“Mazzata” per il M5s: quanto costa la scissione di Di Maio

Dopo mesi di rapporti tesi con Giuseppe Conte, il ministro degli Esteri ha deciso di abbandonare assieme ad altri parlamentari: quanti soldi perde il Movimento

Da mesi si vociferava di presunti dissidi ormai insanabili e rapporti sempre più tesi. Un connubio forte e duraturo – grande protagonista prima del governo gialloverde e poi di quello con il Partito Democratico – si è progressivamente logorato a suon di stoccate, frecciatine e divergenze palesate in maniera crescente da parte dei due personaggi chiave.

La storia è chiaramente quella tra Luigi Di Maio – volto storico del Movimento 5 Stelle, primo capo politico e candidato premier della creatura di Beppe Grillo – e Giuseppe Conte, attuale leader della galassia grillina dopo le due esperienze da presidente del Consiglio che lo hanno fatto conoscere in Italia e nel mondo soprattutto per l’emergenza pandemica che ha dovuto affrontare in prima persona senza alcuna esperienza politica e governativa pregressa.

Scissione nel Movimento 5 Stelle: il rapporto tra Conte e Di Maio

Che gli screzi tra i due fossero all’ordine del giorno lo si era capito già durante l’elezione del Presidente della Repubblica, quando l’attuale ministro degli Esteri fece di tutto per eleggere Mario Draghi e poi, sfumata questa ipotesi, decise di mettersi di traverso e ostacolare i piano dell’avvocato, che assieme a Matteo Salvini e Giorgia Meloni aveva optato per la figura di Elisabetta Belloni, diplomatica e direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

Nelle ultime settimane il terreno di scontro tra i due si è spostato sulla discussione in merito all’invio di armi all’Ucraina e, in generale, sulle iniziative che in nostro Paese deve mettere in atto da qui a fine legislatura: Conte chiede all’esecutivo di riferire con maggior frequenza in Parlamento, concordando la linea da seguire; Di Maio lo accusa di volersi distaccare dall’Alleanza Atlantica e di abbracciare temi populisti per inseguire i consensi.

Di Maio e il nuovo soggetto politico: quanti parlamentari sono usciti dal Movimento

E così si è arrivati alla scissione. Sessantuno parlamentari in meno, d’un colpo. Il Movimento 5 Stelle si ritrova con le truppe precisamente dimezzate rispetto ai 333 eletti conquistati grazie allo storico exploit alle Politiche 2018, quelle in cui i due sfidanti di oggi si presentavano rispettivamente come candidato premier e papabile ministro della Giustizia.

Ben 51 deputati e 10 senatori hanno mollato il leader Giuseppe Conte per passare a “Insieme per il futuro” e ai nuovi gruppi parlamentari dei fedelissimi del ministro degli Esteri. I promotori della scelta, con in prima fila l’ex ministro Vincenzo Spadafora, per ora lo definiscono un “contenitore temporaneo“, che ha però l’obiettivo di diventare un centro di gravità per aggregare più realtà moderate possibili.

La scissione azzoppa le casse M5s: quanto perde il partito di Conte

Di certo potrà contare su alcuni nomi di spicco della galassia grillina, tra cui Carla Ruocco (presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche), Manlio Di Stefano (sottosegretario proprio al ministero degli Esteri e fedelissimo di Di Maio) e Francesco D’Uva (già capogruppo grillino alla Camera).

L’”operazione Giggino“, come qualcuno l’ha già ironicamente ribattezzata, porterà via alle casse dei Cinque Stelle quasi due milioni e mezzo di euro. A tanto ammonta la perdita dei rimborsi ai gruppi parlamentari da qui alla fine della legislatura: nove mesi in tutto. Infatti, per ogni deputato eletto, un partito riceve circa 50 mila euro di rimborsi annui (per i senatori la cifra sale a 58 mila). Tutti questi fondi saranno dirottati verso il nuovo soggetto politico e saranno la prima solida base per organizzare la campagna elettorale che, di fatto, entrerà nel vivo già dopo l’estate.