Braccio di ferro sul toto-governo: ecco i nomi

Berlusconi, Meloni e Salvini si sono incontrati in un vertice ad Arcore per discutere delle nomine del nuovo governo

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

L’accordo sulla squadra di governo non è stato ancora trovato e, anzi, sui nomi crescono ora dopo ora i motivi di scontro nella coalizione di centrodestra. Berlusconi, Meloni e Salvini si sono incontrati per un vertice sulla lista dei ministri da presentare al Capo dello Stato e sulle nomine dei presidenti di Camera e Senato che dovranno essere eletti il 13 ottobre. Ma dal camino della villa di Arcore non si scorge nessuna fumata, né bianca e neanche nera.

Braccio di ferro sul toto-governo: i nodi

Il primo scoglio è rappresentato dalla casella del ministero dell’Economia. L’economista ed ex direttore generale di Bankitalia Fabio Panetta non sarebbe convinto di lasciare il board della Bce e al suo posto circolano i nomi di un altro banchiere come Domenico Siniscalco, già ministro del Tesoro nel Governo Berlusconi, e quella di Vittorio Grilli, alla guida dello stesso ministero con Mario Monti. È probabile comunque che al Mef sieda un tecnico, come per gli Esteri e per gli Interni.

Proprio il Viminale è una delle cause di maggiore attrito tra gli alleati. Matteo Salvini non vorrebbe infatti mollare la presa sul dicastero che ha già diretto, ma Giorgia Meloni non sembra intenzionata a fare sconti e continua a respingere le aspirazioni del leghista. Per il ministero dell’Interno la presidente di Fratelli d’Italia starebbe pensando al prefetto di Roma Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto del segretario del Carroccio.

Ma a quel punto per Salvini rimarrebbe davvero poco visto la bozza di governo che si sta delineando e considerata la ritrosia di Meloni ad avere vicepremier. Lo schema nella mente della leader del centrodestra dovrebbe prevedere cinque ministeri a Forza Italia e cinque alla Lega, che però avendo fatto eleggere più parlamentari dovrebbe ottenere la presidenza di uno dei rami del Parlamento. Ed è qui che i tempi si fanno più stringenti visto che le votazioni per i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama dovrebbero svolgersi durante la riunione del Parlamento nella nuova composizione, tra quattro giorni. A guidare la Camera dei deputati andrebbe pacificamente al capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, mentre lo scranno più alto del Senato sarebbe conteso tra l’altro leghista Roberto Calderoli e Ignazio La Russa, sul quale insiste la presidente di FdI.

Braccio di ferro sul toto-governo: i nuovi nomi per i ministeri

I nodi non finiscono qua soprattutto perché Silvio Berlusconi continuerebbe a puntare i piedi per piazzare Licia Ronzulli alla Sanità, o in alternativa alle Infrastrutture e Agricoltura. Una conditio sine qua non che però Giorgia Meloni scarta a priori, concedendo alla favorita di Berlusconi al massimo uno tra i ministeri delle Pari Opportunità o delle Politiche giovanili. Restando in quota Forza Italia, meno pretese ci sarebbero per Antonio Tajani che candidato prima per il Viminale, sarebbe stato dirottato adesso alla Difesa o allo Sviluppo Economico.

Avanza intanto il nome della presidente del Senato uscente, Elisabetta Alberti Casellati al ministero della Giustizia, mentre il primario del San Raffaele Alberto Zangrillo in lizza per la Salute nelle ultime ore si è fatto ufficialmente da parte promuovendo per lo stesso ministero l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso.