Guida sui tassi di interesse: significato, tipologie e calcolo

Il tasso di interesse rappresenta il costo del denaro. Ecco tutte le tipologie e le tecniche per calcolarlo

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Gabriele Zangarini

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Gabriele Zangarini, Content Writer freelance. Dopo 11 anni nel settore Content Specialist freelance, si occupa di produrre guide utili sul mondo dell'economia e del risparmio.

Conoscere nel dettaglio cosa sono i tassi di interesse è di fondamentale importanza per chi vuole avere una gestione finanziaria consapevole. Risparmi, mutui, carte di credito, investimenti: il tasso di interesse è un denominatore comune che incide sul loro andamento e sulla propria soddisfazione economica. Ecco perché è molto importante apprendere cos’è, come varia e quali sono le principali tipologie.

Tasso di interesse: definizione

Partiamo con una definizione generale: il tasso di interesse è il costo del denaro. Per chi presta i soldi si tratta della ricompensa per aver prestato il denaro, per chi li riceve in prestito si tratta del costo da sostenere per poter disporre del denaro stesso.

Per questo motivo chi si reca in banca per accendere un mutuo sa che dovrà pagare un corrispettivo alla banca per aver concesso il finanziamento. Quel corrispettivo sarà determinato attraverso il tasso di interesse. Allo stesso modo chi decide di depositare i propri soldi presso la banca, supponiamo attraverso un conto deposito o acquistando un’obbligazione dell’istituto, riceverà un compenso, determinato appunto attraverso il tasso di interesse pattuito.

Perché e come si calcola il tasso di interesse?

Perché il denaro deve avere un “costo”? Molto semplice, il principio di fondo è il rischio di insolvenza del debitore nei confronti del creditore. Se la banca concede un mutuo di X euro a un cliente, il rischio è che negli anni questo finanziamento non venga restituito. Quindi, come remunerazione del rischio di insolvenza viene applicato il tasso di interesse.

Il tasso di interesse ovviamente viene determinato sulla base di diversi fattori di rischio. Più aumenta il rischio, più elevato sarà il tasso di interesse. Di norma il tasso è calcolato tenendo conto principalmente dei seguenti fattori di rischio:

  • Rischio del debitore: in caso di mutui si chiama “rischio del mutuatario” e consiste nel rischio da parte di chi contrae il debito di non poter rimborsare il denaro;
  • Garanzia: in molti contratti, per esempio nel mutuo, la concessione del credito è accompagnata da una garanzia, che può essere una garanzia personale o un’ipoteca su un immobile o qualsiasi altro bene reale. Il calcolo del tasso di interesse considera anche l’entità della garanzia;
  • Inflazione: l’inflazione incide anche sui tassi di interesse. Più è alta e più cresce meno incidenza ha il tasso di interesse sulle casse di debitore e creditore;
  • Durata contrattuale: maggiore è la durata del contratto, più i rischi inflattivi crescono, maggiore sarà il tasso di interesse.

Interesse semplice e interesse composto

Tra le più importanti distinzioni in termini di tasso di interesse è importante menzionare e comprendere quella che sussiste tra tasso di interesse semplice e tasso di interesse composto:

  • Tasso di interesse semplice: l’interesse semplice è l’interesse calcolato sulla somma originaria che viene concessa come prestito o depositata su un conto deposito. Si tratta della tipologia di interesse che viene solitamente applicata a prestiti e finanziamenti a breve termine, come per esempio quelli concessi per acquisto auto. Capire a quanto ammonta l’importo totale di un prestito calcolato con interesse semplice è molto facile, basta moltiplicare la somma originaria per il tasso di interesse giornaliero e i giorni di durata del prestito.
  • Tasso di interesse composto: diverso è il discorso per quanto riguarda il tasso di interesse composto. Esso viene infatti calcolato sulla somma originaria con l’aggiunta degli interessi maturati in un determinato lasso di tempo. È chiaro quindi come la somma originaria aumenti più rapidamente per effetto degli interessi, perché ad ogni ricalcolo viene sommata agli interessi maturati. Senza entrare troppo nel dettaglio il calcolo degli interessi su interessi in ambito debitorio potrebbe portare a casistiche di anatocismo, motivo per il quale sono pochissimi gli strumenti finanziari che utilizzano questo metodo. Diverso è il discorso in caso di investimenti con interesse composto. Secondo Einstein si tratta di una legge finanziaria che può permetterci di accrescere rapidamente il capitale, perché ci consente di reinvestire automaticamente sugli interessi già maturati. Non a caso il premio Nobel l’ha definita l’“ottava meraviglia del mondo”.

Tasso nominale e tasso effettivo: le differenze

Oltre alla differenziazione tra tasso di interesse semplice e tasso di interesse composto c’è da analizzare anche la differenza tra tasso di interesse nominale e tasso di interesse effettivo.

Tasso di interesse nominale

Con tasso di interesse nominale, chiamato anche Tasso Annuo Nominale (TAN) si intende il tasso “puro” che viene applicato a un prodotto finanziario. Si esprime in percentuale e si dice tasso “puro” perché non considera né i costi di gestione e nemmeno gli oneri accessori.

Tasso di interesse effettivo

Il Tasso di Interesse Effettivo Globale (TAEG) è un tasso nominale che viene adeguato considerando le commissioni e i costi di gestione applicate al finanziamento. E’ il tasso che chiunque voglia aprire un finanziamento deve considerare per capire la spesa effettiva che andrà a sostenere.

I Tassi della Banca Centrale Europea

Quando le banche concedono un mutuo o un finanziamento a un cliente, quindi prestano soldi, utilizzano un tasso di interesse preciso, indicandolo nel contratto. Come viene determinato? Per la sua determinazione è importante comprendere che le banche reperiscono denaro dalla Banca Centrale Europea, la quale applica un prezzo ben preciso, ovvero un tasso di interesse. A seconda dell’entità di questo tasso che le banche pagano all’istituto centrale viene poi definito il tasso da applicare alle concessioni di mutui e finanziamenti.

Ecco alcune tipologie di tassi legati alla BCE da conoscere:

  • Tasso BCE: chiamato anche “tasso di riferimento”, si tratta dell’indicatore principale dell’intero sistema economico europeo. È in tutto e per tutto il parametro principale che determina le politiche creditizie degli Stati verso i loro clienti. La BCE in tal senso utilizza il tasso BCE come elemento di regolazione: se l’economia è in fase di stallo vengono abbassati i tassi, in modo da stimolare nuovi investimenti e concessioni creditizie. Se l’economia accelera la BCE provvede ad alzare i tassi, evitando così scenari di crescita inflattiva;
  • Euribor: acronimo di Euro Inter Bank Offered Rate, rappresenta il tasso d’interesse medio di tutte le transazioni tra le banche europee. Proprio così, perché gli istituti di credito non solo fanno attività creditizia, ma scambiano costantemente liquidità tra loro. In poche parole: si prestano i soldi. La media dei tassi di questi prestiti determina l’EURIBOR, un valore che diventa cruciale nella determinazione del tasso variabile sui finanziamenti;
  • LIBOR: acronimo di London Interbank Offered Rate, rappresenta l’EURIBOR britannico. Semplificando è il tasso medio al quale le banche di Londra si scambiano il denaro;
  • IRS (o EURIRS): acronimo di Interest Rate Swap, rappresenta il tasso medio che le banche applicano quando stipulano swap a copertura del rischio. È utilizzato per la definizione dei tassi relativi a mutui a tasso fisso;
  • EONIA: acronimo Euro OverNight Index Average, rappresenta una versione “overnight” dell’EURIBOR, ovvero il tasso di interesse medie che le banche applicano per concedere o richiedere prestiti per durata di un giorno (o nello spazio di una notte, “overnight”).

Tasso fisso e tasso variabile

Chi ha in carico dei mutui o si sta interessando ad aprirne uno avrà senz’altro avuto a che fare con la scelta tra tasso di interesse fisso o tasso di interesse variabile. La differenza tra i due è abbastanza palese: il tasso fisso è determinato per restare tale per l’intera durata del mutuo, il tasso variabile invece varia durante l’intera durata (crescendo o diminuendo) in funzione dell’andamento del tasso EURIBOR (nel paragrafo successivo spieghiamo come si determina).

Mutui a Tasso Fisso o mutuo a Tasso Variabile?

Scegliere un mutuo a tasso fisso significa mantenere lo stesso tasso di interesse per tutta la durata del contratto. Questa scelta può rivelarsi ottimale in caso di aumento generalizzato dei tassi dopo la firma del contratto, mentre potrebbe essere sfortunata nel caso di una diminuzione dei tassi dopo la stipula.

Analogamente la scelta del tasso variabile può nascondere risvolti positivi o negativi. Se l’EURIBOR, ovvero il costo medio del denaro scambiato tra banche, cresce nel tempo questo andrebbe ad influire negativamente sulla rata del cliente. Se invece lo stesso parametro tende a diminuire potrebbe rivelarsi una condizione di risparmio per il debitore.

Scenari sui tassi interesse

Quando i tassi di interesse aumentano? E quando diminuiscono? È difficile condensare tutto in poche righe, è però importante sapere che ci sono delle situazioni che possono determinare alcune scelte delle banche centrali che si riversano poi sui tassi di interesse pagati (o incassati) dai cittadini.

Quando l’economia rallenta, per esempio, la banca centrale può decidere di tagliare gli interessi, con l’obiettivo di stimolare l’economia e incentivare le banche a proporre finanziamenti con tassi più limitati. Parallelamente può avvenire la situazione opposta: un’economia in forte sviluppo che porta al rischio di elevata inflazione, con conseguente diminuzione del potere d’acquisto. In questo caso le banche centrali, che hanno il termometro della situazione, solitamente tendono ad alzare i tassi di interesse, in modo da non incentivare l’eccessivo ricorso al credito e alla spesa.