Ancora oggi sono molti gli italiani che – mossi da un insieme di fattori, tra cui la fiducia nel prossimo e la scarsa conoscenza delle dinamiche comunicative – derubricano come una questione appartenente all’Est Europa la propaganda mirata e pilotata a favore di Vladimir Putin. Purtroppo però anche nel nostro Paese la rete di personaggi che apertamente decidono di appoggiare il capo del Cremlino è molto più complessa e variegata di quanto si sia portati a pensare.
L’esponente di punta degli ultimi mesi è senz’altro Alessandro Orsini, il docente licenziato dall’Università Luiss dopo il clamore suscitato
dalle sue apparizioni televisive, ospite frequente di Bianca Berlinguer su Rai 3 nel suo talk show del martedì sera #CartaBianca. Attaccato da esperti, opinionisti e giornalisti per le sue tesi politiche contro Volodymyr Zelensky, il professore è divenuto un eroe per tutti coloro che sostengono Mosca a prescindere, senza scendere nel merito degli argomenti. E sono molti.
In principio fu Orsini, poi tutti gli altri: come funziona la propaganda filo-Russia in Italia
La galassia dei filo-Putin coinvolge i social network, le tv, i giornali e ha come obiettivo principale il condizionamento dell’opinione pubblica. Si attiva nei momenti chiave del conflitto in corso in Ucraina, attaccando i politici schierati con Kiev e sostenendo quelli che portano avanti le tesi favorevoli alla Russia. Si tratta di una rete ormai ben radicata in Italia, che allarma gli apparati di sicurezza perché tenta di orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo. E lo fa potendo contare su parlamentari e manager, lobbisti e giornalisti.
L’indagine avviata dal Copasir è entrata nella fase cruciale. Il materiale raccolto dall’intelligence italiana individua i canali usati per la propaganda, ricostruisce i contatti tra gruppi e singoli personaggi e soprattutto la scelta dei momenti in cui la rete, usando più piattaforme sociali insieme – da quelle più conosciute come Telegram, Twitter, Facebook, Tik Tok, Vk, Instagram, a quelle di nicchia come Gab, Parler, Bitchute, ExitNews – fa partire la controinformazione.
Da Petrocelli a Dinucci, passando per giornalisti, influencer, politici e ed economisti: ecco la galassia pro Putin
Tra coloro che palesano senza riserve la propria fede incondizionata allo Zar è presente anche Vito Petrocelli, senatore di 58 anni eletto con il Movimento 5 stelle: erano gli inizi di maggio quando si rifiutò di lasciare la presidenza della commissione Esteri nonostante gli ultimatum espliciti del suo capo politico Giuseppe Conte. In quel caso, gli attivisti filo Putin si mobilitano per una campagna di mail bombing verso gli indirizzi di posta elettronica di Palazzo Madama.
Nella lista attenzionata dai nostri servizi segreti sono finiti anche Giorgio Bianchi, fotoreporter di 48 anni che gestisce su Telegram il canale dedicato alla propaganda russa Giubbe Rosse; assieme a lui Claudio Giordanengo, 65 anni, di professione dentista e candidato con la Lega alle elezioni europee del 2019, che da tempo si mobilita rilanciando i contenuti contro il governo divulgati da Gianluigi Paragone, parlamentare e fondatore di ItalExit.
Tra le decine di persone inserite dall’intelligence c’è anche Alberto Fazolo, 43 anni, economista e pubblicista che ha combattuto in Donbass al fianco delle truppe di Mosca. Così come Manlio Dinucci, 84 anni, promotore del Comitato “No Guerra No Nato“, che ha avuto l’onore di veder citato il suo libro “La guerra – È in gioco la nostra vita” direttamente da Putin in persona durante le celebrazioni della Giornata della Vittoria dello scorso 9 maggio.