Emmanuel Macron è stato rieletto alla presidenza della Repubblica di Francia con il 58,6% dei voti. A 44 anni, il leader del partito En Marche guiderà il Paese per i prossimi cinque anni. Prima di lui a essere rieletto per un secondo mandato nella Quinta Repubblica francese erano stati François Mitterrand, nel 1988, e Jacques Chirac, che nel 2002 sconfisse al ballottaggio proprio il padre della rivale politica di Macron, Marine Le Pen.
Al di là delle statistiche politiche, la vittoria di Macron è il risultato certamente di un’abile campagna elettorale, resa non facile dalle crescenti tensioni geopolitiche legate alla guerra in Ucraina. Ma è anche frutto di una serie di “successi” in campo economico che la maggioranza dei cittadini francesi sembra aver apprezzato e premiato.
Una vittoria economica: i risultati conseguiti da Macron
Secondo un’analisi condotta dall’ISPI, uno dei temi centrali delle elezioni presidenziali francesi è stato indubbiamente l’economia (Macron è stato anche protagonista di una polemica con il Ceo di Stellantis, Tavares, per il suo stipendio). Già prima dell’invasione russa dell’Ucraina, infatti, “la preoccupazione principale dei francesi era legata alla perdita del potere d’acquisto, e il conflitto ha reso questo tema ancora più prioritario”. La corsa alla guida del Paese si è dunque svolta sui terreni accidentati dell’inflazione e della lotta ai rincari, soprattutto quelli riguardanti energia e carburanti.
Sotto la presidenza Macron, e nel pieno del conflitto russo-ucraino, a marzo la Francia ha registrato un’inflazione su base annua del 5,1%, ben al di sotto della media del 7,5% dell’Eurozona. Un “successo” accompagnato e sostenuto da un altro sul fronte della crescita. Nel 2021 il Pil francese è infatti aumentato del 7%, il maggior incremento dell’Ue e il secondo dell’Europa occidentale se si considera anche il Regno Unito. Non solo: le previsioni per il 2022, pur riviste al ribasso per le conseguenze della guerra in Ucraina, si attestano al 2,9%. Un dato decisamente positivo e superiore al grande “competitor” confinante, la Germania (2,1%).
Anche in tema di lavoro la gestione Macron si è rivelata vincente. La disoccupazione in Francia continua infatti a calare: nel quarto trimestre 2021 ha segnato il valore più basso dal 2008 (7,4%), recuperando pienamente non solo rispetto ai livelli pre-pandemia, ma anche rispetto ai valori precedenti alla crisi finanziaria del 2009.
La credibilità del presidente: il sondaggio e i dati
Secondo un sondaggio IPSOS pubblicato il 20 aprile, pochi giorni prima del ballottaggio decisivo, Macron era stato indicato come il candidato più credibile sui temi della crescita economica (63%) e sulla guerra in Ucraina (70%). Due segnali incontrovertibili di quella che di lì a poco sarebbe stata definita una “vittoria annunciata” sulla rivale Marine Le Pen. Un risultato “annunciato” anche dalle banche, che hanno scommesso decise su Macron (prima della rielezione, avevamo svelato qui quanto guadagna il presidente francese). Prima del ballottaggio, Goldman Sachs aveva dato la rielezione all’85% di probabilità.
Occorre però precisare come il distacco di oltre 15 punti percentuali che ha portato alla vittoria sul fronte conservatore, consolidatosi già nei giorni immediatamente successivi al primo turno, è stato reso possibile anche da un’elevata astensione alle urne. Parliamo di un 28% di francesi che ha scelto di non votare. A favore di Macron ha poi giocato un altro fattore: la raccolta dei voti dei candidati ormai esclusi dai giochi. Un “tesoretto” alla fine dei conti decisivo per la rielezione, racimolato tra gli elettori di Jean-Luc Mélenchon (estrema sinistra), Yannick Jadot (Verdi), Valérie Pécresse (Partito Repubblicano) e Anne Hidalgo (Partito Socialista).