Siamo arrivati ad un punto di svolta. La Germania ha compiuto i primi passi formali verso il razionamento del gas, mentre i funzionari di Berlino si sono affrettati a evitare un potenziale arresto delle consegne dalla Russia a causa della disputa sui pagamenti, poi rientrata dopo la decisione di Mosca di consentire ancora il saldo tramite euro e dollaro, evitando (per ora) di accettare solamente versamenti in rubli.
Gas russo, la crisi nera della Germania
Ma il problema per i tedeschi e per l’intera Unione europea pare essere solo rimandato. Se le forniture provenienti da Mosca saranno insufficienti e i tentativi degli stati membri di ridurre i consumi non funzioneranno, il governo di Berlino avrebbe deciso di tagliare parti dell’industria dalla sua rete del gas.
Una scelta che porterebbe nuove ripercussioni sulle condizioni economiche già precarie dei cittadini; uno scenario che – se adottato anche dagli altri Paesi Ue – obbligherebbe l’Europa a concedere un trattamento preferenziale alle famiglie più in difficoltà, come disposto dallo stesso Esecutivo tedesco.
Pagamento in rubli, la svolta di Putin
Prima del dietrofront di ieri (30 marzo 2022), la Russia aveva insistito affinché tutti gli acquirenti del suo gas naturale considerati ostili pagassero in rubli anziché in valute come euro o dollari. Ma in una telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz nella serata di mercoledì, Vladimir Putin ha accennato a un potenziale compromesso, affermando che i pagamenti dei clienti europei del gas potrebbero continuare a essere effettuati in euro, a condizione che siano effettuati alla Banca di Gazprom, la multinazionale leader nel settore non solo in Russia ma in tutto il mondo.
Questo perché l’istituto che si poggia sull’azienda non è finito nel mirino delle sanzioni sempre più severe nei confronti di Mosca imposte dall’Occidente. La Germania e le nazioni del G7 che hanno sanzionato la Russia da quando ha invaso l’Ucraina si sarebbero rifiutate di utilizzare i rubli per acquistare il gas, dicendo che continueranno a pagare nelle valute specificate nei contratti di fornitura.
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Le contromisure di Scholz e dell’Italia
Ora la Germania si prepara ad attivare la cosiddetta “fase di allerta precoce” con cui viene predisposto un piano per il razionamento delle risorse di gas destinate ai Land (le Regioni tedesche). Di conseguenza, anche cittadini, imprese e famiglie si ritroveranno a doverne limitare l’uso.
Al momento l’Italia non si trova ancora in questa condizione, nonostante i prezzi delle bollette siano schizzati a livelli mai visti prima. Anche Mario Draghi ha sentito al telefono il capo del Cremlino e sembra che proprio il confronto con il premier – riconosciuto da Mosca come grande esperto di economia e geopolitica – abbia spinto il leader russo a rallentare l’applicazione della misura sul pagamento del gas.
Nel frattempo anche il nostro Paese sta prendendo delle contromisure per contrastare la scarsità di gas proveniente dalla Russia. E lo sta facendo in primis con il ministro Luigi Di Maio, titolare del dicastero degli Esteri, che nelle ultime settimane ha intrapreso una serie di viaggi internazionali alla volta del Nord Africa e del Medioriente. Trasferte in cui era sempre accompagnato da Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni e tra i massimi profili italiani ed europei nel settore.