L’indice di riproduzione Rt, parametro fondamentale per valutare la curva dei contagi in questo anno e più di epidemia da Covid-19, potrebbe essere diventato obsoleto. Lo sostengono i governatori delle Regioni che vorrebbero mandarlo in soffitta preoccupati che non sia adeguato a decifrare la situazione epidemiologica attuale in Italia. Non lo negano nemmeno gli esperti del Cts, i quali starebbero pensando a un modello di classificazione del rischio in linea con l’evoluzione dell’epidemia.
Covid, perché i governatori vogliono abolire l’Rt: i dati del monitoraggio
Nell’ultimo monitoraggio settimanale di Iss e ministero della Salute si registra un lento miglioramento del quadro epidemiologico, con i primi segnali di decrescita della mortalità e della percentuale di occupazione dei casi Covid negli ospedali, e dell’incidenza scesa a 127 casi ogni 100mila abitanti. Tanto da portare a quasi tutta la Penisola in zona gialla, con sole tre regioni in fascia di rischio arancione e nessuna zona rossa.
Ma se gli indicatori sono in calo in tutte le regioni, l’Rt a livello nazionale, seppure ancora sotto l’1, fa registrare una lieve crescita per la terza settimana consecutiva, dallo 0,85 dello scorso report all 0,89 di quest’ultimo.
Covid, perché i governatori vogliono abolire l’Rt: le opinioni
Una discrepanza che fa chiedere ai governatori una rivalutazione dei parametri. Il timore è che in vista delle riaperture estive e della valutazione sull’eliminazione del coprifuoco della prossima settimana, l’Rt possa da solo far tornare le regioni in una fascia di rischio con più restrizioni.
“La prima cosa che deve essere superata oggi, vista anche la situazione contingente del Paese, è quella dell’indice Rt che oggi andiamo a valutare. Quando l’incidenza è bassa il rischio è che pochi contagi lo facciano schizzare. Se in mezzo alla stagione turistica una regione passa da quattro a otto contagi rischia di andare a Rt 2. Se passa a otto contagi quella regione, con i turisti in casa, diventa rossa. Sarebbe un disastro”, è il punto di vista del presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.
“Siamo in fase di transizione e ci stiamo avvicinando verso un nuovo scenario dove il numero persone vaccinate e protette sta crescendo rapidamente. È chiaro che anche il modello di valutazione del rischio e dell’allerta deve essere modificato“, ha ammesso il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro.