Putin malato e lasciato solo dal suo esercito: cosa sta succedendo

Il presidente russo soffrirebbe di un male incurabile, e mentre fa i conti con la salute deve fare fronte ai tanti disertori dell'esercito

Si rincorrono voci sulla possibile disfatta di Vladimir Putin a causa dell’ammutinamento di massa dei soldati russi inviati in Ucraina per quella che il presidente del Cremlino continua a definire come una “operazione militare speciale”. A supportarle ci sono le dichiarazioni di un avvocato che sta difendendo un gruppo di ufficiali, che sono stati licenziati per essersi rifiutati di combattere la guerra. Lo Zar, inoltre, starebbe facendo i conti con una brutta malattia.

Vladimir Putin ha il cancro alla tiroide? Perché se ne parla

Vladimir Putin avrebbe il cancro. E per la precisione un tumore alla tiroide, per cui si starebbe sottoponendo da molto tempo alle cure somministrate da un luminare del campo, che ha dedicato la sua carriera accademica e medica proprio a questa specialità oncologica.

Si parla del chirurgo Yevgeny Selivanov, che lavora alla Clinica Cremlino, l’ospedale centrale di Mosca, paparazzato con il presidente russo in numerose occasioni. Il camice bianco avrebbe fatto visita a Vladimir Putin in almeno 35 occasioni durante le sue tante assenze dalla vita pubblica.

Al fianco dello Zar ci sarebbero poi altri due medici, Alexey Shcheglov e Igor Esakov, otorinolaringoiatri, che lo avrebbero visitato invece, rispettivamente, 59 e 38 volte, forse per curare i sintomi più evidenti del tumore.

Quali sintomi dà il cancro alla tiroide e cosa comporta

Il cancro alla tiroide è un tumore poco comune che ha però generalmente prognosi positive, con un tasso di sopravvivenza che supera il 98% nei Paesi occidentali. Nei primi stadi comporta gonfiore dei linfonodi del collo e della gola, raucedine e variazione della voce, dolori a tutta la parte interessata e anche problemi respiratori e di deglutizione.

Per questo i pazienti sono seguiti sia da oncologi e chirurghi specializzati nella rimozione di questo tipo di masse, sia da specialisti delle vie respiratorie e fonatorie e dell’apparato digerente. Tuttavia il Cremlino ha negato queste voci, apparse per la prima volta nel media indipendente Proekt, portato avanti da cronisti russi sfuggiti alla censura.

Tutte le indiscrezioni sullo stato di salute di Putin

Mosca ha smentito categoricamente queste indiscrezioni. Ma non è la prima volta che la salute del presidente russo è oggetto di speculazioni sulla carta stampata e online. Dall’inizio del suo mandato, infatti, non sono mai stati resi noti i problemi fisici di Vladimir Putin, nonostante i continui periodi di isolamento.

Il presidente russo si è assentato molto spesso dalla vita pubblica, rimandando incontri e appuntamenti istituzionali. Nell’ultimo periodo, inoltre, è apparso gonfio, come sotto effetto di cure a base di farmaci steroidei, come il cortisone.

Ad alimentare voci sono stati anche i vertici con i leader mondiali poco prima che scoppiasse la guerra in Ucraina, avvenuti al famoso tavolo di 6 metri. Un distanziamento esagerato per il Covid, che ha fatto pensare a una terapia immunosoppressoria o comunque alla compromissione delle difese immunitarie del numero uno del Cremlino. Vi abbiamo già parlato qui delle varie teorie sulla possibile malattia di Vladimir Putin.

Disertori in Ucraina, i soldati russi abbandonano il campo

Oltre a una possibile malattia di Vladimir Putin, che starebbe spingendo il presidente russo a far accelerare l’occupazione dell’Ucraina e rischiare il tutto per tutto, anche a costo di una disfatta clamorosa della Russia, a mettere a repentaglio la riuscita dell’operazione militare contro l’Ucraina ci sarebbe anche il morale delle truppe.

Lo stesso governo di Kiev segnala numerosi casi di ammutinamento tra le fila dell’esercito di Mosca, con i soldati che si rifiutano di seguire gli ordini e addirittura si uniscono ai colleghi ucraini e alla resistenza.

La morte di alcuni ufficiali avrebbe gettato nel caos diverse squadre, rimaste senza una guida. I militari, spesso giovani impreparati chiamati per il servizio di leva obbligatorio, ormai rimasti orfani dei loro superiori, avrebbero così abbandonato le armi.

In molti sarebbero andati al confine senza sapere cosa avrebbero trovato, e senza sapere soprattutto di dover combattere una vera guerra. Come se non bastasse, poi, nonostante l’aumento della spesa militare della Federazione Russa, anche i militari di carriera sarebbero sottopagati.

Per loro le paghe si aggirerebbero intorno ai 900 euro al mese, con contratti vincolanti per tre anni. I coscritti, secondo fonti russe, prenderebbero ancora meno: solo 20 euro al mese. Non sorprende quindi che tra impreparazione, mezzi di fortuna e stipendi da fame si stia assistendo a molti casi di diserzione.

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Ufficiali della Guardia Nazionale licenziati per ammutinamento

In guerra stanno andando però anche i militari della Rosgvardia, la Guarda Nazionale fondata dallo stesso Vladimir Putin nel 2016 per proteggere i confini e lottare contro il terrorismo interno e la criminalità organizzata.

Il media indipendente Meduza riporta una storia che riguarda 12 ufficiali di stanza in Crimea, che la Federazione Russa considera un proprio territorio da 8 anni, nonostante non ci sia a oggi il riconoscimento della sua annessione a Mosca da parte della comunità internazionale.

I dirigenti sarebbero stati licenziati dopo il rifiuto di seguire l’ordine di partecipare alla guerra in Ucraina impartito dal loro comandante. Si sono così rivolti a un legale, Mikhail Benyash, che sta portando avanti le istanze di ricorso.

Lo stesso avvocato ha spiegato che, ufficialmente, non c’è nessuno stato di emergenza, né la legge marziale o una dichiarazione di guerra. E per legge i militari della Rosgvardia non sono obbligati ad andare in Ucraina, se non su base volontaria. Impossibile dunque essere licenziati per non aver eseguito un ordine che non avrebbe dovuto partire.

I 12 ufficiali sarebbero inoltre stati messi alla gogna dalla propaganda russa, con parte della popolazione che ora li addita come nemici del popolo e della “Madre Patria” e sarebbero avvenuti alcuni episodi di violenza, verbale e fisica, ai loro danni.

Sempre più disertori nella Rosgvardia: cosa sta succedendo

Quanto avvenuto sta servendo tuttavia come un precedente per i tanti soldati inviati in Ucraina, e ci sarebbero già altri 200 militari della Rosgvardia, dalla Siberia al Caucaso del Nord pronti a fare causa allo Stato per essere stati licenziati per essersi opposti al conflitto.

L’avvocato ha spiegato che dietro il rifiuto di combattere ci sono diverse motivazioni. Da un lato i soldati della Guardia Nazionale “non voglio essere uccisi né uccidere il nemico”. Il loro contratto non prevede poi un addestramento con mezzi di guerra, considerando che i loro attrezzi da lavoro consistono in scudi e manganelli.

“Il loro lavoro è disperdere i dissidenti di Aleksey Navalny, e hanno fatto un ottimo lavoro in questo senso”, ha spiegato Mikhail Benyash a Meduza. “Questa è una situazione ben diversa”, considerando che si troverebbero ad avere a che fare con carri armati e missili.

Il legale ha lanciato l’appello attraverso il sito di informazione indipendente, spiegando che “rifiutarsi di uccidere persone non è un crimine. Non è una vergogna. È corretto”. E ha promesso assistenza legale, da parte sua e dei colleghi dell’organizzazione per i diritti umani Agora, a tutti i disertori dell’esercito russo e della Rosgvardia.

E mentre proseguono i problemi interni della Russia, il fronte Nato appare sempre più compatto. Ma l’Occidente vuole davvero la pace o solo la disfatta di Vladimir Putin? Ne abbiamo parlato qui. Se siete preoccupati per la decisione dello Zar che riguarda il gas, ecco il piano di emergenza italiano sull’energia in tre mosse.