Nuova guerra in arrivo? Tensione massima tra Cina e Usa, cosa succede

Tensione alle stelle a Taiwan, con la Cina che ha fatto partire le esercitazioni militari dopo la visita di Nancy Pelosi: la situazione

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Nuovi possibili venti di guerra arrivano dall’Asia, dove nelle ultime ore è salita sempre di più la tensione tra Cina e Stati Uniti dopo la visita lampo della speaker della Camera americana Nancy Pelosi a Taiwan. L’arrivo della diplomazia americana a Taipei, infatti, non è stata vista di buon occhio da Pechino che ha dato il via a delle esercitazioni militari, che dureranno fino a lunedì, che non promettono nulla di buono per l’isola.

Come già vissuto con la Russia e le sue esercitazioni ai confini con l’Ucraina tra il 2021 e l’inizio del 2022, la presa di posizione della Cina fa preoccupare per il possibile scoppio della guerra, con l’escalation della violenza definitiva che potrebbe arrivare da un momento all’altro, ma comunque costruita nel corso di mesi fatti di tensione e di chiari messaggi mandati da Pechino a Washington.

Tensione Cina-Usa, cosa succede

L’arrivo a Taipei della speaker della Camera Nancy Pelosi è stato come un fulmine a ciel sereno, con la Cina che si è ritrovata spiazzata dal gesto. Vedendosi minacciato con l’arrivo americano, che ha sempre appoggiato la libertà di Taiwan tanto da intervenire militarmente nel caso in cui venisse meno, Pechino ha quindi preso posizione in maniera dura.

Nelle ultime ore, infatti, è stato dato il via alle esercitazioni, col comando cinese che ha fatto muovere le forze aeronavali in sei aree intorno all’isola. Una pioggia di missili è poi partita a completamento delle operazioni, con le bombe che “hanno colpito il bersaglio con precisione“, hanno fatto sapere dall’esercito cinese. Le manovre, che dovrebbero proseguire fino alla mattina del 7 agosto, prevedono esercitazioni di chiusura e controllo, assalto e fuoco su obiettivi di terra.

Ma perché sta avvenendo tutto ciò? Gli esperti del Pentagono pensano che le operazioni non siano da vedere come una minaccia per l’imminente scoppio della guerra, con l’invasione cinese a Taiwan, ma anzi l’idea di creare una “zona grigia” sospesa tra pace e guerra, con l’obiettivo di creare allarme e pressione intorno all’isola.

Taiwan attiva i sistemi di difesa

Le operazioni militari cinesi, nonostante siano solo d’esercitazione, non lasciano comunque indifferente Taiwan. La caduta di alcuni missili a pochi chilometri dalla costa, seppur nelle acque cinesi, preoccupa le autorità locali che faranno di tutto per mantenere la sovranità sul territorio. Lo ha sottolineato anche il ministero della Difesa di Taipei: “Le forze armate di Taiwan operano come al solito e monitorano ciò che ci circonda in risposta alle attività irrazionali con l’obiettivo di cambiare lo status quo e di destabilizzare la sicurezza della regione”.

“Non cerchiamo l’escalation, ma non ci fermiamo quando si tratta della nostra sicurezza e sovranità. Sosterremo il principio di prepararsi alla guerra senza cercare la guerra e con l’atteggiamento di ‘non intensificare i conflitti e non causare controversie'” hanno fatto sapere da Taipei. Già nelle scorse ore, dopo aver visto 22 caccia cinesi sorvolare i cieli di Taiwan superando la linea mediana informale che divide lo Stretto, il ministero aveva fatto sapere di aver attivato i sistemi di difesa aerea, facendo decollare i jet e lanciando chiari messaggi di avvertimento al possibile “invasore”.

Dossier Taiwan, cosa aspettarsi

Alla base delle crescenti tensioni tra Cina e Usa c’è il cosiddetto dossier “difesa di Taiwan”, il Taiwan Relations Act del 1979 che regola l’atteggiamento americano nei confronti dell’isola. Il documento, però, lascia tutti perplessi su quelle che potrebbero essere le mosse americane in caso di attacco cinese.

Nonostante più volte dagli Usa sia arrivato il chiaro messaggio della “difesa di Taiwan con forza”, il testo è ambiguo. Infatti viene disposto che il Congresso e il presidente degli Stati Uniti dovranno consultarsi e decidere il da farsi e c’è dunque ampio margine per evitare un intervento militare diretto che potrebbe costarci caro. La legge, infatti, non dice con chiarezza se gli Usa manderanno soldati a difendere il territorio di Taiwan, ma specifica lo scopo di mantenere lo status quo dell’isola, evitando una guerra o qualsiasi scontro a fuoco da parte di forze politiche che sognano di mettere le mani sul territorio. Di fatto il trattato è figlio dell’ambiguità strategica che gli Usa hanno deciso di operare per Taiwan: da un lato dissuadere Taipei da una dichiarazione unilaterale di indipendenza e, dall’altra, evitare che la Cina possa mirare all’unificazione unilaterale attraverso la forza militare.

Dal 1979, anno di firma del trattato da parte del presidente Carter, indirettamente gli Usa hanno contribuito alla pace a Taiwan. Da Washington, infatti, sono state vendute numerose armi a Taipei creando nella Cina timori sulla possibile reazione dell’isola all’invasione militare.

Perché Taiwan è importante

Ciò che tutti si chiedono, a questo punto, è perché gli Stati Uniti vogliano muoversi con decisione per la difesa di Taiwan. Le tensioni per l’isola hanno scritto pagine di storia della diplomazia internazionale, con la Cina che vuole compiere la “riunificazione” che sull’ex Isola di Formosa viene definita “annessione”. Il territorio, infatti, per la Cina sarebbe l’ultimo tassello per cercare di ringiovanire la nazione dopo l’umiliazione della sconfitta della guerra civile del 1949.

Gli Usa vogliono preservare lo status quo dell’isola perché la posizione di Taiwan è strategica. Facente parte della cosiddetta “prima catena di isole”, che include un elenco di territori amici agli americani cruciali per la politica estera di Washington, se Taipei e dintorni fossero conquistati da Pechino l’isola diventerebbe una sorta di rampa di lancio sul Pacifico che Joe Biden non può permettersi.

La posizione dell’Ue

Lontane dal territorio europeo, le manovre cinesi verso Taiwan fanno comunque discutere nel Vecchio Continente. Ecco allora che il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, ha apertamente condannato le “esercitazioni militari mirate” della Cina, osservando che la visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi sull’isola non è una motivazione valida per dare il via all’azione.

Non c’è alcuna giustificazione per usare una visita come pretesto per un’attività militare aggressiva nello Stretto di Taiwan”, ha scritto Borrell su Twitter. L’arrivo di Pelosi sull’isola, infatti, deve essere visto come un viaggio “normale e di routine” secondo Borrell, che ha poi invitato le parti “a mantenere la calma, esercitare moderazione e agire con trasparenza”.