Governo a rischio? Montaruli si dimette: le sue spese pazze

L'esponente di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli è finita nell'occhio del ciclone per lo scandalo dei rimborsi, per cui è stata condannata in via definitiva

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

“Ho deciso di dimettermi dall’incarico di governo per difendere le istituzioni. Sono certa della mia innocenza”. Così l’esponente di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli ha annunciato la rinuncia al posto di sottosegretaria all’Università dopo la condanna definitiva a un anno e sei mesi per peculato.

L’ex consigliera regionale piemontese al centro dello scandalo di “Rimborsopoli” è la prima fedelissima della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a cadere. E a far discutere è anche il silenzio della premier sulla questione.

Le spese pazze di Augusta Montaruli

Secondo quanto stabilito dal giudice, Montaruli ha fatto un utilizzo improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte tra il 2010 e il 2014, facendosi rimborsare vari acquisti per un totale di circa 25mila euro. Tra le spese contestate non solo pranzi e cene fuori fra ristoranti e fast food, ma anche abiti e accessori firmati, pregiati articoli in pelle, gioielli, libri, un corso sui social network,  e cornici.

Rimborsati pure regali e pensierini, come i fiori da donare a un avvocato o gli orecchini per una collaboratrice, e gli acquisti per necessità personali come pacchetti di sigarette, un micro rasoio e lavanderia. La somma legata a tutte queste spese era stata risarcita integralmente.

La vicenda giudiziaria

La condanna definitiva è arrivata lo scorso 17 febbraio dopo un iter giudiziario durato 11 anni. Inizialmente ad Augusta Montaruli era stata inflitta una pena di 4 mesi di carcere per finanziamento illecito. In quel caso veniva contestato solo il pagamento di una cena elettorale del 2011 in favore dell’ex compagno candidato alle elezioni comunali.

Nell’estate del 2018 la doccia fredda nel secondo grado: a seguito della testimonianza in aula di diverse persone il tribunale aveva stabilito che tutti quei rimborsi non potevano essere giustificabili come spese politiche e di rappresentanza, come invece ritenuto precedentemente. Le “scuse” erano infatti crollate una dopo l’altra e la tesi degli errori di allegazione degli “eccentrici” scontrini non ha retto.

Così l’esponente di Fratelli d’Italia, all’epoca dei fatti consigliere regionale del Popolo della Libertà guidato da Silvio Berlusconi, ha dovuto rispondere di peculato in concorso con altri consiglieri. La condanna era stata di un anno e sette mesi, con il pagamento di 25.461 euro. Secondo i giudici le spese di Montaruli erano del tutto svincolate “da specifiche occasioni di rilievo istituzionale”. Nel marzo 2022 la sentenza era stata confermata mentre l’ultimo verdetto, emesso dalla Cassazione, ha reso la condanna definitiva a un anno e sei mesi.

Il silenzio della premier

Mentre Augusta Montaruli ha annunciato di riservarsi l’opportunità di un ricorso presso la Corte di Giustizia Europea, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non si è ancora espressa sulla vicenda. Fratelli d’Italia ha tuttavia pubblicato una nota congiunta firmata dai capigruppo Tommaso Foti e Lucio Malan.

“Non possiamo che rispettare la decisione generosa e spontanea di Augusta Montaruli che, pur non avendo alcun obbligo a riguardo, tantomeno di legge, ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico di sottosegretario all’Università, che ha ricoperto con onore, capacità ed impegno costante”, si legge nel comunicato. L’accusa delle opposizioni è però quella di aver fatto entrare nella squadra di governo persone non adeguate alle importanti cariche istituzionali.