Elezioni, quanto spendono i politici sui social network? La classifica

In una campagna elettorale dai tempi ristrettissimi, i partiti si concentrano sulla comunicazione online: da Salvini a Meloni, da Letta a Conte, quanto spendono

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Il mondo dei social network è entrato nelle nostre vite in maniera ormai incontrovertibile. Per milioni di cittadini la gestione dei propri profili è divenuta un’attività che occupa diverse ore nell’arco di ogni giornata: messaggi, fotografie, video, link, eventi. Contenuti prodotti e postati in tempo reale oppure diffusi in un secondo momento, sapientemente ritoccati e perfezionati in ogni dettaglio.

Per non parlare delle aziende e delle imprese: negli anni sono sorti veri e propri team di esperti che vengono assoldati e scritturati per occuparsi in maniera specifica ed esclusiva dell’aspetto relativo alla socialità virtuale. Così si è arrivati alla figura dell’influencer, un professionista che riesce a fidelizzare milioni di fan per l’esclusività di ciò che pubblica. Poi, una volta raggiunta la fama, può utilizzare i propri account come veicolo pubblicitario, mettendoli al servizio di marchi e multinazionali sempre pronte a investire in questo settore.

La campagna elettorale al tempo dei social : quanto spende Salvini per le sponsorizzate

Da una simile rivoluzione sociale e culturale è stata molto presto investita anche la politica. Nel giro di pochi anni i vecchi canali classici di informazione (in primis i quotidiani, in continua perdita di lettori, ma in maniera forse più lieve anche le televisioni e le radio) sono diventati obsoleti agli occhi degli elettori, soprattutto quelli che nella rivoluzione digitale ci sono nati e cresciuti in prima persona. La popolazione under 25 – ossia gli appartenenti alla cosiddetta Generazione Z, che in Italia conta ancora solo un milione di individui – spesso non conosce altro canale se non quello dei social.

Viene da sé che a questa nuova realtà si siano presto adattati anche i leader dei partiti. Oggi, se un candidato vuole diffondere un messaggio istantaneo in modo che raggiunga un pubblico più ampio possibile, non convoca nessuna conferenza stampa, non produce alcun comunicato e non si sottopone ad alcuna intervista: molto semplicemente, posta un “reel” e mostra a tutti i propri follower ciò che gli interessa.

L’ultimo caso di indubbia rilevanza è quello dell’incursione di Matteo Salvini nell’hotspot di Lampedusa: giunto sull’isola senza alcun preavviso, il segretario della Lega ha voluto mostrare sulla propria pagina Instagram le condizioni disperate in cui sono costretti a vivere centinaia di profughi in attesa di essere collocati altrove. Risultato: 160mila visualizzazioni e oltre 10mila interazioni (like o commenti) nei soli primi 20 minuti.

Elezioni, chi spende di più per i social: nessuno come il segretario della Lega

Ora la domanda che sorge spontanea è senza dubbio questa: quanto spendono i partiti per le proprie campagne elettorali condotte sui social network? La risposta necessita di un ultima premessa, che va fornita soprattutto a chi (giustamente) obietta dicendo che postare è un’attività gratuita. Vero, ma esiste la possibilità di ampliare la visibilità dei propri contenuti tramite le cosiddette “attività sponsorizzate“: si paga la piattaforma affinché il post raggiunga più velocemente molte più persone rispetto a quante lo vedrebbero senza questa spesa.

E così, a tre settimane dall’apertura delle urne, è possibile tracciare un quadro su quanti e quali siano i costi della politica in una corsa al voto che – per le tempistiche assai ristrette di questa tornata – viene svolta per la maggior parte online e molto meno nelle piazze. A primeggiare, neanche a dirlo, è proprio Salvini: mentre molti altri leader iniziano solo ora a investire in maniera importante, il capo del Carroccio ha messo in conto oltre 15mila euro solo nell’ultima settimana, soldi che vanno ad aggiungersi alle spese più o meno equivalenti già sostenute dalla caduta del Governo di Mario Draghi di metà luglio ad oggi.

Le spese dei partiti sui social: la strategia di Letta per il Pd

Tenendo sempre come punto di riferimento temporale gli ultimi sette giorni, al secondo posto di questa particolare graduatoria si colloca il Partito Democratico, che ha comunque frenato le proprie spese rispetto al passato. I costi sostenuti nell’ultima settimana sono stati di circa 7mila euro, mentre in modo opposto si muove il segretario Enrico Letta, a oggi ancora fermo a quota zero.

Il tema forte dei contenuti dem rimane quello dei diritti, ma gli ultimi post stanno rilanciando in maniera costante anche la contrapposizione con la destra, strategia divenuta palese con le ultime immagini diffuse dal leader in cui le proposte cosiddette “buone” sono su sfondo rosso e si affiancano a quelle “cattive” su sfondo nero.

Da Berlusconi a Calenda, quanto spendono i leader sui social network

Proseguendo nell’analisi troviamo Forza Italia. Infatti anche Silvio Berlusconi, da sempre molto parsimonioso su questo fronte, ha iniziato a stanziare budget più elevati rispetto al passato. Nell’ultimo periodo l’ex premier ha investito circa 2.400 euro rilanciando diversi slogan da sempre oggetto privilegiato della sua comunicazione: se da un lato il Cavaliere ha abbandonato la lotta ai comunisti degli anni d’oro, ora è tornato a concentrarsi su alcuni cavalli di battaglia come la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e l’abbassamento delle tasse.

Alle sue spalle sbuca un altro personaggio fin qui molto dibattuto: si tratta di Carlo Calenda, fondatore di Azione e perno del Terzo Polo che vede al suo fianco anche Matteo Renzi. Oltre a Facebook, Twitter e Instagram, l’ex ministro è sbarcato anche su TikTok e ha aumentato il livello di spesa, raggiungendo la soglia di 2.200 euro nell’ultima settimana. Rimane importante il richiamo a Draghi, il cui discorso al meeting di Rimini è stato oggetto di una sponsorizzata.

I partiti e le spese sui social: i casi di Meloni e Conte

Caso a sé stante – per motivi completamente diversi – rappresentano gli ultimi due leader nazionali in campo. Da una parte Giorgia Meloni, ritenuta la vera grande favorita delle prossime elezioni, data in testa ai sondaggi da tutti gli istituti di rilevazione. La presidente di Fratelli d’Italia – finita di recente nel mirino della critica per aver rilanciato sul proprio account Facebook il video della donna ucraina violentata a Piacenza – ha investito negli ultimi sette giorni i primi mille euro della sua campagna per le sponsorizzate. Si prevede che la cifra vada ad aumentare da qui al 25 settembre, ma l’esponente romana ha ribadito più volte di voler puntare sul contatto fisico piuttosto che su quello virtuale.

Infine rappresenta un vero e proprio unicum l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte: il capo del Movimento 5 stelle è l’unico leader a non aver speso neanche un euro non solo in questa settimana, ma in tutti gli ultimi 18 mesi da quando ha lasciato Palazzo Chigi. Fa ancora più scalpore sapere che nonostante questo i post dei suoi profili sono di gran lunga i migliori dal punto di vista della performance digitale, potendo contare ogni qualvolta su centinaia di migliaia tra visualizzazioni, like e commenti. La spiegazione sta nella grandissima popolarità assunta durante la pandemia, quando da capo del governo ha rappresentato un punto di riferimento per gli italiani costretti a stravolgere la propria vita a causa del virus.