diplomatica appare complessa (qui abbiamo parlato del piano in 4 tappe dell’Italia per porre fine alla guerra). La dichiarazione di nazionalizzazione della nave è stata avanzata da un’entità separatista non riconosciuta internazionalmente. Non proviene né dall’Ucraina, alla quale appartiene legittimamente la zona di Donetsk, né dalla Russia, che di fatto controlla la repubblica autonoma. Una trattativa ufficiale diretta coi separatisti filorussi è pertanto una missione quasi impossibile.