Russia, rischio guerra civile? Che fine farà Putin dopo il referendum

Dopo la chiamata di Putin alla "mobilitazione parziale" sono tanti gli equilibri in gioco, in Russia e fuori. Quali scenari ci attendono

Foto di Miriam Carraretto

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La mobilitazione parziale delle truppe di riserva da parte della Russia evidenzia un crollo del suo esercito in Ucraina. A dirlo, senza mezzi termini, il presidente ucraino Volodomyr Zelensky. “L’Ucraina è riuscita a cambiare il corso della guerra in modo che ogni occupante, anche il più inadeguato, sentisse che possiamo vincere e ci stiamo muovendo verso la vittoria”, ha detto in una nota.

“La decisione della Russia sulla ‘mobilitazione parziale’ è una franca ammissione che il loro esercito regolare, che è stato preparato per decenni a conquistare un Paese straniero, non ha resistito e si è sgretolato. E ora, a causa della mobilitazione, la guerra della Russia contro l’Ucraina per la maggior parte dei cittadini russi non è qualcosa in TV o su Internet, ma qualcosa che è entrato in ogni casa russa” (cos’è la mobilitazione parziale e chi dovrà combattere lo abbiamo spiegato qui).

La mobilitazione parziale segue l’inatteso successo della controffensiva dell’Ucraina nella regione orientale di Kharkiv, che è stata quasi completamente liberata dalle truppe russe all’inizio di questo mese. E potrebbe di gran lunga cambiare le sorti del conflitto.

Come si sta muovendo davvero la Russia per al mobilitazione del suo esercito

Mercoledì, in un discorso televisivo, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la mobilitazione di 300mila uomini per “proteggere la nostra patria, la sua sovranità e integrità territoriale e per garantire la sicurezza del nostro popolo e del popolo nei territori liberati” dell’Ucraina.

Ma la cifra reale sarebbe addirittura di 1 milione di uomini, secondo quanto afferma Novaya Gazeta Europe, la versione in esilio del più antico quotidiano indipendente russo, citando un dossier top secret e una fonte nell’amministrazione di Putin.

Il Cremlino ha negato tutto, ma sta di fatto che le parole di Putin hanno generato il panico di massa tra gli uomini russi, che sono scesi in piazza a manifestare e si sono precipitati a comprare biglietti aerei per scappare, facendo lievitare i prezzi.

Una vera e propria fuga dalla Russia, accompagnata nelle grandi città da scene di guerriglia urbana e arresti sommari da parte della polizia di Putin. Molte famiglie russe che possono permettersi un trasferimento all’estero hanno già messo in salvo i propri figli. Code chilometriche si sono già formate lungo il confine con la Georgia.

L’annuncio di Putin ha fatto il giro del mondo, ma il Cremlino già da tempo era impegnato sul fronte del reclutamento. I neo arruolati, per lo più adolescenti, hanno subito pressioni per iscriversi al servizio in prima linea, dicono le associazioni per i diritti umani.

I più anziani invece, con esperienza in campo militare, sono stati attirati con promesse di alti stipendi e ingenti risarcimenti alle famiglie in caso di morte. Migliaia di detenuti, ricordiamolo, sono stati poi reclutati mesi fa dalle prigioni di tutta la Russia per unirsi all’esercito privato Wagner, guidato dall’oligarca Yevgeny Prigozhin, “il cuoco di Putin”.

Oltre alla mobilitazione dei cittadini russi, il Cremlino sta tentando di radunare stranieri con la promessa della cittadinanza russa, considerata una sorta di miraggio per milioni di migranti provenienti dalle ex repubbliche sovietiche. In particolare, si tratta di cittadini dell’ex Asia centrale un tempo sovietica.

Come cambia la guerra

“Hanno già fatto una mobilitazione parziale e l’hanno solo legittimata ora, hanno più diritti per farlo con la forza”, ha detto il tenente generale Ihor Romanenko, ex vice capo di stato maggiore delle forze armate ucraine. I 300mila dovranno essere armati e riforniti in qualche modo, e questo è discutibile”, ha detto.

Secondo il militare, la qualità delle nuove reclute sarà lontanissima da quella dei 170mila militari esperti utilizzati da Mosca per invadere l’Ucraina a febbraio, dopo un anno di intenso addestramento.

Mosca quindi forse utilizzerà il vecchio modello degli attacchi massicci che coinvolgono enormi quantità di militari e mettono in conto perdite gigantesche, ha anticipato Romanenko. La stessa tattica usata da Stalin contro la Germania nazista e i suoi alleati durante la Seconda guerra mondiale, che ha portato alla più alta perdita di militari e civili nella storia: ben 27 milioni di persone.

I 4 referendum ucraini per l’annessione alla Russia

Intanto, sono iniziate le votazioni per i referendum indetti nelle 4 regioni dell’Ucraina orientale controllate da Mosca, per entrare a far parte della Russia: si tratta di Luhansk, Kherson, Zaporizhia e Donetsk. L’esito, scontato a favore dell’annessione, è stato condannato dall’Occidente come illegittimo e precursore dell’annessione illegale di questi territori da parte di Mosca.

La conseguenza immediata dell’annessione, a livello strategico, è che dà alla Russia il pretesto per affermare che i tentativi delle forze ucraine di riprendere il controllo sono attacchi alla Russia stessa, il che aggraverebbe drammaticamente il conflitto che dura ormai da 7 mesi.

Sul piano militare e pratico, cosa accadrà? Secondo diversi analisti internazionali, gli attacchi russi si intensificheranno, saranno aggressivi, ma non pericolosi.

Dal canto loro, le forze ucraine sarebbero invece pronte a contrattaccare in altre tre direzioni. Una è la regione di Luhansk, che si trova a sud di Kharkiv, dove la controffensiva si potrebbe concentrare lungo lo strategico fiume Siverskyi Donets, già teatro di feroci battaglie con pesanti perdite in estate.

Un’altra è la regione sudorientale di Zaporizhzhia, intorno alla città di Hulyaipole, da dove gli ucraini potrebbero penetrare in profondità nelle aree occupate dalla Russia e dividerle in due. La terza è la regione meridionale di Kherson, ingresso alla penisola annessa della Crimea, occupata all’inizio di marzo.

Quali scenari possibili

Gli osservatori sono convinti che, se la controffensiva ucraina avrà luogo nei prossimi giorni, Mosca non avrà il tempo di addestrare e schierare le truppe appena mobilitate.

Le forze russe potrebbero dover ricorrere alle nuove truppe per formare una seconda linea di difesa a circa 100 km dall’attuale linea del fronte. Non dimentichiamo che i russi nelle ultime settimane hanno subito pesantissime perdite, e devono rimpolpare il loro esercito.

La previsione potrebbe essere che, se entro la metà di ottobre le forze ucraine riusciranno a sfondare le linee del fronte in almeno due direzioni e avanzare per almeno 50 km, potrebbero infliggere a Mosca un duro colpo, che capovolgerà il senso della mobilitazione.

Una controffensiva di successo simile a quella avvenuta a Kharkiv potrebbe persino causare disordini gravi in Russia e rovesciare il governo di Putin. Tutto questo in un contesto economico già duramente provato dalle sanzioni occidentali, i cui effetti sono ormai palesi (dei veri effetti delle sanzioni e dell’economia russa vicina al crollo abbiamo parlato qui).

Comunque vadano le cose, inizia a profilarsi l‘ipotesi di disordini interni tali da paventare qualcosa di molto simile a una guerra civile. Siamo ancora lontani da questo scenario, ma il popolo russo potrebbe decidere di scaricare definitivamente Putin, e abbandonare il sogno autarchico e autoritario dello “zar”, per abbracciare invece i valori di libertà europei e occidentali.