Russia viola spazio aereo di due Paesi europei: quali rischi?

Cresce la tensione globale. Danimarca e Svezia definiscono "inaccettabile" la mossa di Putin e il loro ingresso nella Nato sembra imminente. Siamo a una svolta?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Negli ultimi giorni i timori che il conflitto in Ucraina si possa trasformare nella tanto temuta Terza guerra mondiale sono aumentati notevolmente. Una tesi nefasta avvalorata da un episodio su tutti: la violazione da parte della Russia dello spazio aereo di Svezia e Danimarca.

L’avvenimento ha inevitabilmente inasprito la tensione internazionale e rilanciato il progetto svedese, oltre che finlandese, di aderire alla Nato. A Copenaghen, intanto, il ministero degli Esteri ha subito convocato l’ambasciatore russo, mentre il ministro della Difesa svedese ha definito l’episodio “inaccettabile e particolarmente inquietante”.

Mosca “pirata” dei cieli: cosa è successo

Nella notte tra il 29 e il 30 aprile un velivolo ad elica russo AN-30 ha sorvolato il mar Baltico, vicino all’isola danese di Bornholm. Dopo una breve ricognizione, la cui parabola ha interessato anche lo spazio svedese a sud di Blekinge, l’aereo è tornato alla base.

Non appena l’AN-30 russo è apparso sui radar, l’aviazione di Stoccolma ha mobilitato i jet da combattimento, che hanno fotografato il velivolo. Anche la Danimarca non è rimasta a guardare: oltre ad aver fatto decollare due F-16, il ministro degli Esteri Jeppe Kofod ha convocato l’ambasciatore russo per lunedì mattina.

I precedenti

Altri episodi simili si sono verificati anche negli ultimi due mesi, sempre nel Mar Baltico. Nei primi giorni di aprile, quattro caccia russi hanno attraversato lo spazio aereo dove si trovava una nave armata di Copenaghen, anche se in acque internazionali. All’inizio di marzo, invece, due bombardieri russi Su-24, che potrebbero anche aver trasportato testate nucleari, avevano attraversato lo spazio aereo svedese all’altezza della grande isola di Gotland, scortati da altri due velivoli Su-27.

La strategia russa dell’epoca rispondeva a una logica diretta: spaventare la Svezia, che in quel periodo, assieme alla Finlandia, aveva iniziato a insinuare un possibile ingresso nella Nato. Oltre alla violazione dello spazio aereo scandinavo, Mosca aveva anche rilasciato dichiarazioni concise ma chiare: l’adesione di due Paesi all’Alleanza Atlantica “avrebbe avuto conseguenze importanti”.

Le ripercussioni e i possibili scenari

La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina sembra aver messo fine alla proverbiale neutralità scandinava. Il fattore che più di ogni altro potrebbe accendere la miccia di una guerra “allargata” riguarda il fatto che la Danimarca, a differenza della Svezia, fa già parte della Nato. In questo senso l’operazione russa diventa ancora più grave ed “esplosiva”. Anche perché arriva a pochi giorni dalla decisione di Copenaghen di garantire al governo di Volodymyr Zelensky un’altra tranche di aiuti militari, nell’ambito della donazione di 80,6 milioni di euro di armi promessa dalla prima ministra Mette Frederiksen durante la sua recente visita a Kiev. Senza contare che la Danimarca ha da tempo annunciato un referendum per aderire pienamente alla politica di difesa europea.

Se la Danimarca si dimostrerà inflessibile e filo-atlantica in questo senso, il primo possibile scenario vedrebbe una Russia pronta ad aprire un fronte baltico (qualche giorno fa la Russia ha dichiarato nuovi obiettivi: quali sono e quando si fermerà). L’azione russa potrebbe così non limitarsi alle dimostrazioni “in volo”, ma trasformarsi invece in minacce più concrete, che potrebbero andare dai missili balistici a operazioni asimmetriche di destabilizzazione interna. Quella di moltiplicare e decentrare gli sforzi bellici rappresenterebbe però una scelta rischiosa per Vladimir Putin, considerate le difficoltà che Mosca ha sperimentato finora nella sua offensiva in territorio ucraino.

Sull’altra sponda del Baltico, la Svezia sembra invece voler smorzare le tensioni. La portavoce del ministero della Difesa, Therese Fagerstedt, ha sottolineato che le violazioni nei cieli di Svezia e Danimarca potrebbero essere state “non intenzionali”. La strategia della Federazione Russa sembra però sempre la stessa: tentare di intimidire la Svezia (e di riflesso la Finlandia) per la questione della Nato. In questo senso lo sconfinamento nello spazio svedese sarebbe stato voluto, mentre quello nella circoscrizione danese un “errore involontario”.

Dato che però non esistono risposte semplici a domande complesse, la questione svedese potrebbe presto evolversi anche in direzioni diverse da quella della “distensione”. A margine delle celebrazioni del Primo maggio, la premier svedese ha affermato che Stoccolma sta riflettendo a fondo sul da farsi. “Siamo rimasti non allineati per 200 anni e questo ci è stato utile. Una decisione non deve essere presa alla leggera”, ha sottolineato Magdalena Andersson. La presentazione della candidatura per la Nato è “una questione molto, molto difficile, che richiede un’analisi approfondita”. Il partito socialdemocratico della leader si è sempre opposto all’adesione all’Alleanza, ma ha annunciato la settimana scorsa che avrebbe espresso la propria decisione il 24 maggio.

Il fattore Finlandia e il suo ruolo cruciale assieme alla Svezia

Come già ricordato, Svezia e Danimarca non sono le uniche nazioni scandinave a giocare un ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale in questo momento. In caso di un suo ingresso nella Nato, anche la Finlandia farebbe oscillare l’ago della bilancia a favore del blocco occidentale. Le ragioni che spingerebbero verso questo scenario affondano le radici nella storia del Paese, che proprio con la Russia ha da sempre avuto un rapporto a dir poco travagliato.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la Svezia provò inutilmente a formare un patto difensivo del Nord assieme a Danimarca e Norvegia. L’iniziativa però fallì a causa dei norvegesi, convinti che fosse più sicuro stringere un’alleanza con il Regno Unito. La Finlandia restò in una posizione marginale, ma con il rischio di finire sotto l’influenza della Russia.

Con la caduta dell’Unione Sovietica, la situazione nel Nord Europa mutò in modo radicale. Il potere e l’istituzione che teneva insieme l’eterogeneo blocco delle Repubbliche sovietiche non esistevano più. Estonia, Lettonia e Lituania non si fecero pregare e ruppero definitivamente i legami con Mosca. La Finlandia manifestò la stessa intenzione, senza però compiere quel passo decisivo verso l’Occidente che l’avrebbe fatta uscire dalla campana della neutralità.

Nel 1995 Finlandia e Svezia sono entrate nell’Unione europea, sotterrando in modo definitivo lo status di nazioni neutrali. Ma il processo non si arrestò lì. L’invasione russa della Georgia nel 2008 e l’annessione della Crimea nel 2014 diedero ai due Paesi una decisa spinta verso la Nato. L’offensiva del 24 febbraio 2022 potrebbe rappresentare l’ultimo atto di questo lento percorso di avvicinamento (Putin sceglie la “guerra totale”: come cambia il conflitto in Ucraina).

L’adesione alla Nato: siamo a una svolta?

Il cammino verso la Nato non è tuttavia scevro da importanti resistenze interne. Di recente Finlandia e Svezia hanno infatti inviato una lettera all’Unione europea per ribadire il concetto di mutuo soccorso stabilito dal paragrafo 42.7 dei trattati comunitari. La risposta “fredda” di Bruxelles ha però confermato che solo un’adesione alla Nato garantirebbe un forte sostegno militare in caso di seria minaccia russa.

Secondo gli osservatori americani, questa considerazione spingerà i due Paesi ad accelerare la loro corsa verso l’Alleanza Atlantica. E sembra proprio che i governi finlandese e svedese esprimeranno formalmente la loro volontà di aderire prima del vertice Nato previsto a Madrid a fine giugno. In caso positivo, la ratifica di tutti i 30 Stati membri richiederà comunque tempo. E il tempo stringe.