La “profezia nera” sull’Ucraina: cosa ha detto Medvedev

L'ex presidente russo si lancia nell'ennesimo attacco a Kiev e all'Occidente che sostiene la resistenza ucraina. Le sue parole affondano le radici in convinzioni antiche

Foto di Maurizio Perriello

Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La guerra in Ucraina è per la Russia una guerra totale in senso letterale, perché combattuta su molteplici fronti. Uno dei più importanti e decisivi è senza dubbio quello della comunicazione o, meglio, della propaganda. Attraverso le numerosissime dichiarazioni ufficiali dei vertici della Federazione, il Cremlino vuole esacerbare la tensione con l’Occidente per tentare di scalfire l’opinione interna e la fiducia delle popolazioni nei confronti dei singoli governi.

Ecco che dopo il “ricatto” di Vladimir Putin per i dati raccolti nel nostro Paese a marzo è l’ex presidente russo Dmitry Medvedev a rubare di nuovo la scena, dopo le parole fortissime pronunciate di cui abbiamo invece parlato qui.

Cosa ha detto Medvedev sull’Ucraina

“Solo una domanda: chi ha detto che l’Ucraina tra due anni esisterà ancora sulla mappa del mondo?”. Con questa domanda provocatoria Medvedev ha acceso Telegram e i social, mettendo in dubbio l’esistenza futura del Paese invaso come entità nazionale.

Medvedev stava commentando l’intenzione di Kiev di assicurarsi forniture di gas per il prossimo inverno con un accordo sul modello “Lend-Lease” (legge degli affitti e prestiti) con gli Stati Uniti, mentre Gazprom ha annunciato un importante taglio dei flussi a Italia e Ue). Il governo guidato da Volodymyr Zelensky ha intenzione di pagare le consegne in due anni, una volta che la produzione interna di gas verrà incrementata. “Tutto questo – conclude Medvedev – nonostante gli americani abbiano investito così tanto nel loro progetto anti-Russia”.

La nuova dichiarazione provocatoria di Medvedev arriva dopo il violentissimo attacco verbale lanciato nei confronti dei Paesi occidentali, definiti “bastardi e imbranati”. Parole di odio veicolate la scorsa settimana sempre via Telegram: “Vogliono la nostra morte, la morte della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire“.

La replica dell’Ucraina

Le parole del vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo hanno scatenato la replica immediata e sprezzante di Mykhailo Podolyak, consigliere della presidenza ucraina.

“Se l’imperialismo russo avesse un volto, sarebbe quello di Medvedev. Un piccolo uomo con grandi insicurezze, che sprizza veleno verso l’Ucraina o minaccia il mondo come unico modo per affermarsi. L’Ucraina c’era, c’è e ci sarà. La domanda è dove sarà fra due anni Dmitri Medvedev”, ha scritto su Twitter.

Cosa pensa la Russia dell’Ucraina

Iniziamo col distinguere il popolo, formato di milioni di opinioni individuali, dai governanti allineati con Putin. Due realtà che però sembrano spesso coincidere, se è vero che la popolarità del presidente russo viaggia ancora intorno all’80%, secondo i dati di istituti indipendenti. L’idea di Putin è insomma condivisa da molti, anche se a noi occidentali abituati ad altre mentalità può apparire assurdo.

Ma qual è questa idea? Fin dal riconoscimento ufficiale delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, appena prima dell’invasione, Putin ha affermato: “L’Ucraina è parte integrane della nostra storia, cultura e spazio spirituale“. In poche parole: esiste una sola etnia, quella russa, e gli ucraini ne fanno parte. Per Putin un unico grande popolo, che proprio dalla Rus’ di Kiev nel Medioevo ha dato vita alla civiltà che oggi abita la nazione più estesa della Terra.

Una convinzione profondamente radicata nella Russia uscita malconcia dalla caduta del Muro di Berlino, e ancora prima nell’Unione Sovietica, e ancor prima nell’impero zarista. Ma anche una dottrina irrinunciabile dal punto di vista strategico, perché l’Ucraina rappresenta quell'”estero vicino“, quel cuscinetto senza il quale la Russia si sente nuda e vulnerabile. Come è stata in diverse occasione della Storia e come sempre si sentirà, anche nel dopo-Putin.