Le armi segrete “mai viste” di Putin, ecco quali sono

L'arsenale russo spaventa l'Occidente, non soltanto per le sue testate nucleari. Il rischio di un'escalation sembra sempre più reale. Dobbiamo preoccuparci?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Con la guerra che non accenna a placare la sua devastazione e il clima dei negoziati che ormai viaggia stabilmente sui binari della tensione, la pace in Ucraina sembra sempre più lontana. Ad agitare ulteriormente le acque arriva anche l’ultima minaccia lanciata da Vladimir Putin all’Occidente, considerato da Mosca cobelligerante dell’Ucraina per aver inviato armi e materiale bellico.

Se la Russia sarà minacciata, potrebbe rispondere in maniera fulminea, rendendo concreto lo scenario di una Terza guerra mondiale e di un’escalation nucleare. L’avvertimento suona ancor più allarmante, se legato alla convinzione dello “zar” secondo cui l’Occidente costituisce “una minaccia all’esistenza stessa del suo Paese”. Ma quali sono questi mezzi “segrete” che gli alleati occidentali non possiedono? Quali armi ha davvero a disposizione l’esercito russo?

Mezzi “mai visti”: quali e quanto sono pericolosi

Dalle testate nucleari ai super missili intercontinentali, passando per i sottomarini e le armi chimiche e biologiche: l’arsenale bellico russo è sicuramente uno dei più temibili del mondo. Quando ha pronunciato il suo ultimo minaccioso discorso, Putin aveva sicuramente in mente il Sarmat, testato la settimana scorsa. Un missile intercontinentale che, a detta del presidente russo, “non ha eguali al mondo” e che è “in grado di eludere ogni sistema di difesa”.

Al di là della propaganda e della minaccia, il Sarmat è effettivamente un’arma temibile. Si tratta di un missile balistico con capacità atomica che può arrivare a colpire gli Stati Uniti in brevissimo tempo. Un “mostro” di 200 tonnellate capace di trasportare 15 testate nucleari e di sganciarle lungo una traiettoria di volo fino a 18mila chilometri.

Ci sono poi gli ormai celebri missili ipersonici, come il Kinzhal e l’Avangard. La Russia li ha già usati in Ucraina per distruggere depositi di armi nemici. Sono vettori che seguono traiettorie diverse rispetto a quelli intercontinentali e che raggiungono una velocità almeno cinque volte superiore a quella del suono (6.190 km all’ora). Tradotto: in un’ora sono in grado colpire praticamente un obiettivo in qualsiasi parte del mondo. Tra gli ordigni ipersonici figura anche lo Zircon, con un raggio d’azione che va dai 500 ai mille chilometri.

La dotazione missilistica del Cremlino non si esaurisce però qui. L’elenco comprende infatti anche testate da crociera a propulsione nucleare, come il Burevestnik. Si tratta di una tecnologia di cui non si hanno molte informazioni. Si stima che abbia un raggio d’azione tra i 10mila e i 20mila chilometri e che proceda a bassa quota.

Non solo missili: quali altre armi può schierare Putin?

Le Forze armate russe possono contare anche su mezzi militari sottomarini. In questa categoria spicca il Poseidon che, come indica il nome, è un vettore subacqueo che può viaggiare fino a mille metri di profondità a una velocità di 70 nodi. È in grado di procedere senza pilota, in maniera autonoma, a propulsione autonoma. La sua testata nucleare al cobalto-60 può colpire sia formazioni navali sia obiettivi situati sulle coste, provocando danni fin nell’entroterra.

Parlando di bombe, la più pericolosa sembra essere la cosiddetta Fab-3000, finita sui giornali di tutto il mondo nei primi giorni dell’assedio all’acciaieria Azovstal di Mariupol. Si tratta di un super ordigno che contiene una notevole quantità di esplosivo, con un raggio di distruzione di 46 metri e un raggio di dispersione dei frammenti di 260 metri. Non solo. Sarebbero in grado di penetrare un’armatura fino a 288 mm di spessore

Oltre a missili e testate nucleari, durante le varie fasi del conflitto in Ucraina – fin dal 2014 – si è spesso parlato di armi biologiche e armi chimiche. La Russia le conosce bene, visto che ne ha avvallato l’utilizzo in Siria da parte delle truppe dell’alleato Bashar Al Assad. L’estrema pericolosità di queste armi risiede nel mix tra alto contenuto di esplosivo e gas o tossine in grado di diffondere l’agente chimico o il contagio. Nel primo caso potrebbero essere utilizzati agenti soffocanti come il cloro, agenti blister che colpiscono attraverso inalazione e contatto, agenti nervini. Nel caso di armi biologiche, invece, una delle minacce principali sembra essere l’antrace (o carbonchio). Le intelligence occidentali hanno più volte paventato la possibilità che Putin possa utilizzarle in questa fase della guerra.

La minaccia nucleare: dobbiamo preoccuparci?

Dopo il lancio della bomba atomica sul Giappone, il mondo intero ha alzato la mano destra giurando che mai più si sarebbe ripetuta una tragedia simile. Ma poi è arrivata la Guerra Fredda, che dietro le minacce nucleari reciproche dei blocchi contrapposti di Stati Uniti e Unione Sovietica ha costruito uno stallo sul quale mantenere la pace ed evitare la Terza Guerra Mondiale. La chiamano “Mad”, acronimo dall’inglese “Mutual assured destruction”, detta anche teoria della distruzione mutua assicurata. In parole povere: l’uso su larga scala di armi nucleari provocherebbe il completo annientamento del Paese attaccato, ma anche dell’attaccante.

Oggi però sembra cambiato molto, se non tutto. I continui riferimenti di Putin all’arsenale atomico russo sembrano archiviare il concetto di deterrenza nucleare. E le testate a disposizione fanno il resto. Tuttavia l’opportunità di una guerra nucleare sembra decisamente impraticabile. La teoria “Mad” continua ad apparire valida e reale soprattutto a Washington e Kiev, secondo cui non ci sono avvisaglie concrete di una tale degenerazione del conflitto. E, sebbene la Cia ammonisca la pericolosità di una sottovalutazione delle minacce di Putin, è opportuno operare una distinzione tra armi nucleari di tipo strategico e di tipo tattico.

Armi tattiche e armi strategiche

Nella seconda metà del secolo scorso, le armi nucleari con cui avrebbero potuto colpirsi a vicenda Stati Uniti e URSS erano di tipo strategico: vale a dire, utilizzabili direttamente dal proprio territorio con effetti devastanti. Un deterrente efficace, che ha consentito di mantenere una relativa pace.

Le attuali armi nucleari tattiche, invece, hanno una gittata minore e colpiscono su distanze più brevi. Parliamo di ordigni più piccoli rispetto a quelli classici, con un raggio d’azione di circa un chilometro e mezzo. Nell’arsenale russo ne sono presenti circa duemila, tutte ancora da “innescare”.

Attenzione, però. Perché già l’arma nucleare russa più piccola presenta una carica impressionante: arriva fino a un chilotone, l’equivalente di mille tonnellate di tritolo. L’ordigno più grande può arrivare addirittura a 100 chilotoni. Per farsi un’idea: la bomba atomica Little Boy, che uccise 146mila persone a Hiroshima, aveva una carica di 15 chilotoni. Non solo: queste testate possono essere lanciate con mezzi che ne moltiplicano raggio d’azione e velocità. I sistemi sono essenzialmente due:

  • I missili Kalibr: lunghi 6,2 metri e con una gittata di 1.500-2.500 chilometri.
  • Il sistema Iskander-M: viene attivato da terra e ha una gittata di 400-500 chilometri.