Migranti, direttiva flash di Piantedosi: il piano sulle Ong

Il primo provvedimento del Viminale non tarda ad arrivare e il neo ministro Piantedosi vieta l'ingresso nelle acque territoriali a due Ong

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Neanche il tempo di prendere posto al Viminale che da parte del neo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è arrivata subito una direttiva per contrastare gli sbarchi dei migranti nel Canale di Sicilia.

A poche ore dal giuramento davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e, soprattutto, poco prima che in Camera e Senato venisse votata la fiducia al Governo come da prassi, il ministro ha infatti inviato una nota a polizia e capitaneria di porto per far sentire sin da subito la voce e far avvertire il pugno duro che il suo dicastero applicherà per contrastare l’immigrazione clandestina.

La direttiva Piantedosi sulle Ong

Ad attirare l’attenzione del neo ministro Piantedosi sono state due imbarcazioni che da giorni si trovano nel Canale di Sicilia, la Ocean Viking e la Humanity One, con a bordo in tutto oltre 300 migranti soccorsi. Dopo aver osservato il loro operato degli ultimi giorni, infatti, il ministro ha deciso di firmare martedì una direttiva per imporre alle due Ong il divieto di ingresso nelle acque territoriali. Le due imbarcazioni, infatti, avrebbero attuato una condotta, si legge nella nota del Viminale, non “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”.

Prima di firmare la direttiva, Piantedosi ha sentito il comandante della Guardia Costiera, l’ammiraglio Nicola Carlone, per farsi illustrare la situazione nel Canale di Sicilia, e ha poi messo nero su bianco il piano per contrastare l’operato delle due Ong. Il documento, girato a polizia e capitaneria di porto, è stato inviato anche alle ambasciate di Norvegia e Germania, Stati bandiera delle due imbarcazioni, per informare che il ministro ha emanato la direttiva “in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza”.

Il ministro Piantedosi, già dal suo primo giorno al Viminale, aveva annunciato l’intenzione di “governare i flussi“, contrastando “lo spontaneismo, sia pur umanitario”. La linea messa subito in campo è quella già sperimentata da Matteo Salvini nel suo periodo al Viminale in quanto la direttiva di Piantedosi, all’epoca capo di Gabinetto al ministero dell’Interno quando lo presiedeva il leader del Carroccio, è infatti analoga a quella firmata dallo stesso Salvini nel marzo 2019.

Il senatore della Lega, attuale vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha accolto con soddisfazione la nota del Viminale: “Bene l’intervento di Piantedosi a proposito di due Ong: come promesso, questo governo intende far rispettare regole e confini”.

Stop alle Ong, le motivazioni nelle Convenzioni internazionali

La mossa di Piantedosi di vietare l’ingresso nelle acque italiane delle due Ong Ocean Viking e Humanity One viene supportata dalla Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. Infatti nella nota del Viminale si legge come le condotte violate dalle due imbarcazioni siano alla base dell‘Articolo 19 in quanto legate al fatto che le operazioni di soccorso delle due navi umanitarie sono state svolte “in piena autonomia e in modo sistematico senza ricevere indicazioni dall’Autorità statale responsabile di quell’area Sar, Libia e Malta, che è stata informata solo a operazioni avvenute”. Anche l’Italia sarebbe stata informata “solo a operazioni effettuate” e quindi il Viminale potrebbe adottare il divieto d’ingresso sulla base della Convenzione Onu.

Nello specifico il documento stabilisce che “le navi di tutti gli Stati, costieri o privi di litorale, godono del diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale”. Ma il passaggio viene definito inoffensivo “fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero“. Se la nave in questione è impegnata in alcune attività, tra cui “il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”, allora le condizioni di arrecare “pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero” possono verificarsi e portare al divieto di ingresso nelle acque territoriali.

Le due Ong, comunque, stanno proseguendo nella loro navigazione alla volta di Malta e non hanno ancora ricevuto alcun divieto. Sos Humanity, che gestisce la nave Humanity One, ha infatti fatto sapere: “Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione diretta dalle autorità italiane. Come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà”.