Addio Angela, si chiude l’era Merkel: cosa farà ora e quanto prenderà di pensione

L'8 dicembre 2021 si chiude un'era, per tutta l'Europa, non solo per la Germania. Angela Merkel non è più la Cancelliera tedesca: al suo posto Olaf Scholz

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

L’8 dicembre 2021 si chiude un’era, per tutta l’Europa, non solo per la Germania. Olaf Scholz ha giurato davanti al Bundestag, divenendo così ufficialmente il nuovo cancelliere tedesco dopo 16 anni di dominio incontrastato di Angela Merkel. Il leader socialdemocratico, che guiderà un governo di coalizione con Verdi e Liberal democratici, ha giurato di dedicare le sue energie al benessere del popolo tedesco.

Scholz ha ottenuto dal Bundestag 395 voti su 707. Per succedere ad Angela Merkel Scholz gli servivano 369 voti. Sulla carta, Scholz disporrà nel nuovo Parlamento di 416 voti su 736.

Angela Merkel leader forte?

Con l’addio della Merkel si chiude un pezzo di storia. Quando lei nella storia ci è entrata, nell’autunno del 2005, come prima donna ad essere eletta Cancelliera, nella Germania “malata d’Europa” la disoccupazione era oltre l’11%. Quattro governi Merkel dopo, la disoccupazione è scesa al 6%, e sarebbe ancora più bassa se non fosse arrivata la pandemia a sconvolgerci.

La Merkel ha fornito un modello di leadership forte, e per questo senza dubbio sarà ricordata. Ma forte per chi?

Come spiega bene Foreign Policy, quando la crisi del debito della zona euro ha minacciato di sopraffare le istituzioni Ue, la Merkel ha superato la resistenza interna per negoziare salvataggi per i membri dell’Eurozona più colpiti, ha fornito sostegno politico a massicce iniezioni di liquidità della Banca centrale europea e ha spianato la strada a diverse nuove istituzioni, tra cui una vasta unione bancaria che avrebbe cambiato per sempre il volto dell’Europa.

Quando la Russia di Vladimir Putin ha annesso la Crimea ed è intervenuta militarmente nella regione ucraina orientale del Donbass, ha saputo stringere i denti e portare a casa gli accordi di Minsk. Durante la crisi dei rifugiati nell’estate del 2015, a fronte di un notevole costo politico, ha lasciato entrare in Germania più di 1 milione di rifugiati, per lo più siriani.

La Merkel ha anche aiutato gli Stati membri dell’UE a mantenere un fronte unito durante i negoziati sulla Brexit. E durante la primavera del 2020, ha spinto per il fondo per la ripresa dalla pandemia da 750 miliardi di euro, finanziato da obbligazioni congiunte emesse dalla Commissione europea, facendo un passo fondamentale verso un’unione fiscale e economica in Europa.

“Nella primavera del 2010, quando era chiaro ai mercati obbligazionari che la posizione di bilancio della Grecia era insostenibile, l’ex Cancelliera ha insistito sul fatto che le regole dell’Eurozona dovessero essere orientate verso i forti piuttosto che verso i deboli, e due anni dopo ha promesso che non avrebbe accettato soluzioni come gli eurobond, strumenti di debito comuni emessi congiuntamente, “finché fosse vissuta”” scrive Foreign Policy.

Dove ha sbagliato

Nell’affrontare le crisi politiche europee, però, la sua principale strategia è stata quella di procrastinare e esitare. Merkel è diventata così famosa per questo approccio che i ragazzi tedeschi hanno trasformato il suo nome in un verbo, “merkeln“, che indica proprio questa sorta di indecisione cronica a non fare mai davvero nulla per risolvere un problema.

In molti casi, dalla crisi dell’euro alla crisi dello stato di diritto in Ungheria e Polonia, la sua inazione ha portato a gravi problemi che poi si sono radicalizzati ancora di più.

Oltre alla tattica del “Merkeling” per prendere tempo, c’è poi sempre stato un evidente approccio a mettere davanti gli interessi commerciali e geopolitici tedeschi, rispetto a quelli europei, tanto che gli analisi hanno coniato la parola “merkantilismo“.

Durante la crisi dell’Eurozona, i salvataggi Ue sono stati pensati “a beneficio dei banchieri tedeschi a spese dei lavoratori greci e portoghesi” continua FP. Nella crisi migratoria del 2015-16, non è riuscita a convincere gli altri leader a elaborare una politica comune, ricorrendo invece a un accordo (“denaro per i rifugiati”) con la Turchia.

Oggi, la Germania nella zona euro continua a beneficiare di tassi di interesse estremamente bassi grazie al suo status di “rifugio sicuro” nei mercati finanziari e grazie a un euro sottovalutato che spinge forte le sue esportazioni, mantenendo le economie periferiche europee in uno svantaggio persistente.

Cosa farà ora Angela Merkel?

Dopo l’addio alla politica cosa farà ora Angela? Fino ad oggi non ha annunciato piani precisi. In una recente visita negli Stati Uniti, dove ha accettato un dottorato honoris causa dalla Johns Hopkins University, ha detto che intende riposarsi e considerare “ciò che realmente” le interessa.

Libri, relax, sicuramente. Con ben 18 titoli onorari accademici, è più che possibile che, dopo un periodo di stacco, la Merkel torni a fare la ricercatrice, come consulente di qualche prestigiosa università ad esempio, o la docente.

Nel 2019, la HHL Leipzig Graduate School of Management le ha conferito un dottorato honoris causa, e lei ha detto: “Tutte le università che mi hanno conferito una laurea honoris causa mi ascolteranno di più quando non sarò più cancelliere. Tornerò e non starò poco come oggi, starò più a lungo”.

Come tutti gli ex cancellieri ed ex presidenti federali, anche lei ha comunque diritto a ricoprire un’altra carica. Avrà anche un capoufficio, due assistenti, una segretaria e un autista.

Quanto le spetta di pensione

Di cosa vivrà? Sicuramente della sua pensione. Secondo un calcolo dell’Associazione tedesca dei contribuenti, Angela riceverà una pensione di circa 15mila euro al mese dopo aver lasciato l’incarico. Questi diritti alla pensione derivano dai suoi molti anni di appartenenza al Bundestag e come Cancelliera naturalmente.

Merkel riceverà dunque circa 10mila euro in meno rispetto al suo stipendio da premier, che si aggirava attorno ai 25mila euro al mese secondo la legge ministeriale federale.

Il diritto alla pensione è regolato dalla legge. Per la loro appartenenza al Bundestag i parlamentari tedeschi hanno diritto anche una sorta di “fisso”. Secondo la sezione 20 della legge sui membri, lei ad esempio avrebbe diritto a un massimo del 65% dell’indennità dei membri per i suoi 31 anni in Parlamento. Tuttavia, i vari diritti pensionistici si compensano tra loro.