“Io voglio la mobilitazione generale, la volontà e l’azione. Aiutateci, unitevi a noi” grida Emmanuel Macron nel suo unico comizio prima del primo turno delle presidenziali francesi, in programma nel fine settimana: mancano solo sette giorni e il largo distacco di qualche settimana fa sta lasciando il posto a una rimonta di Marine Le Pen, leader del partito di destra Rassemblement National e principale avversaria del premier anche nella tornata elettorale di cinque anni fa.
Settimane passate a occuparsi della guerra in Ucraina, a parlare con Vladimir Putin, a telefonare a Volodymyr Zelensky, a incontrare Joe Biden, hanno rafforzato il suo status di uomo di Stato ma hanno allontanato la sua presa sulla campagna elettorale nazionale, finora trascurata. Ecco perché nel pomeriggio di sabato 2 aprile l’attuale capo dell’Eliseo è tornato a parlare agli elettori, nella speranza di invertire la tendenza e frenare l’ascesa dell’avversaria.
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La corsa all’Eliseo e gli altri candidati
L’ultimo sondaggio realizzato dalla televisione nazionale francese vede Emmanuel Macron – molto contestato negli ultimi mesi per gli affari in Qatar – in testa al primo turno con il 27% (meno 2,5% rispetto al 2017) davanti proprio a Marine Le Pen, giunta al 22% (più 3,5%) e a Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale, ad oggi al 15% (più 2%).
Ma al secondo turno le cose si complicano: infatti il presidente uscente viene dato in discesa al 53% (due settimane fa era cinque punti più avanti), mentre la candidata della destra sale al 47% (era al 42). La stragrande maggioranza delle cancellerie europee impallidisce all’ipotesi che in tempi di guerra Marine Le Pen sieda alla guida della sola potenza nucleare dell’Europa. Tutti sanno che è una figura vicina a Putin, che vuole uscire dal comando integrato della Nato e che intende ridurre al massimo le competenze dell’Unione europea.
Si prevede un testa a testa davvero mozzafiato, considerando il fatto che due settimane dopo la prima chiamata al voto, i cittadini francesi dovranno scegliere tra soli due candidati e per forza di cose anche gli elettori degli altri competitor dovranno schierarsi da una parte o dall’altra. I pacchetti di preferenze più ambiti saranno quelli della sinistra per Macron, mentre Le Pen guarderà agli elettori di Eric Zemmour, conduttore tv molto popolare in Francia, portavoce di una destra estremista e xenofoba. Sospesi invece quelli di Valerie Pecresse, volto del partito repubblicano di centrodestra, data però a percentuali molto basse.
Stipendio e pensione del presidente francese
Oltre alla carica di presidente e alla tenuta dell’Eliseo, in gioco c’è anche lo stipendio che il primo cittadino francese percepisce dalle casse dello Stato. Secondo quanto riferito dalle fonti ufficiali d’Oltralpe, Emmanuel Macron ha ricevuto nel suo periodo in carica un corrispettivo pari a 181.680 euro all’anno. Cifra che – con la tassazione ad oggi vigente in Francia – scende ad un valore netto di 142 mila euro ogni dodici mesi.
Ma c’è di più, perchè nel dicembre 2019, il presidente francese aveva annunciato la sua intenzione di rinunciare alla pensione a vita che gli spetterebbe in automatico una volta concluso il mandato. Si tratta di una cifra non indifferente, che mai nessuno prima d’ora ha voluto restituire e che tutti gli ex presidenti ancora in vita (Nicolas Sarkozy e Francois Hollande) tuttora percepiscono. L’assegno che accompagna i capi di Stato fino al decesso è infatti pari a 5.200 euro netti al mese.