Nelle prime fasi dell’epidemia da Covid-19, quando c’era carenza di mascherine ed enti pubblici e privati andavano a caccia sul mercato dei dispositivi sanitari, i tentativi di frode si sono moltiplicati e in molti avrebbero approfittato dell’emergenza sanitaria per intrufolarsi nelle maglie larghe di bandi e gare pubbliche. Lo rivela l’ultimo rapporto dell’Uif, l’unità di informazioni finanziarie della Banca d’Italia, che parla di “business della pandemia”.
Mascherine e aiuti pubblici, durante il Covid frodi sospette per miliardi: la relazione
Durante l’anno della pandemia sono state 2.277 le segnalazioni in Italia di operazioni sospette per un valore complessivo di 8,3 miliardi di euro. Un giro d’affari, come accertato da indagini successive, che avrebbe coinvolto anche diversi attori politici.
Come si legge nella relazione di Bankitalia, l’80% dei tentativi di frode ha riguardato, nei primi mesi del 2020, principalmente la compravendita di materiale sanitario e di dispositivi di protezione individuale a cui si sono aggiunti, in un secondo momento fase, l’erogazione e l’utilizzo incongruo di finanziamenti garantiti o contributi a fondo perduto.
Mascherine e aiuti pubblici, durante il Covid frodi sospette per miliardi: la condizione d’emergenza
Nel rapporto dell’Uif, il direttore Claudio Clemente ha spiegato che “la corsa all’approvvigionamento di materiale sanitario in presenza di presidi amministrativi attenuati dalle esigenze emergenziali ha posto la Pubblica amministrazione di fronte a una vasta platea di imprese, anche di ridotte dimensioni, che, dopo frettolose riconversioni, hanno tentato di assicurarsi ingenti forniture di dispositivi di protezione individuale talora in assenza di garanzie e con sostanziosi acconti dal committente pubblico”.
Soltanto in alcuni casi “i controlli amministrativi – scrive ancora Clemente – hanno scongiurato la definitiva aggiudicazione, facendo emergere precedenti penali e criticità di natura reputazionale; in molti altri casi sono successivamente emerse ipotesi di contraffazione della merce e di speculazione sui prezzi. Si è rilevato anche il coinvolgimento in tali attività sospette di persone politicamente esposte o di altri soggetti che avrebbero svolto un ruolo di raccordo fra i centri decisionali pubblici e le imprese per influenzare l’aggiudicazione delle commesse”.
In generale dalla relazione emerge che nel 2020 e nei primi mesi del 2021 le segnalazioni da parte di banche e altri soggetti, di operazioni sospette di riciclaggio sono state 113.187 in crescita del 7% rispetto al 2019, quando erano state 7.400 in meno. Secondo Clemente l’aumento delle segnalazioni “è ascrivibile interamente a sospetti di riciclaggio. Viceversa quelle di finanziamento del terrorismo sono diminuite del 33% a 513 unità, anche a causa delle restrizioni alla mobilità“.