Nonostante la guerra, le sanzioni e le difficoltà affrontate dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica a oggi, tra cui lo spaventoso default del 1998, la Federazione Russa è universalmente riconosciuta come una grande potenza mondiale. Sembra logico dunque supporre che chi la governa sia un leader ricco e potente. Se si parla di Vladimir Putin, poi, si immaginano sfarzi e regge degni di uno zar.
Eppure la dichiarazione dei redditi del presidente russo certifica tutt’altra situazione. Dalla casa allo stipendio come leader del Cremlino, fino alle auto possedute: sulla carta le disponibilità di Putin sono più contenute di quanto si potrebbe immaginare (qui spieghiamo il suo piano per aggirare le sanzioni e avere i soldi necessari a proseguire la guerra). Al punto che “perfino” sua moglie Vladlena Mishustina e il primo ministro Mikhail Mishustin guadagnano ufficialmente di più.
Quanto guadagna e cosa possiede Putin
Una casa a Mosca di “appena” 77 metri quadri, un garage di 18, tre automobili (due utilitarie Volga e un fuoristrada Niva), un carrello-rimorchio da campeggio. Questo è quanto ha dichiarato Putin per l’anno fiscale 2021, per un reddito complessivo pari a 10,2 milioni di rubli: l’equivalente di 123.500 dollari e di poco più di 114mila euro. Secondo Tass e Interfax, il presidente russo userebbe inoltre un appartamento di circa 153 metri quadri.
Nel fornire questi dati, le due agenzie di Stato russe citano le tabelle presenti sul sito ufficiale del Cremlino. Confrontando le ultime annualità, il reddito 2021 dello “zar” risulta leggermente più alto di quello dichiarato l’anno precedente e notevolmente più basso di quello relativo al 2017 (18,7 milioni di rubli, pari a circa 207mila euro). Il perché di questo “exploit” (un record per il leader del Cremlino in termini di reddito percepito) è presto spiegato: cinque anni fa Putin avrebbe registrato un’entrata extra grazie alla vendita di un terreno di poco più di 6 ettari.
Il divario con moglie e premier: quanto vale e perché
Stando ai dati pubblicati da Interfax, il reddito di Putin è inferiore a quello del primo ministro russo Mikhail Mishustin. Quest’ultimo avrebbe guadagnato 18,3 milioni di rubli nel 2021, poco meno rispetto all’anno precedente, pari a circa 204mila euro (ben 90mila in più rispetto al suo presidente).
Non solo: per il Fisco russo anche la moglie del premier, Vladlena Mishustina, sarebbe più ricca di suo marito, avendo dichiarato 63,8 milioni di rubli. Il tutto senza registrare alcuna attività imprenditoriale. Una somma ben più consistente, pari a circa 721mila euro, sulla quale ha indagato anche l’oppositore russo Alexei Navalny.
Le cifre non devono però trarci in inganno. Innanzitutto perché il cambio rublo-euro o rublo-dollaro è più ballerino che mai a causa delle crescenti tensioni geopolitiche. E poi perché i parametri russi sono molto diversi da quelli europei e americani. I redditi medi sono tra i più bassi del mondo. Per intenderci: lo stipendio mensile di un cittadino russo si aggira sui 40mila rubli, quasi 480 euro.
Non sorprende dunque che, sempre nel 2021, i primi 32 alti funzionari del Cremlino abbiano dichiarato 65,7 milioni di rubli a testa. Senza contare l’aspetto forse più decisivo: sulle dichiarazioni dei redditi russe non figurano le proprietà all’estero.
I sospetti sul reddito reale: cosa c’è sotto
Qualche sospetto, insomma, sorge. I redditi di Putin e dei suoi ministri, colpiti dalle sanzioni occidentali, non riflettono infatti le loro ricchezze effettive “congelate” in tutto il mondo. Secondo la rivista Fortune, numerosi analisti considerano il presidente russo addirittura l’uomo più ricco del mondo (qui trovate la classifica degli oligarchi russi più ricchi: Abramovich è solo decimo), detentore di una fortuna stimata in 200 miliardi dollari.
Stando agli esperti, i sospetti su Putin sembrano avvalorati da diverse considerazioni: a partire dalla sua presunta collezione di 58 velivoli per arrivare alla sua enorme proprietà da 1,4 miliardi di dollari che si affaccia sul Mar Nero. La ricchezza effettiva dello “zar” è tuttavia estremamente difficile da indagare. Il che rende, di conseguenza, altrettanto difficile l’applicazione efficace di sanzioni nei suoi confronti.