Secondo l’Ue permettere il commercio in rubli darebbe alla Russia il controllo totale sulle transazioni energetiche e sui tassi di cambio. Nel frattempo, Mosca va incontro a un default storico senza precedenti, sempre più tagliata fuori dai mercati globali, e così Putin sta lavorando a un nuovo piano per raggirare il blocco.
Putin minaccia, l’Europa risponde: quali sono le condizioni per i negoziati
Dopo averlo annunciato, giovedì 14 dicembre, Putin ha approvato un decreto con il quale ha stabilito – nero su bianco – che il governo russo non avrebbe accettato pagamenti di valuta estera per il forniture di energia, gas e materie prime. Ai paesi definiti “ostili” (qui l’elenco di quelli entrati nella lista nera dello zar) è stato così ufficialmente chiesto di pagare i beni russi utilizzando solo rubli.
I contratti in scadenza, se non verranno rispettati, non causeranno comunque il taglio del gas da un giorno all’altro, ma dovranno essere rinegoziati alle condizioni di Mosca.
Di tutta risposta, però, l’Unione europea ha fatto sapere agli Stati membri che chiunque pagherà in rubli, accettando le condizioni di Putin, andrà incontro a pesanti sanzioni. La Commissione ha affermato che effettuare pagamenti in valuta russa violerebbe le restrizioni che l’Ue ha imposto alla banca centrale russa e ai suoi delegati.
Nel frattempo, la maggior parte dei 600 miliardi di dollari di riserve in valuta estera della banca centrale russa è stata congelata. Per questo motivo, col fine di raggirare il blocco di Bruxelles, Putin sta già lavorando a un piano B.
Putin vuole aggirare il blocco Ue: il piano che gli permetterà di ricevere soldi e finanziare la guerra
Diversi fattori sembrano confermare il declino di Mosca, sempre di più vicina al default economico e finanziario.
Prima di tutto, i detentori di obbligazioni russe hanno affermato di non poter accettare rubli come pagamento (qui la lista dei beni che si possono acquistare solo in rubli). L’agenzia di rating S&P Global, inoltre, la scorsa settimana ha inserito il Paese tra quelli in “default selettivo” e i maggiori commercianti di petrolio del mondo hanno fatto sapere che da maggio taglieranno gli acquisti di petrolio russo.
A Putin, quindi, serve una strategia valida per uscire dall’isolamento. Non solo per continuare a finanziare la guerra, ma per evitare che lo stato vada incontro a una crisi senza precedenti, dal quale sarebbe difficile uscire se non dichiarando il completo fallimento (su tutti i fronti).
Tuttavia, la Russia è ancora il più grande esportatore mondiale di gas naturale e il secondo più grande fornitore di petrolio, così il Presidente della commissione per l’energia russa, Pavel Zavalny, ha dichiarato che i paesi “amici” potrebbero essere autorizzati a pagare Mosca ricorrendo alla criptovaluta.
Zavalny, a sorpresa, ha poi aggiunto che il Cremlino sta valutando modi alternativi per ricevere pagamenti destinati alle esportazioni di energia e non è escluso che alle nazioni “non ostili” possa addirittura essere concessa la possibilità di pagate nella loro valuta locale. Tra questi, Cina e Turchia. “Da molto tempo proponiamo alla Cina di passare agli accordi in valute nazionali per rubli e yuan”, ha affermato, mentre “con la Turchia saranno lire e rubli”.